Nuovo profilo del dirigente scolastico: 'costruttore di comunità'
Data: Giovedì, 30 luglio 2015 ore 01:30:00 CEST
Argomento: Redazione


Con l'approvazione della legge 107 su "La Buona Scuola" si apre comunque una fase nuova nella vita della scuola italiana. Dal 19 al 21 luglio al Ischia, promossa dalla Tecnodid si è svolto l'annuale "Summer school", intitolata "Verso nuovi scenari", in cui si sono affrontati alcune delle questioni "calde" del dibattito: quale dirigente? quale autonomia? quale professionalità? quale valutazione?

Giancarlo Cerini, ha affrontato con il suo noto equilibrio la delicata questione del nuovo profilo del dirigente scolastico, che tanto ha fatto discutere in questi mesi.
I giornali hanno riempito pagine di attributi riferiti al Preside: sindaco, sceriffo, caporale, capitano di nave, coach (allenatore) che compone la squadra e fa scendere in campo la miglior formazione possibile, ducetto, comandante, manager, e poi anche leader educativo.
Gli annunciati "super poteri" indicati dal primo documento presentato, modificato poi in disegno di legge, sono stati ridimensionati e "vincolati" nella gestione collegiale che ha sempre guidato la "comunità scolastica" che necessita comunque di una guida e di una responsabilità da esercitare.

Nei mesi scorsi le questioni relative alla "Buona Scuola" su cui si discuteva con accanimento e molti senza aver letto il testo per intero, riguardavano i precari, il merito, la valutazione dei docenti, i fondi alle scuole private..
Sullo sfondo stava la governance del sistema educativo, alle prese con una improbabile riforma degli organi collegiali e al ruolo dei genitori.
Dopo il blitz del premier e la comunicazione al TG delle 20 anticipando a gran voce che il Preside avrebbe scelto i docenti, si sono infiammati gli animi ed è scattata una mobilitazione generale contro l'intera proposta di riforma. Nei dibattiti e nelle consultazioni successive, come pure nelle audizioni parlamentari il testo è stato modificato e tutti i "super poteri" sono stati declassati.

Rimane addosso al dirigente il vestito che prende diverse aspetti e colori:
Lo si presenta come Burocrate tutto immerso nelle procedure amministrative. Per la specifica funzione della scuola, comunità educante deve essere un Leader educativo capace di una sua visione e in grado di trascinare i suoi docenti verso nuovi orizzonti. Essendo la scuola un'istituzione che offre servizi il dirigente ha il ruolo di Manager dell'azienda scuola in grado di far affluire nuove risorse funzionali al funzionamento e all'efficienza dei servizi. Il dirigente, presidente del Collegio dei Docenti dovrà essere anche un grande comunicatore che sa ben posizionare il proprio istituto nel territorio, tra i genitori, tra gli studenti. L'insieme di tutte queste competenze danno ragione al ruolo del futuro dirigente che opera negli spazi educativi circondati dai complessi contorni giuridici che comportano responsabilità e doveri.

L'essere garante del funzionamento dell'istituzione scolastica comporta anche un necessario controllo del personale e quindi la possibilità della scelta per alcuni progetti specifici e il dovere di gratificare il merito con i possibili incentivi.
Facendo riferimento ai testi normativi, ai loro effettivi contenuti, alla loro possibile interpretazione, agli spazi che si aprono per tradurli in prassi organizzative, Giancarlo Cerini sostiene la continuità del profilo dirigenziale che : "Storicamente, è delineato nell'art. 25 del decreto legislativo 165 del 2001, che recepisce la specifica figura dirigenziale del capo di istituto, così come era stata "fondata" nell'ambito dell'avvio dell'autonomia scolastica. Da quella stagione (legge 59/1997) scaturirono i provvedimenti attuativi, tra i quali certamente il tuttora vigente regolamento dell'autonomia (Dpr 275/1999) ed appunto l'attribuzione della qualifica dirigenziale (D.lsg 59/1998)" Ora si torna a quella stagione e fa piacere ritrovare.

Nel testo della nuova legge si ritrovano, infatti, i riferimenti all'art. 25, ove si stabilisce un delicato equilibrio tra la dimensione monocratica del dirigente (con le sue responsabilità, i suoi "autonomi poteri di direzione", le sue discrezionalità gestionali, ecc.) e quella "distribuita", cioè il riferimento alla comunità professionale, agli organi collegiali, ai legami con il territorio, con l'impegno a valorizzare pienamente le risorse professionali, a svolgere funzioni di coordinamento progettuale. Un costruttore di comunità dunque, oltre che un dirigente pubblico con l'onere del raggiungimento degli obiettivi assegnati.
Questa duplicità di ispirazioni la ritroviamo anche nel "nuovo" profilo generale del dirigente scolastico, magari con un più forte richiamo ai livelli unitari di fruizione del diritto allo studio (quindi il dirigente come garante di alcuni standard minimi, al di là dei vincoli dei diversi contesti), e del buon funzionamento dell'istituzione scolastica. Non sembra troppo diverso dal profilo attuale.

Comma 78. Per dare piena attuazione all'autonomia scolastica e alla riorganizzazione del sistema di istruzione, il dirigente scolastico, nel rispetto delle competenze degli organi collegiali, fermi restando i livelli unitari e nazionali di fruizione del diritto allo studio, garantisce un efficace ed efficiente gestione delle risorse umane, finanziarie, tecnologiche e materiali, nonché gli elementi comuni del sistema scolastico pubblico, assicurandone il buon andamento. A tale scopo, svolge compiti di direzione, gestione, organizzazione e coordinamento ed è responsabile della gestione delle risorse finanziarie e strumentali e dei risultati del servizio secondo quanto previsto dall'articolo 25 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, nonché della valorizzazione delle risorse umane.

Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it





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