Come iniziare un nuovo anno di lotte contro 'la cattiva scuola'
Data: Sabato, 25 luglio 2015 ore 02:30:00 CEST Argomento: Sindacati
Abbiamo fatto di tutto
per bloccare "La Cattiva Scuola" di Renzi, ma
alla fine questo Parlamento - eletto con una legge che la Consulta
giudica "incostituzionale" - ha approvato la L. n. 107/2015. Ancora una
volta il "Palazzo" ha dimostrato tutta la distanza, se non il
disprezzo, nei confronti di lavoratori, studenti, genitori e cittadini
che nell'ultimo anno si sono unitariamente opposti a questo
catastrofico progetto che la maggioranza dei deputati e dei senatori ha
servilmente approvato.
Ma, persa questa battaglia, dobbiamo comunque continuare a contrastare
la guerra dichiarata alla Scuola Pubblica dal Governo e dai suoi
sostenitori e dal 1° settembre lo scontro si dovrà intensificare
all'interno delle scuole e nella società, in forme diffuse, profonde e,
speriamo, ancora unitarie, per ostacolare l'attuazione della "Cattiva
Scuola". Abbiamo individuato alcune priorità.
RESISTENZA E
BOICOTTAGGIO NELLE SCUOLE
- Tra la fine di agosto e l'inizio di settembre incontri informativi con gli
iscritti per discutere i 212 commi della "Cattiva Scuola".
- All'inizio di settembre incontro
con le RSU per individuare
e sostenere forme di opposizione allo strapotere dei presidi-padroni.
- L'11 settembre, promuoviamo la massima
partecipazione delle nostre RSU all'assemblea
nazionale già convocata a Roma da tutte le OO.SS.
- Il primo giorno di lezione, organizzazione e
partecipazione alle assemblee unitarie
che si svolgeranno nei territori per tutte le scuole.
- Fin dalle prime settimane di scuola,
organizziamo Convegni CESP in
tutta Italia, per approfondire la riflessione sulle conseguenze che la
"Cattiva Scuola" rischia di innescare sul nostro lavoro quotidiano e
sulla sostanza della stessa Scuola Pubblica.
Sin dai primi Collegi di settembre, sarà necessario coinvolgere e
sensibilizzare i colleghi nel boicottaggio
del nuovo Comitato di Valutazione, giudice della "bravura" dei
docenti, costruire forme di opposizione sottraendoci - anche
individualmente - a questa oscena competizione e dichiarando il nostro
rifiuto al "premio". Contrastiamo ogni forma di "collaborazionismo" che favorisca il
realizzarsi della "Cattiva Scuola" e individuiamo ogni strumento -
anche giudiziario - per contrastarne la deriva autoritaria e
aziendalista (libertà di insegnamento, ruolo OO.CC., ecc.)
MOBILITAZIONI
Dopo il partecipatissimo sciopero dello scorso 5 maggio e la miriade di
iniziative locali, per dare visibilità e continuare la mobilitazione in
difesa della Scuola Pubblica, prevediamo:
- una grande manifestazione
nazionale, con
possibile sciopero, a ottobre che raccolga tutte le diverse
sensibilità
che in questi mesi si sono mobilitate dentro e fuori le scuole, che
diventi un'occasione per ribadire l'importanza del ruolo della Scuola
in qualunque progetto di trasformazione democratica della società;
- intensificazione delle azioni di lotta, per
ostacolare l'attuazione delle eventuali deleghe (che la legge
attribuisce al Governo su un nuovo "Testo Unico dell'istruzione"; sul
nuovo arruolamento; convitti e educandati; sulla nuova modalità di
inclusione con la revisione del sostegno e della certificazione della
disabilità; sulla nuova istruzione professionale raccordata con la
formazione professionale; sul sistema integrato di
educazione/istruzione 0-6 anni; sulla promozione della "cultura
umanistica").
REFERENDUM
L'abrogazione referendaria è una strada percorribile. Per avere
possibilità di successo, i quesiti devono essere l'esito di proposte
ragionate e condivise, a partire dalle istanze e dai bisogni espressi
dal mondo della Scuola, attenti alle esigenze della società,
collegandosi ad altre iniziative referendarie come quelle contro il
"Jobs Act" o lo "Sblocca Italia".
In materia referendaria, non sono ammesse improvvisazioni e
superficialità. Il testo della "Cattiva Scuola" contiene norme
tributarie (erogazioni liberali e bonus fiscale) e di bilancio (legate
alla legge di stabilità) la cui abrogazione potrebbe essere bocciata
dalla Corte Costituzionale.
Infine, è bene ricordare che nel 2003 non potemmo votare contro il
finanziamento pubblico della scuola privata perché la Consulta ritenne
non organico il testo che sarebbe scaturito dalla vittoria del
referendum su cui avevamo già raccolto le firme.
Per valutare concretamente se e come lanciare una campagna referendaria
unitaria, auspichiamo che, a partire dai sindacati scuola promotori
degli scioperi e delle manifestazioni degli ultimi mesi, si costituisca
un luogo unitario di confronto e decisionalità su tempi, modi e quesiti
referendari, che coinvolgano il maggior numero di soggetti sociali,
culturali e politici impegnati nella difesa della scuola pubblica.
cobas.comitati.di.base.scuola@gmail.com
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