Considerazioni del Giga sulla manifestazione nazionale degli insegnanti del 7 luglio
Data: Domenica, 19 luglio 2015 ore 01:00:00 CEST
Argomento: Opinioni


Alcuni docenti del Giga (Gruppo degli Insegnanti di Geografia Autorganizzati) hanno partecipato alla manifestazione nazionale che si è svolta a Roma, il 7 luglio, in concomitanza con la discussione finale alla Camera per l'approvazione della riforma renziana della "Buona Scuola". Questa ennesima protesta, dopo il plebiscitario sciopero nazionale del personale scolastico del 5 maggio, ed il successivo blocco, quasi totale, degli scrutini finali, può fornirci importanti indicazioni per impostare le prossime lotte per la sacrosanta difesa della scuola pubblica.

Il bilancio finale della manifestazione è da considerarsi positivo, sebbene la partecipazione poteva essere sicuramente superiore. I partecipanti al presidio in Piazza Montecitorio ed al successivo corteo che si è concluso in Piazza Venezia, probabilmente non raggiungevano le duemila unità. Nonostante ciò i presenti sono tornati a casa provando un senso, non illusorio, di speranza. La cinquantina di interventi che si sono succeduti sul palco, tenuti da singoli docenti, studenti, precari, leader delle organizzazioni sindacali (Flc-Cgil, Cobas, Cisl e Uil Scuola, Snals, Gilda, Unicobas, Usb e Anief) e parlamentari dell'opposizione (M5S, SEL, fuoriusciti del PD) hanno evidenziato un buon livello di analisi e proposto efficaci strumenti per proseguire le lotte, nel caso, molto probabile, che la "controriforma" venga approvata.

Molti oratori hanno sottolineato il fatto che il progetto di Renzi e della Giannini sia antitetico ai valori fondamentali della nostra Costituzione. Sono state ipotizzate le conseguenze negative, in termini di accrescimento delle disuguaglianze sociali e degli squilibri territoriali, che verrebbero a determinarsi in seguito al finanziamento privato delle scuole.

E' stata anche denunciata l' involuzione culturale che potrebbe vivere la scuola italiana, con il ritorno ad arcaici modelli autoritari, determinati dagli eccessivi poteri assegnati ai dirigenti scolastici. Questi ultimi, ad esempio, potranno scegliere arbitrariamente gli insegnanti dei propri istituti, evitando l'assunzione di elementi non allineati con le impostazioni didattiche della dirigenza. C'è inoltre da aspettarsi che i presidi-manager, ricevendo finanziamenti privati, verranno esposti a molteplici pressioni, che potrebbero tradursi in un incremento di pratiche clientelari.
Anche l'argomento dell'assunzione di più di 102.000 precari, che il governo ha sfruttato con evidenti finalità propagandistiche, potrebbe rivelarsi una montatura. Le stime effettuate dai sindacati ritengono che solo la metà dei precari sopraindicati entreranno stabilmente nella scuola entro il 15 settembre. In compenso nel prossimo anno scolastico potremmo avere 60.000 cattedre senza insegnanti di ruolo.

Gli interventi, specie quelli dei docenti precari, degli studenti medi e dei sindacati di base, hanno indicato anche chi sono i veri autori di questa riforma neo-liberista che vuole favorire l'aziendalizzazione delle scuole e l'istruzione privata. Si tratta degli apparati finanziari e dei grandi gruppi industriali nazionali ed esteri. Sono gli stessi poteri forti che in questi giorni stanno evidenziando il loro disprezzo per la democrazia e per le condizioni di vita dei Greci. Va ricordato che più volte la piazza ha espresso ammirazione ed un sincero sentimento di solidarietà verso il dignitoso popolo greco, che domenica ha avuto il coraggio di non sottostare ai ricatti della Banca Centrale Europea, della Commissione Europea e del Fondo Monetario Internazionale.
Qualora la "Buona Scuola" venga approvata definitivamente dalla Camera, e successivamente firmata dal Presidente della Repubblica, nonostante gli evidenti elementi di incostituzionalità che essa presenta, l'opposizione dei docenti è destinata a riesplodere. E' probabile che a settembre, con la riapertura dell'anno scolastico, si verificherà quella che il portavoce dei Cobas, Piero Bernocchi, ha definito una "guerriglia non violenta", caratterizzata da agitazioni e nuove manifestazioni di protesta, paralisi dei Collegi dei docenti, ricorsi a valanga alla magistratura.

La realizzazione di questo scenario o, al contrario, la piena applicazione della riforma, dipenderà essenzialmente da due fattori. Il primo di questi sarà la determinazione degli insegnanti a voler continuare le mobilitazioni. I docenti dovranno farsi carico di ulteriori disagi e superare il senso di scoraggiamento che si è diffuso tra una parte di essi dopo che Renzi è riuscito, grazie al maxi- emendamento ed al voto di fiducia, ad ottenere l'approvazione al Senato. Gli insegnanti dovranno anche dimostrare di saper convincere quella componente di colleghi, non sempre minoritaria, che ormai da troppo tempo assume atteggiamenti passivi e si limita a lamentarsi oppure ad esprimere
un'indistinta sfiducia verso le organizzazioni sindacali.

Il secondo fattore fondamentale per trasformare l'apparente successo di Renzi in una "vittoria di Pirro" è la capacità di conservare l' unità sindacale che si è cementificata in questi ultimi mesi di lotte e che è sembrata caratterizzare la manifestazione del 7 luglio. Qualora apparissero serie divisione nel fronte del "no", il governo, che può contare anche sulla sudditanza della maggior parte dei mezzi di informazione, avrebbe facile gioco ad imporre la sua riforma, spacciata all'opinione pubblica come progetto innovativo e basato sulla meritocrazia.

Durante la manifestazione romana non è mancato il ricorso, da parte di chi vive nella scuola, all'arma dell'ironia. Merita ricordare uno degli slogan più apprezzati, che è stato indirizzato al nostro Presidente del Consiglio, con un chiaro riferimento alla lotta del popolo greco: "Matteo stai sereno... Prenditi un Oxi!".

Giacomo Di Lillo, per il Giga





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