Lucia Della Scala e l’ontologia dell’atto estetico
Data: Lunedì, 13 luglio 2015 ore 01:30:00 CEST
Argomento: Redazione


Lucia Della Scala è nata a La Spezia e vive e lavora in Toscana, nella terra che s'intreccia in profondità con la Liguria meridionale, e lì produce le sue opere, nella Lunigiana storica, dove il fiume Magra riceve da est il Taverone e da ovest il Vara e si appresta a circumnavigare con tutta la sua ricchezza e bellezza il sacro Monte Marcello reso celebre dalla presenza nel secondo dopoguerra dei più noti letterati italiani, da Elio Vittorini a Mario Soldati, da Salvatore Quasimodo a Carlo Bo, ecc. L'artista ha potuto in quei luoghi e all'Accademia di Belle Arti di Carrara perfezionare le sue tecniche e riscoprire la reale natura del suo impegno, che è un vero approfondimento filologico e teologico prima che tecnico e artistico, e disvelare a se stessa la valenza prioritaria della sua attività intenzionalmente rivolta alla sacralità dell'immagine in quanto essa è anzitutto atto religioso, l'erede delle "cose divine", l'annunciatrice dell'immortalità, come profetizza Filone di Alessandria e conferma in seguito tutto il movimento neoplatonico, a partire da Plotino. Costui è il testimone più credibile che la contestazione platonica è diretta contro la falsificazione pseudo-artistica,ma non mai contro l'arte genuina,la quale avvicina alla verità, anzi ne è parte ed espressione autentica con la sua partecipazione ravvicinata al Bene, al Giusto ed al Bello.

La divina ispirazione del Fedro e del Convivio toglie qualsiasi elemento di contraddizione o di oscurità interpretativa e indica invece che la via platonica dell'arte confluisce tutta verso la concezione ontologica per la quale l'essere è senza nascondimento e mistificazione, ed è indenne da quegli inquinamenti sensoriali che allontanano l'umana soggettività dalla Verità rendendola disponibile, con pericolo, a cercare l'utile ed a sostituirlo alla Bellezza. Questa non può essere staccata dal Vero e dal Bene e deve vivere in simbiosi con le Entità superiori, se vuole stare dalla parte dell'eterno e dell'anima immortale. La cosiddetta ispirazione artistica è quindi uno sguardo rivolto verso l'Alto, verso ciò che supera ogni altra dimensione spazio-temporale, a cui l'artista attinge energia e potenza per creare le sue opere e realizzare concretamente la sua prassi creativa e costruttiva, che fornisce all'arte le qualità del Vero e del Bello. Quando si modifica una tale impostazione e si intende in modo psicologico o utilitario il moto ispirativo, allora siamo in una dimensione totalmente opposta a quella dell'arte, con la quale non mantiene alcun contatto concettuale, emozionale ed operativo. Questo è ciò che Platone ha voluto affermare parlando di pericolosità dell'arte imitativa del mondo sensibile e che il neoplatonismo svela in tutta la sua valenza mettendo in luce quello sguardo verso l'Alto e la ricerca del Trascendente rispetto alla necessità di superare tutte le cose effimere del mondo. La fonte dell'arte è perciò in Dio, come lo sono le fonti del Bene e del Bello.

E su questa base ontologica si edificano le più solide e incrollabili costruzioni artistiche.
Filone è un autore importante proprio in virtù dell'elaborazione degli strumenti intellettuali che portano al neoplatonismo e che costituiscono un punto di passaggio dall'estetica del vecchio platonismo del mondo delle idee alla nuova estetica della spiritualità soggettiva ispirata dall'attività creatrice di Dio. L'artista esprime l'Assoluto che permette di continuare con la sua potenza immaginativa l'opera creatrice di Dio: "Chi è dunque l'erede? Non certo il pensiero che resta per sua spontanea scelta nella prigione del corpo, bensì quello che, spezzate le catene, e fattosi libero, è uscito fuori dalle sue mura ed ha abbandonato, per così dire, anche se stesso[...] L'intelligenza che è riempita dalla presenza di Dio e che non è più in se stessa, che è scossa dall'amore celeste e che, quasi folle, è condotta da Colui che è l'Essere assoluto, tratta in alto verso di Lui preceduta dalla verità che le spiana la strada, affinché possa viaggiare sulla via maestra: questa è l'eredità" (Filone di Alessandria, L'erede delle cose divine, trad. it. a cura di Roberto Radice e Giovanni Reale, Rusconi 1994, pp. 95-97).

Lucia Della Scala ha una piena consapevolezza della valenza veritativa dell'arte e propone opportunamente l'esperienza estetica in modo totale, tanto da assorbire sia la teologia che la psicologia e l'antropologia per farne uno strumento "originale" che non sia semplice "copia" del mondo sensibile immerso nel buio tetro della caverna platonica, bensì costruzione credibile, visibile e verificabile da chi conserva la purezza dello sguardo e la certezza della cognizione, e non accetta le falsificazioni e gli inganni dell'effimero mondo sensibile. Questa è la concezione dell'arte, ella dice, e con essa è possibile riorganizzare le cose come devono essere e chiarire una volta per sempre le ragioni della creazione artistica, che appare (ed è) una dimensione fortemente intrisa di teoreticità. La sua profondità è frutto di intuizione,intelligenza e immaginazione,e soprattutto di fedeltà alle ragioni dell'Essere, che è Libertà metafisica e dal cui seno scaturiscono il Vero ed il Bello in una dialettica che si sviluppa all'interno delle funzioni dell'anima immortale. Qui si trova il segno della grandezza, della dignità artistica,dell'appartenenza a quella categoria dell'umano sensibilissimo alla Trascendenza e non disponibile alle traversate rischiose degli oceani tenebrosamente sensoriali, alla maniera di Nietzsche che va predicando il nuovo verbo dell'uomo "nuovo".

Lo sforzo di Lucia Della Scala è diretto a scoprire e contemplare il principio unitario della realtà che è stata creata dall'Uno. Tutto tende all'Uno, e così le sue opere riprendono i momenti più alti del Principio Assoluto al quale tutto deve ritornare. L'arte non può non rappresentare la Divinità dopo che sono stati contemplati intensamente gli aspetti costitutivi dell'universo, ed è stata ritrovata la struttura prima dell'essere e delle sue varie digradazioni e degenerazioni. La Crocifissione di Cristo è uno di tali processi per i quali l'artista recupera tutti gli elementi offerti dalla Patristica, dalla Scolastica e dalla filologia e li ritraduce con acuta originalità in termini di psicologia e antropologia, e procede oltre fino a rinvenire l'essenza dell'azione divina e il significato della storia cristiana,nella quale non sfuggono le figure della Madre di Cristo, degli Evangelisti e di particolari personaggi che hanno nella tradizione cristiana un ruolo non secondario. Ma tutto viene rappresentato attraverso simboli con i colori più adeguati agli eventi descritti ed ai significati ad essi collegati. La religiosità si fa profonda e talora drammatica e la tecnica delle icone (generalmente usata) si presta ad esprimerla nel modo più intenso. Non è un caso se i suoi lavori sono oggetto di visione ed esposizione all'interno di spazi dedicati al culto regolare. La figura umana è spesso utilizzata in funzione di decisivi colpi di stilizzazione tesi a simboleggiare l'ardente desiderio della Trascendenza e del ritorno all'Uno,che è la Forma delle forme, la Fonte assoluta del Bene e del Bello : "Così ancora, dice Plotino in un passo per me decisivo delle Enneadi, sono le forme razionali dentro di loro che urgono; si tratta cioè di attività contemplativa, è come un travaglio di parto nel creare molte forme e molte visioni, nel riempire tutto di forme razionali, interminata contemplazione! Creare infatti significa chiamar forme all'esistenza". Così è per l'artista lunigianese che cerca la forma in grado di accogliere la luce vera della sua anima e che preme con tutte le sue energie per comprendere lo splendore e comunicarlo in virtù della potenza contemplatrice e plasmatrice dell'arte. I risultati sono davvero brillanti e degni di essere bene annotati.

Se appare problematico oggi comprendere quale sia l'essenza dell'arte, il lavoro di Lucia Della Scala ce la fa intendere concretamente, dicendoci chiaramente che arte, religione e filosofia non sono solamente le categorie intellettuali poste in essere da Hegel nella definizione dello Spirito Assoluto, ma anche il luogo in cui si verifica la saldatura dell'anima, la sua più forte e qualificata percezione della realtà la cui sacralità porta al trascendimento ed alla radice dell'esistere. La purezza dell'esperire estetico nella produzione dell'artista lunigianese porta a fornirci una nozione di estetica fondata sull'unità dei fattori costitutivi dell'arte: la tecnica e la verità. La bellezza del prodotto non può essere un dato empirico, ma una componente dell'ontologia alla cui determinazione ha contribuito tutta la storia del pensiero da Filone di Alessandria a Plotino ed a Kant e da Schelling ad Hegel ed a Benedetto Croce. Ma ciò che importa rilevare è che nell'arte si concentra più esattamente e metafisicamente non solo lo spirito del tempo,ma anche la poeticità, la verità e l'eternità del vivere. Per questo motivo occuparsi della produzione di Della Scala diventa un dovere intellettuale ed un compito teologico e metafisico che abbraccia la comprensione profonda dell'esistere, al di là della kantiana Critica del giudizio e delle hegeliane Lezioni di Estetica.

prof. Salvatore Ragonesi





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