'Buona scuola' sì o no?: la riforma giudicata da due presidi toscani
Data: Sabato, 11 luglio 2015 ore 02:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


La riforma della “Buona scuola”, dopo dieci mesi di dibattiti, polemiche, modifiche e uno sciopero generale, è stata approvata giovedì 9 luglio. Manca la firma del presidente della Repubblica, quindi il ddl nel quale è stato inserito il piano straordinario di assunzioni per 100mila precari, sarà convertito in legge. Il primo settembre scatterà però solo una parte della riforma. Per vederla completata, bisognerà infatti attendere l’anno 2016-2017 quando entreranno in vigore tutte le novità, compresa l’autonomia scolastica, la valutazione dei docenti e i nuovi poteri del preside-sindaco, uno dei punti più contestati. L’aula di Montecitorio, dove il testo è approdato in terza lettura dopo un travagliato passaggio al Senato, ha approvato la riforma con 277 sì, 173 no e 4 astenuti. Ora la palla è al Quirinale per la firma. Ma, nell'attesa, la riforma fa ancora discutere. E continua a dividere, A due presidi toscani - uno del fronte del sì, l'altro del no - abbiamo chiesto il loro parere.

PERCHE' SI': "FINALMENTE SCEGLIERO' I DOCENTI"
È un’entusiasta della Buona Scuola Annarosa Vatteroni, anzi, alcuni principi contenuti nella Riforma approvata dalla Camera li ha già messi in pratica. Era il 1981 quando cominciò ad insegnare, il 2007 quando da docente divenne preside. Tra Carrara e Massa dirige quattro scuole: tutto il polo artistico apuano – liceo, istituto d’arte e scuola del marmo – e, come se non bastasse, ha anche la “reggenza” dell’alberghiero.


Preside, la riforma votata dal Parlamento cambierà la sua scuola?
«Innanzitutto mi permetterà di rimediare ai danni procurati dalla Gelmini».
 

Quali danni?
«La Gelmini ha appiattito tutti gli istituti d’arte con una grossa riduzione dei laboratori, la scuola del marmo di Carrara, unica in Italia, è stata trasformata in un istituto professionale qualunque. Ora rimpolperò i curricula delle singole scuole: la riforma mi consegna un organico funzionale dal quale attingere per avere nuove competenze professionali».
 

Qual è la prima novità che metterà in pratica?
«Veramente, una l’ho già messa in pratica…».
 

Insomma, ha anticipato la riforma. In che modo?
«Con i miei insegnanti ho già cominciato a fare il Rav».
 

E che cos’è il Rav?
«É il rapporto di autovalutazione. Con la Riforma diventa obbligatorio, ma io ho cominciato a farlo quando ancora non era un obbligo, perché ho sempre pensato che nella scuola mancassero degli standard nazionali di qualità. Ora ci saranno. Insomma, ciascuno non farà più ciò che vuole».
Del preside-sceriffo, che avrà tanti poteri, da quello di valutare a quello di assumere, cosa pensa?
«Questa idea che si è diffusa del preside sceriffo mi fa ridere! E non ho partecipato al gran clamore che si è fatto intorno anche a questo aspetto. Guardi, la scuola non è proprio il luogo dove governare con le pistole. Il consenso o ce l’hai o non ce l’hai. Anche senza Buona Scuola quante volte un collegio dei docenti ha boicottato un preside oppure si è mosso all’unisono per sostenere una sua idea? La condivisione è fondamentale».
 

Lei si troverà a valutare i neo docenti…
«Che io debba valutare e che debba essere valutata mi sembra sacrosanto».
 

Lei assumerà…
«Io preferisco scegliere. Perché, vede, se scelgo uno staff, mi assumo anche la responsabilità di chi scelgo. La dirigenza non è forse questo? Fino ad ora il preside è stato un esecutore».
 

Potrebbe insomma essere stimolante…
«Sì, sarà stimolante. Fino ad ora nella scuola non si è mai saputo di chi è la responsabilità…».
 

E lei nella riforma vede un correttivo a questo?
«Sì, è nella filosofia della Buona Scuola e l’ho molto apprezzato. La riforma è una svolta».
 

Ci fa un esempio di come crede migliorerà la sua scuola?
«Per la scuola del marmo sono riuscita ad ottenere dal ministero dell’istruzione un curriculum diversificato rispetto agli istituti professionali: non ci saranno materie in più ma contenuti suggeriti da chi il marmo lo lavora. E tutto a costo zero».
 

E cosa c’entra con la Riforma?
«Per ottenere il risultato ho lavorato per un anno, gomito a gomito, con un comitato tecnico composto da personale del ministero (che abbiamo portato a visitare le cave anche per far capire di cosa si stesse parlando), imprenditori del marmo, amministrazione comunale. Ecco, questo non è forse un prototipo di ciò che prevede la Buona Scuola? Non è forse un esempio di quelle relazioni con i soggetti economici e con le istituzioni del territorio di cui la riforma parla?».

PERCHE' NO: "QUI VEDO SOLTANTO TAGLI"
 Nella De Angeli a Viareggio dirige nove scuole: quattro asili, quattro elementari, una scuola media. Ci crediamo quando confessa che fare il preside è un lavoro «che ti assorbe». Quando sente parlare di Buona Scuola si mette le mani nei capelli.
 

Riforma approvata: cosa farà il primo di settembre?
«Mi piacerebbe sapere che cosa accadrà il primo di settembre. Sono molto preoccupata».
 

Di cosa?
«Che da una parte c’è una Riforma che promette tante cose, dall’altra una Legge di Stabilità che parla di tagli agli organici. E non credo che quest’anno arriveranno le assunzioni, forse il prossimo».
 

La Riforma in effetti affronta molti aspetti, quali le sembrano più innovativi?
«Ho avuto l’impressione che fosse una sommatoria delle riforme precedenti. In certi punti del Ddl ho avuto addirittura la sensazione che fosse stato fatto un copia-e-incolla».
 

Che il preside potrà assumere è un aspetto nuovo…
«L’elenco dal quale dovremo attingere per ora non c’è. Dovremo leggerci tanti curricula degli insegnanti, chiederci se quei curricula vanno bene per il nostro piano triennale dell’offerta formativa… oppure si proporranno gli insegnanti una volta letto il nostro piano triennale. Già a questo punto non è chiaro come si dovrà procedere. Ci mettono in difficoltà. E poi mi viene un dubbio…».
 

Quale dubbio?
«Il piano dell’offerta formativa è triennale. Se assumo un insegnante in base a questo piano e prima dei tre anni cambiano le condizioni per cui l’ho assunto, cosa succede?».
 

Lei avrà la possibilità di valutare i suoi insegnanti: questo crede migliorerà l’offerta?
«Se devo valutare una persona, devo farlo in base a dei criteri, e per ora stiamo ragionando su una carta bianca. In Francia, uno dei paesi in cui l’istruzione è più centralizzata, c’è un corpo ispettivo di oltre 4.000 persone; in Inghilterra c’è un organismo di valutazione con ispettori esterni che vanno in giro con una griglia su cui ci sono precisi indicatori. Io questi indicatori non li ho ancora visti. E poi non capisco a cosa serva».
 

Cioè?
«La valutazione deve servire ad un avanzamento di carriera? Bene, ma allora si deve andare a modificare i contratti. Peccato che sono fermi dal 2009».
 

È previsto che il “rendimento” degli insegnanti passi anche sotto la valutazione delle famiglie…
«I genitori degli studenti valuteranno in base al sentito dire».
 

Del preside super dirigente, nel quale vengo accentrati molti poteri, cosa pensa?
«Sono anni che sento che il preside deve essere manager, ho fatto decine di corsi in cui si parlava di questo.
Penso che la scuola non può essere un’azienda. Il dirigente deve avere la visione complessiva, crea la gestione, l’organizzazione, ma poi c’è un corpo insegnanti che deve essere coinvolto».
 

Cos’è insomma che non la convince?
«Il piano dell’offerta formativa triennale, l’assunzione dei docenti su base triennale, l’assunzione diretta da parte del dirigente. Si parla di musica, si parla di arte come discipline da inserire qua e là, ma ogni volta che abbiamo chiesto l’attivazione di un indirizzo musicale perché ce lo chiedevano le famiglie ci hanno risposto “No, perché non abbiamo l’organico”».
 

Il cosiddetto organico funzionale previsto dalla Buona Scuola potrebbe in futuro essere risolutivo in questi casi?
«Anche l’organico funzionale non è una novità. E a quanto pare dovrà servire a tutto: a tenere aperte le scuole, a ridurre la dispersione scolastica, a offrire progetti speciali, alla fine servirà solo a tappare le supplenze, perché si potranno nominare supplenti solo oltre i dieci giorni di assenza del titolare».
 

Gli insegnanti d’ora in poi dovranno aggiornarsi…
«Sì, è vero. E la formazione dei docenti è fondamentale, questo sì: però non sarà obbligatorio».

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