Rinnovo di contratto, a settembre si applicherà la riforma Brunetta: gli aumenti arriveranno per merito e non più per anzianità
Data: Mercoledì, 08 luglio 2015 ore 01:00:00 CEST
Argomento: Sindacati


Stipendi al palo. Riduzione a quattro comparti. Incognita sulla scuola, dove già il Governo con la riforma ha previsto il finanziamento del merito coi tagli per 200 milioni al posto del miliardo che avrebbe dovuto sborsare per pagare gli scatti di stipendio a un milione di lavoratori per gli ultimi mesi del 2015, dopo la pubblicazione della sentenza della Consulta sull’illegittimità del blocco contrattuale. Unica possibilità? Ricorrere in tribunale per sbloccare l’indennità di vacanza contrattuale e ricevere arretrati, come per le pensioni.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir-Cisal): la recente sentenza della Corte Costituzionale sulle pensioni, intese come retribuzione differita, che ha bocciato il mancato adeguamento dei trattamenti previdenziali al costo della vita deciso dall'esecutivo Monti con il decreto Salva Italia per il biennio 2012-2013, ha creato uno spartiacque: d’ora in poi gli stipendi dovranno essere almeno allineati al costo della vita. Per il passato, però, non rimane che l’impugnazione.
Per i dipendenti dello Stato, il rinnovo contrattuale, atteso da sei anni, potrebbe rivelarsi una beffa. Già, perché se l’ultima sentenza della Consulta, non appena pubblicata, annullerà il blocco dei contratti, previsto dalla Legge 122/2010 fino al 2012, prorogato dalla Legge 147/2013 fino al 2014, e ancora dalla Legge 190/2014 fino al 2015, costringendo il Governo a convocare le parti sociali, non ci saranno comunque più aumenti “a pioggia” per tutti i lavoratori in base all’anzianità di servizio maturata. Ciò accadrà perché il decreto legislativo 150/2009, la riforma della Pubblica amministrazione che viene associata a Renato Brunetta, l’allora ministro della Funzione pubblica, e la successiva intesa interconfederale, prevedono la sostituzione del criterio del merito per anzianità con quello per prestazione individuale all’interno dell’unità aziendale di riferimento.
Quanto appena previsto nel comparto scuola, dove con la riforma di settore Renzi-Giannini, piuttosto che prevedere aumenti per tutti i dipendenti, il Governo ha deciso di attribuire al dirigente scolastico la facoltà di premiare attraverso il salario accessorio chi ritiene più meritevole; peraltro, adottando criteri definiti dal nucleo di valutazione e successivamente da conformare alle linee guida ministeriali. Ora, è il caso di dire, si tratta di una beffa che si aggiunge a quella del mancato recupero delle somme non percepite illegittimamente, sempre per via dei mancati aumenti minimi stipendiali.
“Ad oggi – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief, segretario organizzativo Confedir e confederale Cisal - l’unica possibilità per vedere in busta paga gli aumenti rimane quella del ricorso in Tribunale. Per ottenere dal giudice quel diritto allo stipendio equo, almeno pari all’inflazione, che il legislatore continua a negare: quindi, per chiedere quanto costituzionalmente previsto a proposito del pagamento di uno stipendio dignitoso rispetto all’opera professionale profusa, attraverso almeno il ritorno dell’erogazione di quell’indennità di vacanza contrattuale che è legata all’aumento del costo della vita. Ma che, attraverso una serie di meccanismi e dispositivi normativi, è stata bloccata dai vari ultimi Governi ai valori del 2008 sino addirittura al 2018”.
“Ma non solo. Perché il Governo, attraverso il DEF, su questo tema ha già promesso che darà appena 5 euro in più al mese a partire dal 2019. La via dell’impugnazione, per chi intende ottenere giustizia, è quindi inevitabile. L’ultima sentenza della Corte Costituzionale sulle pensioni, intese come retribuzione differita, che ha bocciato il mancato adeguamento dei trattamenti previdenziali al costo della vita deciso dall'esecutivo Monti con il decreto Salva Italia per il biennio 2012-2013, ha creato uno spartiacque: d’ora in poi gli stipendi dovranno essere almeno allineati al costo della vita. Per il passato, però, non rimane che l’impugnazione: lo conferma la “toppa”, l’una tantum da 750 a 278 euro di arretrati, messa pochi giorni fa dal Governo Renzi. Ecco perché il sindacato – conclude il rappresentante Anief-Confedir-Cisal - ribadisce la necessità di rivolgersi al giudice ed ottenere finalmente il denaro maltolto”.
Per tutti i dipendenti della scuola che intendono ricorrere per recuperare lo stipendio almeno ai livelli del costo della vita, recuperano le somme non assegnate dal 2008, è stata predisposta dal sindacato autonomo una apposita sezione informativa e di adesioni.

Anief.org





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