Precariato, la riforma rinnega la Corte di Giustizia europea: per decine di migliaia di precari niente assunzioni e addio supplenze
Data: Domenica, 05 luglio 2015 ore 16:00:59 CEST
Argomento: Sindacati


Perché se passa il testo del disegno di legge già approvato al Senato, saranno tantissimi i precari che non potranno più insegnare solo perché hanno avuto più di tre contratti su posto vacante: sarebbe una vera trappola, perché si tratterebbe dell’esatto contrario di quanto ci dice l’Unione europea, secondo cui coloro che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio su cattedre libere vanno stabilizzati. Invece per il Governo italiano vanno mandati a casa. E la stessa beffa, nascosta nei meandri del ddl, viene rifilata anche al personale Ata. Anief pronta a chiedere ai tribunali di intervenire e ristabilire la giustizia, per ottenere condanne esemplari da parte dei giudici e la stabilizzazione di massa che ci chiede l’UE.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir-Cisal): il nostro sindacato aveva deciso di patrocinare gratuitamente, presso il Tribunale Civile di Roma, una serie ricorsi contro la Presidenza del Consiglio, al fine di ottenere risarcimenti milionari per i docenti che in questi anni sono stati sfruttati con i contratti a termine. Ora rilanciamo la richiesta, perché chiederemo anche la loro stabilizzazione: ci aspettiamo un’ondata di ricorsi seriali, da parte di tutti i docenti a cui sarà negata la facoltà di insegnare anche come supplenti.
Sui banchi del Parlamento si sta consumando l’ennesima trappola per i precari della scuola italiana. Con il maxi-emendamento al disegno di legge di riforma si era cercato di rassicurare i precari e smorzare le polemiche rinviando al gennaio 2016 l'applicazione della ‎norma, solo che nel testo riformulato dal Governo, prima del voto di fiducia, si è ritornati al testo originario: quello che aveva gridato allo scandalo e alla stessa denuncia dell'Anief alla Corte di Giustizia europea, a cui solo di recente gli Uffici della Commissione hanno risposto.
Per decine di migliaia di docenti precari della scuola, in pratica, non solo sfumerà l’immissione in ruolo cui aspiravano per diritto, non certo per concessione del Governo, ma presto si concretizzerà il rischio di essere esclusi dalle supplenze in quelle stesse scuole pubbliche dove hanno svolto il loro onorato servizio per diversi anni. E la stessa beffa viene rifilata al personale Ata, che dalle assunzioni del piano straordinario di immissioni in ruolo è stato addirittura incredibilmente escluso.
Il comma 130 del disegno di legge di riforma, approvato a Palazzo Madama, non lascia spazio a dubbi: “a decorrere dal 1° gennaio 2017, i contratti di lavoro a tempo determinato stipulati, con il personale docente, educativo, amministrativo, tecnico e ausiliario presso le istituzioni scolastiche ed educative statali, per la copertura di posti vacanti e disponibili, non possono superare la durata complessiva di trentasei mesi, anche non continuativi”.
Si tratta, chiaramente, dell’interpretazione opposta di quanto stabilito lo scorso 26 novembre a Lussemburgo dalla Curia europea. Così, in questo modo, da Governo e Parlamento si aggiunge l’ennesima “perla” alla lista delle incongruenze, delle esclusioni illegittime e degli aspetti incostituzionali della riforma, come rilevato di recente anche da docenti ordinari di Diritto Costituzionale.
“Il nostro sindacato – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief, segretario organizzativo Confedir e confederale Cisal - nei giorni scorsi aveva deciso di patrocinare gratuitamente presso il Tribunale Civile di Roma una serie ricorsi contro la Presidenza del Consiglio, al fine di ottenere risarcimenti milionari per i docenti che sono stati in questi anni sfruttati con i contratti a termine. Ora, Anief rilancia e chiederà anche la loro stabilizzazione. Con un’ondata di ricorsi seriali per tutti quei docenti a cui sarà negata la facoltà di insegnare anche come supplenti”.
“Perché è in questo modo - conclude il sindacalista Anief-Confedir-Cisal - che si rispetta la normativa comunitaria. Mentre la norma del disegno di legge “La Buona Scuola”, così come scritta, al comma 131 del testo in via dia approvazione definitiva, è palesemente incostituzionale e ci allontana sempre di più dal diritto europeo”.

Anief.org





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