La scuola, il teatro greco di Siracusa e la Magna Grecia
Data: Domenica, 21 giugno 2015 ore 01:00:00 CEST
Argomento: Redazione


Ricordo che la prima volta ci sono andato alla fine del primo anno della scuola superiore. Era un caldo pomeriggio di giugno, la scuola era terminata da pochi giorni, e noi, con i compagni e la professoressa di Italiano, c'eravamo dati appuntamento con un pullman in una piazza del centro storico di Catania, vicino al nostro istituto. Destinazione: il teatro greco di Siracusa per assistere alla tragedia classica "Le Coefore", di Eschilo. Fu così che conobbi il teatro greco di Siracusa ed iniziai ad amare il teatro, le tragedie greche e la cultura classica. Ricordo che sull'autobus, oltre alle immancabili canzoni della nostra giovinezza, la professoressa tenne una "lezione" sul teatro greco, che durò dal Ponte Primosole fin quasi all'ingresso nella città aretusea!

"Il teatro greco era uno degli edifici più diffusi nei centri abitati dell'antica Grecia, aveva origini religiose, infatti era sempre legato alla presenza di un tempio, e per questo motivo coinvolgeva l'intera comunità. Addirittura, durante le rappresentazioni, le attività dei cittadini venivano sospese per consentire la partecipazione di tutti. In origine, il teatro era costituito da elementi mobili e adattabili al contesto e alle esigenze recitative; la successiva evoluzione avvenne in coerenza con il principio armonico di integrazione tra architettura e ambiente naturale: l'intera struttura, infatti, sfruttava l'andamento naturale del terreno. Il teatro greco si componeva di tre part: corrispondenti a diverse funzioni: l'orchestra, il kòilos (la cavea dei romani), e la skenè (quella che oggi definiamo scena).

L'orchestra (orkhèomai, danzare), era un'area semicircolare o circolare destinata alle danze del coro, la sua forma era sempre coerente alla disposizione delle gradinate (nel teatro di Epidauro, nel 350 a.C., assume forma circolare). Il kòilos (originariamente thèatron, luogo da dove si guarda), era una gradinata a forma di semicerchio o a ferro di cavallo, per lo più addossato al pendio naturale, ed era suddivisa, mediante scalette di accesso, in più settori a forma di cuneo. Le gradinate, dapprima in legno e a pianta trapezoidale, furono realizzate nel V secolo a. C. in pietra e muratura. La skenè, definita come parte fissa e in pietra solo in età classica, fungeva da fondale architettonico del teatro.

Originariamente costituita da una pedana lignea destinata alla recitazione degli attori, veniva utilizzata per il deposito di scene e costumi. Apposite aperture sul fronte scenico potevano ospitare dalle tavole dipinte (pinakes). Meraviglia ancor oggi la perfezione acustica di questi teatri, ottenuta mediante complessi calcoli che tenevano conto della forma, della dimensione e dell'inclinazione del kòilos. Alla fine del IV sec. a.C. il teatro si modificò coerentemente alle nuove esigenze e mutate monumentali dell'età ellenistica. La parte recitativa acquistò maggiore importanza rispetto al coro, la scena prevalse progressivamente sull'orchestra, e sviluppata su due piani di cui uno porticato, si dotò di un proscenio, palcoscenico sopraelevato dove recitavano gli attori.

Nel corso del II secolo a.C. si precisarono ulteriori aspetti decorativi e scenografici: tra proscenio e kòilos vennero inserite porte per l'accesso degli spettatori (parodòi), venne introdotto l'uso di piattaforme e strutture girevoli per realizzare particolari effetti scenografici, mentre, tra scena e proscenio, quinte mobili venivano sollevate e fatte scendere da appositi dispositivi. Dietro la scena, infine, si articolavano spazi porticati sempre più monumentali".

Dopo la "galoppante" lezione sul teatro greco, arrivammo all'ingresso dell'area archeologica, facemmo i biglietti e ordinatamente prendemmo posto, giusto in tempo per vedere lo spettacolo. E la meraviglia si svelò ai nostri occhi! Da grande poi ci ritornai al teatro di Siracusa, con il mio amico, ogni anno, tanto che diventò quasi un rito! Partivamo in macchina dal nostro paesello, nei meriggi infuocati d'inizio giugno, arrivavamo di buon'ora e, comodamente seduti nei nostri soliti posti, assistevamo allo spettacolo. Ricordo che vedemmo tante tragedie, "Medea" e "Le baccanti", di Euripide, "Edipo re" e "Antigone" di Sofocle, "Agamennone", di Eschilo, e tante altre.

Ci immergevamo, da cima a fondo, nella storia e nella cultura dell'antica Grecia, e sugli spalti, poi, parlavamo di miti, di leggende, di eroi, di dei, d'arte, di storia, di politica. La Grecia, "dove tutto ebbe inizio",... sedeva quasi accanto a noi! In pochi attimi ascoltavamo parole antiche di 2500 anni, e incontravamo gli eroi achei, Ulisse, Achille, Agamennone, e i loro dei, Zeus, Minerva, Athena Parthenos. Che emozione! E' proprio vero che la civiltà ellenica è stata la mitica età d'oro del mondo! Il tempo dorato della giovinezza della terra! Poi, puntualmente, dopo lo spettacolo, andavamo a Ortigia e, in una tipica pizzeria, gustavamo la solita "capricciosa", e dopo aver fatto una passeggiata nei caratteristici vicoli del centro storico, sereni, come i "nostri eroi", rientravamo a casa.
La Magna Grecia siamo ancora noi.

Angelo Battiato
angelo.battiato@istruzione.it





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