L’Orto Botanico di Messina 'Pietro Castelli'
Data: Domenica, 17 maggio 2015 ore 03:00:00 CEST Argomento: Redazione
"Chi viaggia in compagnia degli stupidi si
affligge lungamente sul
cammino; la compagnia degli stupidi cagiona sempre dolore, come lo
stare con un nemico; lo stare con un saggio cagiona felicità, come
l'incontrarsi con un parente".
(Dhamma - pada, verso 207)
Gli Orti Botanici sono dei Musei viventi che custodiscono, in un ordine
sistematico e classificatorio, i vegetali: gli organismi tra i più
complessi ed allo stesso tempo tra i meno conosciuti della Terra.
Alcuni Orti Botanici, come quello di Messina, sono peculiari.
Infatti l'Orto Botanico di Messina, il più antico della Sicilia, la cui
fondazione risale al 1638, è particolare per la sua storia e le vicende
che lo hanno interessato, senza dubbio contrastanti ed esemplificative
di come sia stata, in generale, l'evoluzione storica, sociale,
economica e culturale della Sicilia e di ciò che ha plasmato, seppure
in parte, ciò che noi oggi siamo.
Bisogna pure dire che nel XVII sec. Messina, come importanza e in tutti
i campi, costituiva la decima città d'Europa, con un primario ruolo
culturale per tutto l'Occidente, oltre che essere la principale base
strategico militare e commerciale dell'intero Mediterraneo.
In quel periodo l'evoluzione e la storia dell'Orto Botanico di Messina
e quello della città si intrecciano e si fondono insieme, ed
entrambi conoscono momenti diversi e contrastanti, di splendore,
luce e prestigio in un primo tempo (dal 1638 al 1678), a cui segue dal
1678 in poi un tempo di instabilità, avversione, distruzione e
decadimento, attribuibile alle discutibili e improvvide azioni politico
e amministrative attuate dagli Spagnoli, che subentrarono nel governo
della città dopo la repressione dei moti di rivolta dei messinesi
iniziati nel 1674.
Tuttavia le avversità non hanno mai soppresso la luce e la fama
dell'Orto Botanico di Messina, tant'è che ancora oggi promanano con
immutato vigore, sia per quanto riguarda la botanica, la biologia e
fisiologia delle piante e sia per il progredire del territorio e
dell'uomo in generale.
L'Orto deve la sua fondazione al romano Pietro Castelli (1570 -1661),
direttore degli Orti Farnesiani di Roma, discepolo di Andrea Cesalpino
(1519-1603), autore di numerose pubblicazioni sulla botanica, chimica,
zoologia, che chiamato nel 1634 dal Senato organizzò a Messina un Orto
dei Semplici, il primo in Sicilia e tra i più ricchi d'Italia, insieme
ad un museo anatomico e di storia naturale, per il quale egli in
persona ricostruì molti scheletri di animali.
Esso comprendeva numerose specie provenienti da diversi luoghi del
mondo e doveva essere davvero considerevole, sia come ricchezza e sia
come importanza clinico - farmaceutica, vantando perfino il dittamo e
il baobab.
La sistemazione dei vegetali nell'Orto seguiva i principi di una vera e
propria classificazione botanica, ispirata al Castelli da Andrea
Cesalpino.
Andrea Cesalpino (1519-1603), Direttore dell'Orto Botanico di Pisa, è
anch'egli figura di primo piano, botanico, medico ed anatomista nella
scuola anatomica che fiorì a Padova, in cui fece importanti scoperte
sulla circolazione sanguigna (Teoria cardiocentrica), individuandone
nel cuore e non nel fegato il centro.
Nell'ambito della botanica studiò e sviluppò nuovi sistemi di
classificazione delle piante e quindi fu il primo sistematico, la cui
classificazione, descritta nella sua importantissima opera botanica De
plantis, aprì la strada a quella che 200 anni dopo venne ideata da
Carlo Linneo.
Difatti la classificazione di Andrea Cesalpino era basata sulle
caratteristiche intrinseche delle piante, come la struttura degli
organi di fruttificazione e non sulle loro proprietà alimentari o di
uso; descrisse pure l'uso delle piante confrontandone le
caratteristiche con gli organi degli animali.
La classificazione di Pietro Castelli, derivata da quella del
Cesalpino, prevedeva in ogni settore una distinta classe di vegetali.
Specificatamente la classificazione di Pietro Castelli si basava su 15
generi:
I Unisemina, II Univascula, III
Bisemina, IV Siliquosa, V Trisemina, VI Bivascula, VII Quadrisemina
herbacea, VIII Trivascula, IX Quadrisemina surculosa, X Multivascula,
XI Capitata, XII Corymbifera, XIII Coronata, XIV Aculeata, XV
Capillaria, Musci et Aquatica.
L'Orto botanico, con pianta rettangolare e disposizione
delle piante basata su tale classificazione, venne diviso quindi in 14
settori ciascuno denominato con nomi di Santi; ogni settore a sua volta
era diviso in aiuole delimitati da sentieri tutti confluenti in una
vasca centrale, in cui vi erano collocate le specie acquatiche.
Pertanto la disposizione delle piante, divise secondo le loro affinità
in natura, seguiva un criterio razionale ovvero tassonomico o
classificatorio, che anticipava il concetto di famiglia e che aboliva
la distinzione tra piante erbacee e legnose, ciò mediante la
distinzione delle specie secondo il tipo di fruttificazione o della
disposizione dei fiori, della loro forma, ecc., rifuggendo in ogni caso
dalle disposizioni empiriche.
Pietro Castelli (1570 -1661) fondatore dell'Orto Botanico di Messina,
nel busto marmoreo collocato nell'Orto Botanico di Messina
Il 7 luglio del 1661 Pietro Castelli termina la sua esperienza terrena
e il Senato di Messina chiama a succedergli Marcello Malpighi (1628 -
1694), scienziato e studioso famoso per gli importanti studi e ricerche
sull'anatomia microscopica, l'embriologia, che insieme al Grew può
ritenersi il fondatore dell'istologia, dell'anatomia, della fisiologia
vegetale ed animale, intuendo, tra l'altro, la fondamentale funzione
della fotosintesi clorofilliana svolta dalle foglie nella nutrizione
delle piante.
Marcello Malpighi (1628-1694), microscopista raffinato, medico
illustre, embriologo innovativo, anatomista abilissimo, botanico dotto,
naturalista insigne, fu il successore di Pietro Castelli nella
direzione dell'Orto Botanico di Messina dal 1662 al 1666. La direzione
dell'Orto Botanico di Messina gli aprì la mente al meraviglioso
mondo vegetale, di cui cominciò ad approfondirne gli aspetti
caratterizzanti relativi alla loro struttura e funzione, ed egli grazie
a ciò può ritenersi, insieme al Grew, il fondatore dell'anatomia
ed istologia vegetale
Marcello Malpighi nel 1666 è costretto a ritornare a Bologna e nella
direzione dell'Orto Botanico di Messina gli successero Bernard
Cagliostro, Carlo Fracassati e Pietro Elfeburè, ciascuno dei quali
insegnarono per uno o due anni.
Si arriva così al 1674, anno in cui i messinesi si rivoltano contro gli
Spagnoli.
La rivolta contro la dominazione spagnola continua fino al 1678, anno
in cui i messinesi vengono finalmente piegati fino ad arrendersi.
Gli Spagnoli vittoriosi anziché emancipare e migliorare le condizioni
di vita dei cittadini e pacificarne gli animi, così come ogni buon
governatore e politico dovrebbe sempre fare, adottano invece una
strategia diversa, fortemente involutiva, ovvero sopprimono senza darsi
pensiero l'Università degli Studi e distruggono il glorioso Orto
Botanico, che nel prosieguo e per più di 160 anni rimasero in tal modo
quasi avvolti nel silenzio e nell'oblio.
Tanti anni di sacrificio, di intensa costruzione e di elevazione
culturale vengono così spazzati via quasi in un baleno e i cavalli dei
soldati Spagnoli, sono lasciati liberi al pascolo nell'Orto Botanico
più antico della Sicilia, che in tal modo lentamente e
inesorabilmente scompare e muore.
La vicenda della soppressione dell'Università degli Studi e della
distruzione dell'Orto Botanico di Messina compiute dagli Spagnoli sono
davvero singolari e sconcertanti per molti aspetti e suscita più di
qualche considerazione, in particolare di come l'avanzamento culturale
e generale del popolo non sia sempre ben visto, anzi temuto da chi
detiene il potere, perché si pensa stoltamente che il governare una
popolazione priva di istruzione e cultura sia più facile ed agevole che
non il contrario.
Si tratta però di un modo di governare che è facile solo per modo di
dire, perché fondamentalmente è irrazionale, illogico, non durevole,
fallimentare, che affonda le proprie radici sull'erroneo convincimento
che il benessere e la felicità dell'individuo siano ottenibili lo
stesso a discapito dell'insieme in cui egli vive, il che non è
affatto vero, perché in un contesto degradato ed involuto tutti
vivono male e il benessere di chi vive in ogni agio, in un simile
contesto, è solo illusorio, superficiale, di certo non reale ed
effettivo.
Possiamo ancora dire che la distruzione dell'Orto Botanico di Messina
rappresenta il trionfo evidente dell'ignoranza, dell'insipienza,
dell'assurdità e dell'egoismo più incredibili, frutto di stupidità e
stoltezza estreme, attribuibili alla falsa ed illusoria credenza che
l'individuo possa evolvere bene lo stesso a prescindere dall'evoluzione
positiva dell'insieme in cui egli vive, il che trascina e fa
sprofondare Messina, una delle città più avanzate dell'epoca, in
una inesorabile e lenta decadenza, i cui effetti sono rilevabili, in
parte, fino ad oggi.
Con la chiusura dell'Università, Messina dovette attendere sino al
1838, cioè giungere quasi alle porte dell'Unità d'Italia, per riavere
riaperto l'Ateneo.
In pratica dal 1678 al 1838, seppure in presenza di lodevoli iniziative
di vari privati tendenti al risveglio della botanica e degli studi in
generale, si può dire che Messina, si ritrova, seppure relativamente,
in una sorta di intorpidimento culturale, sociale ed economico.
Bisognerà attendere un decreto borbonico del 29 Luglio 1838 e
l'emanazione di una delibera unanime del Consiglio Comunale del 29
aprile 1889, sia per il ripristino dell'Università degli Studi e sia
per la ricostituzione dell'Orto Botanico di Messina e quindi per la
ripresa ordinaria e ordinata della vita civile, sociale, culturale ed
economica della città, così assurdamente compromessa dagli Spagnoli nel
periodo precedente.
In particolare con tali provvedimenti all'Orto Botanico di Messina
viene destinata un'area di 3,88 ettari, in prossimità dell'attuale
piazza XX Settembre.
Ingresso dell'Orto Botanico "Pietro Castelli" di Messina in piazza XX
Settembre
Viale interno principale all'ingresso dell'Orto Botanico di Messina
Purtroppo poi nel 1908 accade il terremoto che sconvolge Messina,
a cui sia aggiungono le pressanti necessità civili che si
innestano nella ricostruzione della città e il piano regolatore del
1911, che stravolgono e riducono drasticamente l'originaria superficie
dell'Orto Botanico, portandola a quella di oggi che è poco meno di un
ettaro.
Attualmente l'Orto Botanico di Messina è al centro di attenzione e cura
sempre maggiori, da parte del Dipartimento di Scienze Biologiche ed
Ambientali dell'Università degli Studi e certamente ha buone
prospettive di crescita e sviluppo.
Importante è il ruolo svolto dall'Orto Botanico nella conservazione ex
situ di specie che rischiano di scomparire e nella tutela della
biodiversità.
In conclusione dedico questo scritto a mia madre che tanto ama Messina,
la sua città natale.
Esso completa la panoramica sugli Orti Botanici degli Atenei siciliani.
Insieme ai precedenti si è voluto delineare, sia pure sommariamente,
l'importanza e il ruolo svolto da queste preziose quanto speciali
Istituzioni delle Università degli Studi di Palermo, Catania e Messina,
nella promozione dello sviluppo e nel progresso generale del territorio.
In effetti gli Orti Botanici sono centrali e dovrebbero essere oggetto
di una sempre maggiore attenzione e tutela, che purtroppo sovente
mancano.
Un grazie al Dr. Domenico Contartese, dell'Orto Botanico di Messina,
per la gentilezza, la guida preziosa, l'accoglienza, la disponibilità,
la preparazione e l'Amore che nutre verso le piante; agli alunni, alla
prof.ssa Tania Castiglione, alla prof.ssa Rosalba Leanza, al prof.
Alfio Gennaro, al sig. Giuseppe Romeo, alla Preside prof.ssa Maria Pia
Calanna, dell'Istituto Professionale Servizi per l'Agricoltura e lo
Sviluppo Rurale di Adrano, ed alla cooperativa Cultura Botanica di
Palermo, che hanno contribuito, in modi e tempi diversi, alla
realizzazione delle visite guidate svolte, nel corso degli anni
scolastici 2013/14 e 2014/15, negli Orti Botanici delle Università
degli Studi di Palermo, Catania e Messina.
Marcello Castroreale
mcastroreale@alice.it
Bibliografia
- Calogero Rinallo, 2005, Botanica delle piante alimentari, Piccin
Nuova Libraria SpA, Padova
- Felice Senatore,2004, Biologia e botanica farmaceutica, Piccin Nuova
Libraria SpA, Padova
- Gabriella Pasqua, 2011, Botanica generale e diversità vegetale, II
Edizione, Piccin Nuova Libraria SpA, Padova
- N. Rascio, 2012, Elementi fisiologia vegetale, EdiSES, Napoli
- sito web: www.ortobotanico.messina.it
Rassegna
iconografica e descrittiva delle piante dell'Orto Botanico di Messina
Serra per le piante succulente, collocata nel viale di ingresso
dell'Orto Botanico di Messina, 2015
Settori ed aiuole dell'Orto Botanico di Messina, 2015
Viali interni che dividono i settori e le aiuole dell'Orto Botanico di
Messina, 2015
Acquario dell'Orto Botanico di Messina per le idrofite. Le idrofite
sono piante che riescono a vivere in un ambiente puramente acquatico,
che possono essere, secondo i vari adattamenti, radicate o meno al
substrato, emergenti o sommerse. Le idrofite sono piante interessanti
nella depurazione delle acque reflue ovvero nella fitodepurazione
Foto ed illustrazione dell'Erba pesce - Salvinia natans (L.) (All.) -
Salviniaceae, pianta acquatica liberamente natante, ricoperta da
numerosi peli con funzione repellente. (Orto Botanico Messina, 2015)
Illustrazione e foto di Pleiogynium solandri (Benth.)
Engl.-Anacardiaceae, con frutti e semi contenenti vari composti
fenolici, quercitina, rutina, ecc.. Tali metaboliti secondari hanno
effetti epatoprotettivi, analgesici, antinfiammatori ed antiossidanti
(Orto Botanico Messina, 2015)
Orecchio d'elefante - Alocasia sp. (Schott) G. Don.- Araceae, pianta
tropicale i cui rizomi e le foglie in alcune parti dell'Asia sono
impiegati nell'alimentazione umana (Orto Botanico Messina, 2015)
Canna d'India - Canna indica L. - Cannaceae, pianta erbacea perenne con
rizoma carnoso e ramificato, pianta di estremo interesse alimentare,
medicinale ed ornamentale (Orto Botanico Messina, 2015)
Mirto d'Australia - Eugenia myrtifolia Sims.- Myrtaceae. (Orto Botanico
Messina, 2015)
Albero orchidea - Bauhinia aculeata subspecie grandiflora (Juss.)
Wunderlin - Fabaceae (Orto Botanico Messina, 2015)
Alaterno - RhamnusalaternusL. - Rhamnaceae , tipico
componente della macchia mediterranea e delle garighe delle regioni a
clima mediterraneo sino a 700 m slm. (Orto Botanico di Messina, 2015)
Jaborandi - Pilocarpus pennatifolius Lem. - Rutaceae, specie originaria
del Brasile e dell'Argentina, pianta medicinale da cui, dalle foglie,
si estrae l'alcaloide imidazolico pilocarpina, che trova diversi
impieghi clinico, farmaceutici e nel glaucoma. L'azione
dell'alcaloide è colinergica e sui recettori muscarinici. (Orto
Botanico di Messina, 2015)
Pteridofite
Nei vegetali le spore sono cellule riproduttrici che germinando danno
vita ad un nuovo individuo. Sono mezzi di riproduzione in ambiente
acqueo o umido, che compaiono nell'evoluzione prima della comparsa del
fiore, del seme e del frutto nelle Gimnosperme e nelle Angiosperme,
nell'ambiente subaereo. Le spore sono un mezzo di dispersione e
riproduzione delle felci. Le spore nelle piante e nei funghi sono
prodotti in speciali strutture: sporocisti (unicellulari) o
sprorangi (pluricellulari). Possono derivare da mitosi (mitospore) con
un corredo cromosomico diploide, o da meiosi (meiospore) con un corredo
cromosomico aploide. In ambiente subaereo la produzione di mitospore è
stata abbandonata a favore di quella delle meiospore (sporogonia),
perché con la meiosi o la riduzione a metà dei cromosomi si favorisce
la comparsa di nuovi fenotipi o individui e così è possibile
l'occupazione di nuovi ambienti. In ambiente subaereo scompaiono i
flagelli presenti in quello acquatico o umido, perché non sono più
necessari, mentre la parete della spora è costituita, ai fini di una
maggiore protezione dal disseccamento, da una nuova
sostanza: la sporopollenina.
Felce bulbifera - Woowardia radicans (L.) Sm. - Blechnaceae, rara felce
relitta del Terziario, circa 70 milioni di anni fa, a rischio di
estinzione, con fronde superiori a tre metri, che forma bulbilli nella
parte apicale del rachide fogliare che permettono la propagazione
vegetativa. Vive nelle forre umide della Campania, Sicilia (strette
valli dei monti Peloritani) e Calabria. 2) Particolare del pastorale o
dell'iniziale arrotolamento della foglia prima di distendersi ed
assumere la sua forma definitiva. (Orto Botanico di Messina, 2015)
Felce agrifoglio - Cyrtomium s.p. C. Presl.- Dryopteridaceae, con il
particolare dell'arrotolamento a pastorale all'estremità del gambo, con
i sori nella pagina inferiore della foglia in cui vi sono le spore
Felce corna di cervo - Platycerium biforcatum (Cav.) C. Chr.-
Polypodiaceae, felci che in Africa, Asia Australia, crescono sugli
alberi. Le estremità delle foglie presentano puntini bruni, che sono
capsule contenenti le spore. (Orto Botanico di Messina, 2015)
Nephrolepis cordifolia (L.) K. Presl. - Nephrolepidaceae -
Lomariopsidaceae , specie invasiva naturalizzata in molte regioni
italiane, originaria del Giappone, dell'Asia e Australia. (Orto
Botanico Messina, 2015)
Specie a rischio di estinzione
Frittilaria - Frittilaria messanensis Raf. - Liliaceae. Cresce in
Sicilia esclusivamente sui Monti Peloritani, in luoghi freschi erbosi e
ai margini dei boschi. Specie molto rara. (Orto Botanico Messina, 2015)
Piante carnivore nell'Orto Botanico di
Messina
Alcune piante, per integrare la propria nutrizione, hanno evoluto la
capacità di nutrirsi di animali.
Si tratta di un adattamento evolutivo di alcune piante che vivendo in
ambienti caratterizzati da insufficienza di elementi nutritivi azotati,
hanno escogitato la soluzione di catturare, con vari meccanismi,
insetti o piccoli animali, digerirli ed assimilarne così le sostanze
azotate di cui hanno bisogno.
Le piante da fiore carnivore si dividono in due principali gruppi in
riferimento ai meccanismi di cattura degli insetti, che può essere di
tipo passivo o attivo.
Le piante carnivore che catturano gli insetti con meccanismi di tipo
passivo sono caratterizzate dall'ascidio o dal possedere nella foglia
sostanze appiccicose ed enzimi digestivi, in grado di bloccare e
degradare e così assimilare le sostanze azotate e i nutrienti contenuti
nel corpo degli animali.
Il tipo di trappola passivo dell'ascidio è presente nelle specie del
genere Nepenthes e Sarracenia, in cui foglie o parti di
foglie sono modificate in strutture a tubo o ampolla (ascidi) all'interno dei quali è
contenuto il liquido in cui la preda cade e viene intrappolata e poi
digerita.
L'ascidio è rivestito nella parte superiore e internamente da un doppio
strato ceroso, capace di impedire all'insetto di attaccarvisi e di
risalire verso l'uscita.
La parte inferiore dell'ascidio è invece più dura e spugnosa, con
placche membranose emergenti alla superficie in modo disordinato, in
modo da impedire la zona di contatto tra l'insetto e le pareti e
facilitare in tal modo lo scivolamento della preda verso il fondo della
trappola.
Nelle specie Pinguicula (Lentibulariaceae) e Drosera si trova invece una trappola
di tipo adesivo. Gli insetti sono catturati dalle foglie munite da
numerose ghiandole peduncolate, che secernono sostanze vischiose e
mucillaginose in grado di trattenerli e poi di digerirli.
Una trappola di tipo attivo è in Dionaea,
che ha foglie a cerniera che si chiudono a scatto non appena vi si
poggia l'insetto o la preda (tigmonastia).
Infine in specie acquatiche (Utricularia)
si riscontra un tipo di trappola definito ad aspirazione, in cui la preda è
risucchiata grazie alla pressione di un gas ed alla particolare
struttura fogliare.
Sarracenia - Sarracenia s.p. - Sarraceniaceae, la trappola consiste in
un tubo verticale (ascidio, con estremità anteriore detta peristoma),
la cui sommità è coperta da un opercolo. Gli insetti sono richiamati
dal nettare e da sostanze odorose. Le foglie hanno ghiandole secernenti
enzimi per trasformare e decomporre il corpo degli insetti in modo da
assimilarne le sostanze nutritive
Pinguicula- Pinguicula hirtifolia Ten.- Lentibuliaraceae, con trappola
di tipo adesivo. Gli insetti vengono catturati dalle numerose ghiandole
peduncolate delle foglie che secernono sostanze vischiose, in grado di
trattenerli e poi di digerirli. (Orto Botanico di Messina, 2015)
Drosera - Drosera capensis L. - Droseraceae, pianta carnivora
originaria del Sud Africa, con trappola di tipo adesivo mediante
sostanze vischiose e digerenti. (Orto Botanico di Messina, 2015)
Cephalotus follicularis Labill. - Cephalotaceae, pianta carnivora
australiana, in cui l'opercolo dell'ascidio può muoversi, alzandosi o
abbassandosi, a seconda delle condizioni climatiche. (Orto Botanico
Messina, 2015)
Pianta acchiappamosche - Dionaea muscipula - Droseraceae, con foglie a
cerniera di chiusura a scatto (tigmonastia) non appena vi si poggia
l'insetto. (Orto Botanico di Messina, 2015)
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