Bomba da 9 mld/euro sui conti pubblici - Gli effetti della sentenza n. 70/2015 sul blocco delle pensioni 2012-2013
Data: Lunedì, 04 maggio 2015 ore 08:22:03 CEST Argomento: Rassegna stampa
La Corte
Costituzionale ha dichiarato incostituzionale il blocco della
perequazione all'inflazione delle pensioni imposta dal governo Monti.
Con la sentenza n. 70/2015 – che riportiamo appresso - è stata
dichiarata illegittima la norma che prevedeva che «in considerazione
della contingente situazione finanziaria», sui trattamenti
pensionistici di importo superiore a tre volte il minimo Inps,
scattasse il blocco del meccanismo di adeguamento automatico al costo
della vita.
La platea di pensionati interessanti alla norma sarebbe di circa 6
milioni persone, con un danno alle casse pubbliche pari a 9 mld/euro ed
oltre, solo per i rimborsi degli anni 2012 e 2013 + rivalutazione
monetaria a cui vanno aggiunti almeno 3 miliardi di euro l’anno per il
2016 e 2017. La perdita media pro-capite negli ultimi 4 anni
ammonterebbe, secondo le prime stime a 1.779 euro e i sindacati dei
pensionati già premono per la restituzione immediata e automatica come
è’ accaduto per il prelievo di solidarietà sulle pensioni d’oro.
Bisogna adesso capire i modi e i tempi con cui saranno compensate le
migliaia di persone danneggiate dal provvedimento, sempre che non si
debba ricorrere ai ricorsi per il recupero delle somme indebitamente
non erogate. C’è quindi solo da augurarsi che il Governo faccia in
fretta con un suo provvedimento e per effetto della legge Fornero
(governo Monti) si smetta di fare cassa utilizzando le pensioni e i
redditi da lavoro dipendente.
Intanto il presidente della Commissione Bilancio della Camera, il
piediellino Francesco Boccia attacca il governo Monti parlando di
arroganza per non aver voluto ascoltare i richiami del Parlamento su
esodati e blocco delle indicizzazioni.
Una soluzione possibile potrebbe essere quella già adottata dal governo
Prodi-Damiano del 2007 con soppressione della rivalutazione automatica
annuale per i trattamenti di importo 8 volte superiore al minimo Inps.
Una soluzione, quest’ultima, ritenuta legittima dalla Corte perché non
violava i principi di uguaglianza, solidarietà, proporzionalità e
adeguatezza (artt. 2,3,36,38 della Costituzione) proteggendo gli
assegni medio-bassi e colpendo solo quelli alti.
Ceripnews.it
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