Palazzolo Acreide: “SSL SicilianSoundLandscape” di Alessia Arena
Data: Lunedì, 27 aprile 2015 ore 07:38:23 CEST
Argomento: Istituzioni


Al Museo Antonino Uccello, Pino Pesce e Giuseppe Cantavenere presentano il canto popolare siciliano - Il 18 aprile nella Casa Museo di Antonino Uccello, a Palazzolo Acreide, nel 35° anno dalla sua scomparsa, si è tenuto un interessante evento: “SSL SicilianSoundLandscape”, sul concludersi di un progetto di Alessia Arena che ha ripercorso attraverso l’arte contemporanea (nel caso specifico il canto popolare siciliano) l’universo identitario dell’Isola. La cantante siculo-toscana ha cantato alcuni brani della musica popolare siciliana percorrendo «terreni sonori inusitati» per «raccontare»,  in particolare – attraverso la sua personale rielaborazione – «la storia umana e musicale di una donna straordinaria»: Rosa Balistreri.
Hanno presenziato l’iniziativa il sindaco, il vice sindaco e i familiari di Antonino Uccello.
Di grande rilievo le testimonianze sulla Balistreri accompagnate da foto, documentari, videoproiezioni, aneddoti e la “performance” mimica-teatrale di Alessia Arena.
Gli ospiti della serata, il professore Pino Pesce (direttore del periodico “l’Alba”) e l'avvocato Giuseppe Cantavenere (scrittore), hanno  illustrato con grande “pathos” le orme di Rosa Balistreri di cui l’avvocato-scrittore ha curato (titolo, proprio il nome della Cantatrice del Sud) un prezioso volumetto (editore Salvatore Sciascia) con allegato (in un DVD) il film-documentario: “La voce di Rosa” del regista Nello Correale.
Gli interventi del Professore Pesce e dell'avvocato Cantavenere  hanno risvegliato nei presenti ricordi sopiti di una Sicilia quasi dimenticata. Dalle puntualizzazioni dei due relatori sulla vita e il canto singolare ed ineguagliabile della cantante di Licata, tormentata da mille vicissitudini e da un destino avverso, è venuta fuori una figura mitica per eccellenza della musica popolare siciliana, in un periodo e in una terra dove il solo sentire pronunciare la parola giustizia provocava allarme e l’essere donna e l’affermare i propri diritti erano solo pura eresia.
Un pomeriggio quindi di emozioni tra i ricordi del passato e gli angoli di memoria, dove le mura della Casa Museo celano ancora sogni e progetti incompiuti di Anna e Antonino Uccello.
Voglio ricordare questo incontro con dei versi di Antonino Uccello: Tavole su due tréspiti/  e paglia d’orzo lunga/  dove affondai i miei sonni di fanciullo.../  transitavano carri a mattutino/  un ambiare di muli./  La forgia ardeva, in cielo era il Triale/ intatte stelle/  ed acre l’aria d’unghie bruciacchiate./ S’adombravano bestie:/  bastava, a indurle a bere,/ il fischio di massari incappucciati.   (“Triale”, 1957).
Mi auguro che questo evento possa essere foriero per altri incontri che ci fanno capire chi siamo.
Solo conoscendo il passato e non dimenticando le nostre radici possiamo pensare in futuro con le parole di Samuel Bekett: «Con tanta parte della vita ormai dimenticata come faccio a sapere quando tutto è incominciato, tutte le varianti di uno stesso tema, che una dopo l'altra intersecandosi per tutta la vita, pisciano il loro veleno finché soccombi. In un certo modo anche le cose vecchie sono nuove, non due respiri uguali, tutto un ripetersi e ripetersi e tutto una sola volta e mai più. Ma su ora continuiamo fino alla fine questo terribile giorno e passiamo al seguente.»

Paolo Morale Uccello





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