La città e il suo storico. Bronte e Benedetto Radice
Data: Lunedì, 20 aprile 2015 ore 08:00:00 CEST
Argomento: Redazione


Interpretare il territorio e riscrivere la sua storia. Questo il filo rosso che ha legato gli interventi di letterati, storici, archeologi e urbanisti convenuti a Bronte presso l'Istituto superiore "Benedetto Radice" che, con una due giorni di studi (10 e 11 aprile), ha voluto ricordare i 160 anni dalla nascita dell'illustre uomo di cultura a cui è intitolata la scuola. "La città e il suo storico. Bronte e Benedetto Radice" ha - di fatto - avuto il merito di far rispolverare una cospicua letteratura, in parte conosciuta solo da cultori e specialisti, e metterla in relazione con fonti archivistiche e nuove acquisizioni documentali. Ad aprire i lavori Maria Pia Calanna, dirigente dell'Istituto, che ha evidenziato come il convegno sia il punto di approdo del percorso didattico - educativo, condotto all'interno dell' istituzione, nell'anno scolastico 2014/15 sulla figura e l'opera di Radice. Maria De Luca, assessore comunale alla cultura, assicurando il suo impegno per la pubblicazione degli atti, ha rivolto parole di compiacimento e gratitudine agli organizzatori.

E' stata poi la volta di Giuseppina Radice, nipote dello storico brontese: "La biblioteca del nonno è per me lo specchio di una figura e di un modello presente negli anni, la cui eredità morale e letteraria è un lascito di vita per l'intera comunità". Rosario Magiameli, ordinario di Storia contemporanea presso il Dipartimento di scienze politiche dell'Università di Catania, moderatore dei lavori, ha rimarcato l'importanza che uno storico assume per il territorio, quale custode di un patrimonio altrimenti soggetto all'oblio. All'amicizia fraterna tra Renato Fucini e Benedetto Radice si è indirizzata Giovanna Lazzi, direttrice della biblioteca Riccardiana di Firenze, che custodisce il prezioso carteggio. Alla francesista Daniela Giusto è toccato sciogliere i nodi circa le favole di La Fontaine che il letterato brontese volse in un toscano controtendente rispetto agli orientamenti manzoniani.

L'archeologo Francesco Privitera ha, invece, presentato una serie di reperti preistorici e protostorici che retrodaterebbero, a prima del castellucciano etneo - già indagato da Paolo Orsi (peraltro corrispondente dello storico) - il primo insediamento dell'area che propone anche una tipologia cultuale poco indagata, oggetto di attuali studi. Al periodo medievale si è rivolta l'attenzione di Lucia Arcifa, che ha proposto una direttrice nuova circa la viabilità e l'ubicazione delle fortificazioni nella strenua difesa di Giorgio Maniace. Angelo Granata, ricercatore di Storia contemporanea, ha voluto indagare le "grandi" opere pubbliche della Bronte borbonica, facendo rilevare come il comune nell'Ottocento godesse di una classe dirigente tutt'altro che cieca. In chiave "appassionatamente" revisionista Giuseppe Barone, direttore del dipartimento di Scenze politiche e sociali, ha connotato gli anni che seguono lo stagno storiografico del 1860: "Quella degli insorti fu una vittoria. Merito loro le grandi conquiste giuridiche, sociali ed economiche che hanno dato un volto nuovo alla città". Ma Bronte è anche terra dei casali.

Così Giambattista Condorelli di "Sicilia Antica" ha presentato un quadro sinottico degli cronisti, succedutisi fino ai giorni nostri, nell'identificazione di luoghi a cui la memoria storica ha attribuito valore polare. Stessa direzione per Bruna Pandolfo, di formazione storico - artistica, che nella sua indagine ha riletto Radice con acribia documentaria, suggerendo nuovi percorsi circa produzione e destinazione di spazi all'interno del casale. Teresa Sardella dell'Università di Catania ha concentrato l'attenzione sul cenobio di  Santa Maria di Maniace, fondato nel XII secolo, oggetto di accurati e partecipati studi. Radice, infatti, associa alle fonti una palpitante emotività che fa della sua prosa un testo di magistralmente poetico. A seguire gli interventi e le riflessioni degli alunni della scuola, scaturiti dal percorso in aula guidato dai docenti R. Anello, C. Grassia, G. Lipari, M. Scuderi, F. Salanitri.

A seguire il magistrato Francesco Paolo Giordano, il quale ha presentato una panoramica territoriale estesa dello scontro tra "cappeddi" e "ducali" in linea con la teoria interpretativa più nota e di riferimento.
Durante il convegno è stata allestita una mostra di quotidiani d'epoca curata da Franco Cimbali e in collaborazione con l'Associazione "Bronte Insieme", che ha offerto la possibilità di conoscere "de visu" la produzione "minore" di Radice e respirare a pieni pomoni la "polvere" della storia.

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