Convegno internazionale di Studi: Concetto Marchesi. L’uomo, il politico, il latinista. Nel nome di una scuola, la cultura di ieri e la lezione per l’oggi
Data: Lunedì, 20 aprile 2015 ore 07:30:00 CEST
Argomento: Redazione


Il nome di Concetto Marchesi era nel ricordo di tanti studenti quale autore della Storia della Letteratura latina e pochi conoscevano le sue origini siciliane e catanesi, essendo nato a Misterbianco, le sue vicende politiche e culturali che l'hanno reso uno dei capi del Partito comunista, parlamentare della Costituente, rettore dell'Università di Padova.
L'aver intitolato al suo nome il Liceo di Mascalucia ha gradualmente consentito di rendere il suo nome più familiare, ripetendolo spesso e vedendolo scritto nei documenti scolastici. Ecco adesso una lodevole iniziativa culturale che, per far meglio conoscere l'uomo, il politico, il latinista, ha promosso un importante convegno di studio sul Personaggio coinvolgendo le università di Messina, di Bari, di Catania di Catanzaro e di Bologna.

Nei giorni 16 e 17 aprile 2015, nell'ambito delle attività promosse dal Liceo "Concetto Marchesi" di Mascalucia, la Delegazione del Centrum Latinitatis Europae per la Sicilia orientale, in collaborazione con il "Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne" dell'Università di Messina, ha svolto presso il Centro Congressuale "Le Ciminiere" di Catania il Convegno Internazionale di Studi.
 Muovendo dal mondo della scuola e con il contributo degli illustri studiosi che sono intervenuti, il Convegno ha celebrato la figura dell'uomo e del politico, del raffinatissimo studioso e filologo classico ed ha offerto al territorio l'alta testimonianza dei valori di libertà e convivenze civili praticate da C. Marchesi, nel pubblico e nel privato, preziosa eredità per i tempi moderni.
Marchesi sin da giovane ha dimostrato particolare attenzione al mondo sociale, al braccianti agricoli, alle condizioni di sfruttamento degli operai come si legge nei suoi articoli e nel giornalino che aveva organizzato già all'età di sedici anni e gli procurò anche una condanna di reclusione.
Seguendo la carriera di docente a Nicosia, Siracusa, Caltanisetta, Messina, Pisa è poi ha insegnato all'Università di Messina, di Pisa e di Padova, dove è stato anche rettore nel difficile periodo della Resistenza, come ha ben descritto, nella splendida relazione, il prof. Luciano Canfora, docente emerito dell'Università di Bari.
L'esperienza esistenziale di Concetto Marchesi (1878-1957) s'inserisce nella storia complessa del Paese e dei primi anni del Novecento ed in particolare nel ventennio fascista, con tutti i problemi sociali e culturali che ad esso erano connessi.
L'ansia di libertà, di unità nazionale, di dignità, di rispetto delle regole ha sempre caratterizzato il suo agire, coerente con i suoi valori e principi, anche se in alcuni momenti ha dovuto adeguarsi alle regole del regime, in vista di una soluzione migliore e di un ideale da conseguire.
Svolgendo il tema: "Le politiche culturali: un'agenda per il Governo", il prof. Orazio Licandro dell'Università di Catanzaro, che ha portato anche i saluti del Sindaco Enzo Bianco, ha esplicitato l'apporto e la lungimiranza di Marchesi nella stesura dell'art. 9 della Costituzione , dove si dichiara che "La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione".
La priorità che sia lo Stato a garantire i beni culturali e artistici del Paese, superando la frammentazione delle regioni è stata un'idea forte di Concetto Marchesi ed il tempo ora gli dà ragione.  Il patrimonio storico artistico e la tutela del paesaggio se gode della garanzia dello Stato dovrebbe avere maggiori garanzie. Rileggendo le pagine preziose degli interventi al Parlamento nel quale Marchesi motiva le sue idee a difesa dell'unità nazionale e della centralità dello Stato si percepisce lo spessore culturale e umano dello scrittore e la sua lezione di vita resta un monito per gli studenti.
Leggere nelle pareti della scuola delle espressioni di Marchesi sull'unità nazionale, sulla libertà, sui valori della democrazia, costituisce una lezione che dura oltre il tempo scolastico e certe espressioni rimangono impresse nella memoria e nel cuore degli studenti, la sua vita è una lezione di umanità.
Come ho chiesto una ragazza in un intervento: "Oggi Concetto Marchesi cosa direbbe sulla scuola, sul Governo, sulla classe politica?"
L'attenzione alla scuola, il costante sollecito nell'investire risorse e mezzi a vantaggio dell'istruzione, dando un adeguato stipendio ai docenti, è stato sempre al centro della tensione politica di Marchesi che considera giustamente la scuola come centro di formazione dell'uomo e non come dicevano alcuni dell'uomo moderno, perché ogni uomo è moderno nel suo essere uomo, inserito nella storia.
La scuola, custode della cultura del passato da trasmettere agli allievi ha il dovere di essere cauta nell'innovazione e attenta nell'abolire ciò che è stato per sempre segno d'identità culturale.
Queste espressioni di Marchesi risuonano di grande attualità oggi nel costatare che in alcuni Paesi Europei di vorrebbe cancellare l'insegnamento del latino e del greco.
Memorabili alcune espressioni che hanno acceso il dibattito sul rapporto Stato e Chiesa, come ha ben descritto il Prof. Gaetano Silvestri, presidente emerito della Corte Costituzionale.
 Il lungo dibattito sui Patti Lateranensi, la tenacia nel sostenere "Libera Chiesa in libero Stato", e poi anche l'inciso all'art. 33 della Costituzione "senza oneri per lo Stato" che porta la firma del sen. Orso Mario Corbino di Augusta riguardo alla libertà di istituire le scuole private, ora paritarie, sono espressioni dettate dal pensiero di Concetto Marchesi, comunista laico, ma coerente fino in fondo, elegante e gattopardesco nel vestire, asciutto nello stile incentrato alla brevitas, deciso e intransigente nel dichiarare anche ai suoi amici di partito "I comunisti non fanno raccomandazioni".
 Hanno collaborato al comitato scientifico del convegno insieme ai professori della scuola Nicola Basile e Alessandro Salerno la prof.ssa Paola Radici Colace , dell'Università di Messina, la quale ha coordinato i lavori della prima giornata ed ha tracciato le puntuali conclusioni che arricchiranno gli Atti del convegno internazionale, prezioso strumento di studio per ulteriori approfondimenti scolastici
Molto soddisfatta la dirigente Lucia Maria Sciuto, la quale ha ringraziato tutti coloro che hanno collaborato alla buona riuscita della manifestazione, che ha visto per due giorni l'intero liceo trasferito a Catania, rendendo gli studenti protagonisti di un così importante evento culturale e accademico.
Ancora una volta Concetto Marchesi ha lasciato ai suoi allievi la memoria di un incontro che arricchisce lo spirito e fa crescere in umanità

Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it


PICCOLE NOTE

LE ASSEMBLEE STUDENTESCHE E LE INTERRUZIONI DELLE LEZIONI

Si è sempre ritenuto che la democrazia partecipativa, che implica delle manifestazioni di protesta collettiva e spazi di comunicazioni all'aperto, (cortei, scioperi, assemblee) siano di matrice comunista, effetto lungo del '68, utilizzate anche da altri schieramenti politici
Il prof. Luciano Canfora, docente emerito dell'Università di Bari, parlando di Concetto Marchesi ha detto che le interruzioni delle lezioni per svolgere manifestazioni esterne erano di stampo fascista, in quanto il regime imponeva la presenza degli studenti per dare voce e segno esteriore alle direttive del Dittatore e veniva spesso subite quale sottrazione di tempo prezioso allo studio e all'ordinario svolgimento dei compiti
Oggi le interruzioni delle lezioni sono considerate delle pause necessarie e indispensabili, momenti di diversivo e di "ricreazione", strategicamente collocate il venerdì o nelle vigilie delle feste, quasi per allungare i ponti di vacanza.


I COMUNISTI NON FANNO RACCOMANDAZIONI

Così ha risposto Concetto Marchesi al suo capo di partito che gli segnalava uno studente prima degli esami.
Bella lezione di coerenza e d'impegno, ma quanti hanno saputo rispettare tale lezione?
La raccomandazione oggi non è soltanto una prassi comune, ma è "cultura" e quindi si assimila al modo di pensare, di sentire e di agire. Prima di svolgere qualsiasi attività si cercano i contatti e i punti di riferimento.
Anche i comunisti di oggi adottano questo sistema che non sembra facile e possibile sradicare.






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