Documento sul disegno di legge governativo 'recante riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione' del collegio dei docenti dell’IIS Concetto Marchesi di Mascalucia
Data: Domenica, 12 aprile 2015 ore 08:00:00 CEST Argomento: Istituzioni Scolastiche
Il Collegio dei Docenti
dell’Istituto di Istruzione Superiore “Concetto Marchesi” di Mascalucia
(Catania), letto, esaminato, approfondito e discusso il Disegno di
legge sulla scuola approvato dal
Consiglio dei Ministri e in discussione al Parlamento rileva quanto
segue:
1. Il DDL, accanto a poche misure condivisibili, presenta innumerevoli
punti di criticità, che,
qualora approvati, porterebbero ad un radicale e inesorabile
stravolgimento della scuola
italiana. È palese, innanzitutto, che mutamenti di tale portata debbano
essere discussi a
fondo dalle forze parlamentari, in un dibattito ampio e approfondito,
che tenga conto delle
voci provenienti dalla scuola, dai sindacati, dalle associazioni di
categoria, dalle università e
dalle istituzioni culturali.
Non si comprende perciò perché il Governo stia cercando di forzare i
tempi di discussione,
anche attraverso la possibilità di audizioni congiunte fra Camera e
Senato, e come nello
stesso provvedimento legislativo sia stato inserito l’art. 8, relativo
al “piano assunzionale
straordinario”, che riveste invece carattere di urgenza e pertanto
andrebbe separato e
riversato in un apposito decreto legge. Se il Governo, invece, ha
pensato di usare il piano
assunzionale all’interno del DDL come arma di ricatto sociale al fine
di contingentare i
tempi di discussione su misure così profonde e radicali, questo
Collegio non può che
stigmatizzare tale scelta, considerandola un’inaccettabile provocazione
e un’imprudenza
pericolosa: la scuola è di tutti e per ciascuno, e si articola come
organismo complesso e
delicato, il cui sistema non può essere stravolto senza un’approfondita
valutazione delle
conseguenze che i cambiamenti proposti genererebbero.
Si vogliono qui richiamare le parole del grande latinista, uomo
politico e padre costituente
catanese, Concetto Marchesi, al quale è intitolato il nostro Istituto,
che in un suo articolo di
sessanta anni fa, a proposito dell’avventatezza di alcune proposte di
riforma scolastica,
ammoniva il legislatore: “Stiamo attenti. Quando dai limiti della
discussione si sta per
passare al provvedimento legislativo o governativo il rischio è grave e
potrebbe essere
rovinoso. Non bisogna scherzare coi vecchi organismi, quelli che hanno
educato non poche
generazioni di italiani” (L’Unità 3, aprile 1956).
2. Il provvedimento di legge appare privo di una visione strategica
della scuola, dell’istruzione
e della formazione da proporre all’attenzione delle forze parlamentari
e del Paese.
L’articolato si incentra esclusivamente su aspetti di carattere
tecnico, organizzativo,
burocratico ed economico, promuovendo un modello di scuola di tipo
aziendalistico del
tutto estraneo alla migliore tradizione pedagogica ed educativa
italiana. Alla luce di ciò
non appare casuale la centralità assegnata alla nuova figura di
Dirigente Scolastico
manager, l’importanza attribuita al mondo dell’impresa e dell’economia
e, per converso, la
pressoché totale assenza di riferimenti agli studenti, alle famiglie,
al mondo della cultura e
alle sue istituzioni.
3. Il DDL sembra ignorare quasi del tutto le innumerevoli critiche e
proposte elaborate in
buona fede da migliaia di docenti e operatori scolastici nella
piattaforma governativa on
line, cosiddetta della “Buona scuola”, la quale, a questo punto, si
rivela per quello che
molti paventavano all’inizio, ovvero solo una grande operazione
mediatica di distrazione di
massa.
4. Il DDL prevede la riduzione degli organi collegiali della scuola
(Collegio dei docenti,
Consiglio di Istituto) a meri organi consultivi, depotenziandoli
significativamente, in quanto
li priva di ogni potere deliberativo. Ogni decisione non solo
organizzativa e
amministrativa, ma persino pedagogica e didattica è affidata al
Dirigente Scolastico (il
quale peraltro sarà caricato di enormi responsabilità e senza alcuna
tutela ) in una sorta di
deriva autoritaria che non può trovare spazio all’interno della Scuola,
una delle
fondamentali istituzioni democratiche della Repubblica, quella cui
viene demandato il
compito di formare l’uomo e il cittadino.
5. Il DDL lede gravemente la libertà di insegnamento, garantita dalla
Costituzione, limitando
la libera estrinsecazione dell’attività didattica del docente e
sottoponendola al controllo di
un solo soggetto, il Dirigente Scolastico.
Il docente, inoltre, sarebbe costretto a una formazione obbligatoria
nella misura di 50 ore
annuali da prestarsi, scavalcando la contrattazione nazionale, senza
alcuna retribuzione,
ignorando i fallimentari risultati conseguiti in passato dai corsi di
formazione obbligatoria
nelle scuole.
È evidente il rischio della limitazione, coartazione e soppressione del
pluralismo
democratico, che deve essere invece garantito e tutelato in tutti i
modi, perché la scuola è
la fucina della democrazia del presente e del futuro e tale deve
rimanere.
6. Il Dirigente Scolastico assume un rilievo spropositato anche
rispetto alla costituzione
dell’organico dei docenti, all’assunzione degli stessi, alla loro
valutazione, senza alcun
bilanciamento e senza che il sistema di valutazione dei dirigenti abbia
dato risultati apprezzabili, essendo ancora in fase di implementazione.
Tutti noi conosciamo l’impegno,
la serietà e il rigore di molti dirigenti scolastici ma, in un Paese
che vanta tristi primati in
termini di corruzione, si rischia di consegnare le scuole, istituzioni
finora quasi immuni dagli
abusi, a clientelismi locali e all’arbitrio di pochi.
7. Il sistema di piani triennali da sottoporre da parte di tutte le
istituzioni scolastiche nazionali
al vaglio dell’Ufficio Scolastico Regionale e del Ministero
dell’Istruzione dell’Università e
della Ricerca comporterà un aggravio burocratico di proporzioni immani.
Ogni tre anni le
scuole saranno gettate nel caos e le migliori energie si spenderanno
per conteggiare
burocraticamente posti, risorse, progetti ecc. Gli eventuali rilievi
opposti dagli organi
superiori, così come la mancata erogazione di risorse adeguate
(quand’anche fatti in
assoluta buona fede), costringeranno ad ulteriori revisioni e rimpalli
dei piani da un livello
all’altro, con inutili perdite di tempo, risorse, energie e con il
moltiplicarsi del contenzioso
amministrativo.
Tra le scuole della Repubblica, a tutte le quali, indistintamente,
dovrebbe essere garantito
un decoroso sostegno economico per svolgere la loro imprescindibile
missione, si
scatenerà una “cattiva” competizione di tipo clientelare per vedersi
approvati i piani e
per accaparrarsi le risorse. In tutto ciò i livelli politici superiori
otterranno un’ingerenza
pericolosa sulle scuole, che subiranno un pesante condizionamento dei
governi regionali e
nazionali di turno. Piaga, questa, che aveva finora quasi risparmiato
il mondo della scuola.
8. Il sistema dell’organico funzionale, così come congegnato, lede i
più elementari diritti dei
lavoratori. Innanzitutto, quelli dei docenti precari (PAS, TFA,
3°FASCIA, GAE) che non
dovessero rientrare nel piano straordinario di assunzioni, i quali
verrebbero
definitivamente espulsi dalla scuola pubblica, senza neppure la
possibilità di accedere alle
supplenze per coloro che hanno prestato più di 36 mesi di servizio.
Ai docenti, sia quelli neoassunti sia tutti quelli che rientrano nelle
operazioni di mobilità
(compresi i soprannumerari), sarebbe impedita un’effettiva possibilità
di mobilità nel
territorio nazionale oltre che la possibilità, sancita per qualunque
altro dipendente dello
Stato, di poter operare una scelta su una sede.
Il trasferimento dalla scuola al “cosiddetto” Albo comporterebbe così,
analogamente alla
riforma del lavoro già approvata dal parlamento, un’imponente
precarizzazione della classe
docente (ma chiaramente estendibile anche ai Dirigenti scolastici e al
personale ATA), che
produrrebbe solo una costante incertezza sull’immediato futuro
lavorativo. Così, anziché
rendere più dinamica la mobilità dei docenti, il sistema prefigurato
cristallizzerebbe le
posizioni dell’organico, sclerotizzando i docenti sempre nelle stesse
scuole, salvo la
mancata riconferma da parte del DS.
Del tutto criticabile, inoltre, soprattutto dopo tanta retorica sulla
scuola meritocratica, è la
facoltà attribuita al DS di poter affidare la cattedra a docenti senza
abilitazione che abbiano
semplicemente il titolo di studio specifico.
9. Assolutamente negative sono da valutare le aperture alle
sponsorizzazioni di privati, che
segnano la capitolazione dello Stato e il suo possibile progressivo
disimpegno dalla spesa
per la scuola pubblica, già tra le più basse d’Europa. Le
sponsorizzazioni dei privati
rischiano di generare clientelismi, indebite ingerenze, connivenze,
producendo inoltre
minori introiti per lo Stato (sono previsti dal DDL incisivi vantaggi
fiscali) insieme a ulteriori,
profonde disparità tra le scuole collocate in territori floridi ed
economicamente produttivi
e scuole di zone economicamente depresse.
10. Incostituzionale è la defiscalizzazione delle rette per le scuole
paritarie. Fatta salva la
libertà di scelta educativa delle famiglie, lo Stato non può stornare
parte della fiscalità
generale a vantaggio degli istituti privati, sottraendo risorse alla
scuola statale.
11. Nessun riferimento è presente nel DDL riguardo alla spinosa
questione del personale ATA,
ignorato da questo governo e fatto oggetto di pesanti tagli da quelli
precedenti.
12. Abnormi e senza precedenti sono, infine, le deleghe che il Governo
chiede al Parlamento
per rivedere praticamente tutta la legislazione scolastica vigente:
dall’autonomia scolastica
al sistema di conseguimento delle abilitazioni, dallo statuto giuridico
del personale
scolastico, alla revisione degli organi collegiali, ai problemi della
disabilità e così via,
prefigurando un’ulteriore pericolosa compressione delle prerogative del
Parlamento e
della qualità della democrazia nel nostro Paese.
L’assemblea pertanto, sulla base di questi elementi, si propone di:
- organizzare ulteriori momenti di confronto, coinvolgendo anche gli
studenti e le loro famiglie, spiegando loro le profonde ragioni del
disagio dei lavoratori della scuola e le
nocive conseguenze della riforma per il futuro del Paese;
- coinvolgere gli insegnanti di altre scuole nella logica di un
coordinamento unitario, anche nell’ipotesi di altre e più radicali
misure eventualmente decise dal Collegio dei docenti;
- coinvolgere i sindacati in azioni unitarie e incisive di
rivendicazione dei diritti lesi e per la richiesta al governo di
ritirare il DDL sulla scuola;
- diffondere a tutti i livelli, attraverso gli organi di stampa e di
informazione, i siti internet e i social network, la grave
preoccupazione dei docenti per l’iniziativa di legge del Governo;
- invitare il Governo e il Parlamento a tenere conto delle innumerevoli
proposte di miglioramento del sistema dell’istruzione e della
formazione, formulate nel corso degli ultimi anni dai docenti
attraverso leggi di iniziativa popolare, interventi sulla piattaforma
“La Buona Scuola”, documenti, progetti, sperimentazioni;
- elaborare ulteriori incisive proposte di miglioramento del sistema
nazionale di istruzione da sottoporre al vaglio delle forze politiche e
del Governo.
LA BUONA SCUOLA SIAMO NOI!
Il Collegio dei Docenti
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