I settant’anni dell’UCIIM. I docenti educatori e testimoni
Data: Mercoledì, 18 marzo 2015 ore 07:30:00 CET Argomento: Redazione
Il
convegno nazionale dell’UCIIM (Unione Cattolica Insegnanti, Dirigenti,
Educatori, Formatori), sul tema: “70 anni da protagonisti al servizio
della persona e della scuola”, svoltosi a Roma nei giorni 12-14 marzo
ha avuto il coronamento solenne con l’udienza pontificia nell’aula
Paolo VI. I duemila partecipanti con canti di accoglienza e forti
emozioni hanno accolto Papa Francesco, che, dopo il saluto della
presidente nazionale, Rosalba Candela, ha rivolto un messaggio ricco di
molteplici spunti educativi. L’avvio del discorso con l’espressione: «Cari colleghi e colleghe, permettetemi di
chiamarvi così, perché anch’io sono stato insegnante come voi e
conservo un bel ricordo delle giornate passate in aula con gli studenti»,
è stato disarmante e inaspettato e quindi il primo applauso è scaturito
spontaneo, come pure quando ha detto; “Fare l’insegnante è un lavoro
bellissimo, ma purtroppo malpagato» e poi ancora «È un peccato questo,
che siano malpagati - ha sottolineato il Pontefice - perché non è solo
il tempo che spendono lì per fare scuola, poi devono prepararsi,
pensare a ognuno degli alunni, come aiutarli ad andare avanti».
Gli insegnanti hanno visto riconosciuto il senso alto della professione
docente, “insegnare è bellissimo perché consente di veder crescere
giorno dopo giorno le persone che sono affidate alla nostra cura”.
Insegnare è una missione ed un impegno serio, una grande
responsabilità, da condividere con la comunità educativa.
Il Pontefice ha puntato l’attenzione sul valore sociale, oltre che
culturale, del lavoro svolto dai docenti. «Dovete insegnare non solo i
contenuti di una materia - ha proseguito Papa Francesco - ma anche i
valori della vita e le buone abitudini, sono tre le cose che dovete
trasmettere». Per i contenuti delle materie, ha osservato il
Papa, «è sufficiente il computer ma per capire come si ama, quali sono
i valori e quali abitudini sono quelle che creano armonia nella
società, ci vuole un buon insegnante». «Siate - ha suggerito ancora
agli insegnanti cattolici - testimoni, e una testimonianza non si
compra e non si vende, si offre».
In tempi di crisi, difficili per le famiglie, il ruolo dell’insegnante
acquista ancora maggior valore. «In una società che fatica a trovare
punti di riferimento, è necessario che i giovani trovino nella scuola
un riferimento positivo», ha rilevato il Pontefice, sottolineando la
necessità di «insegnanti capaci di dare un senso alla scuola, allo
studio e alla cultura, senza ridurre tutto alla sola trasmissione di
conoscenze tecniche ma puntando a costruire una relazione educativa con
ciascuno studente, che deve sentirsi accolto ed amato per quello che è,
con tutti i suoi limiti e le sue potenzialità».
Qualsiasi insegnante si trova bene con i bravi studenti, ma agli
insegnanti cristiani il Papa ha chiesto di “amare di più gli
studenti difficili”, quelli che non vogliono studiare, quelli che si
trovano in condizioni di disagio, i disabili, gli stranieri, che oggi
sono una grande sfida per la scuola.
Le parole del Papa penetrano nel cuore dei presenti e si respira
un’aria di rasserenante soddisfazione, unita ad un forte
incoraggiamento a fare meglio,a rinnovare l’entusiasmo e la passione
per l’uomo e ad essere “testimoni di vita e di speranza”
Se oggi un’Associazione professionale d’insegnanti cristiani vuole
testimoniare la propria ispirazione, afferma Papa Francesco, è chiamata
a impegnarsi nelle periferie della scuola, che non possono essere
abbandonate all’emarginazione, all’ignoranza, alla malavita.
L’attenzione alle periferie e ai ragazzi che hanno maggior bisogno di
aiuto, risuonano come monito per i docenti che, da bravi educatori,
hanno il compito di “non perdere nessuno di quelli che hanno avuto
affidati”.
Per animare dall'interno la scuola, a prescindere dalla sua gestione
statale o non statale, occorrono educatori credibili e testimoni
di un’umanità matura e completa, seguendo anche l’esempio di Don Bosco
del quale si celebra il bicentenario della nascita e degli altri
modelli di educatori della comunità cristiana.
Quando Gesualdo Nosengo fondò l’UCIIM nel 1944, all’interno della FUCI,
l’Italia era ancora in guerra. Da allora ne è stata fatta di strada!
Anche la scuola ha percorso tanta strada ed è andata avanti anche
grazie al contributo dell’UCIIM che è stata promotrice di riforme per
la scuola unica e obbligatoria per tutti, per l’integrazione dei
disabili, per la gestione democratica, per la formazione dei docenti.
«Sul piano professionale è importante aggiornare le proprie competenze
didattiche, anche alla luce delle nuove tecnologie, ma l'insegnamento
non è solo un lavoro: è una relazione in cui ogni insegnante deve
sentirsi interamente coinvolto come persona, per dare senso al compito
educativo verso i propri allievi.”
“L'Italia è cambiata, la scuola è cambiata, ma ci sono sempre
insegnanti disposti a impegnarsi nella propria professione con
quell'entusiasmo e quella disponibilità che la fede nel Signore ci
dona». Con queste parole Papa Francesco ha benedetto l’azione
dell’associazione professionale, aperta al futuro ed ha augurato un
forte impegno educativo “La vostra presenza qui oggi è la prova che
avete quelle motivazioni di cui la scuola ha bisogno”.
Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it
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