«Ho fame, mi dai da mangiare?». Colloquio informale tra Mister 'Spread 100' e un Uomo normale
Data: Domenica, 15 marzo 2015 ore 08:30:00 CET
Argomento: Redazione


Camminava barcollando, in attesa di chissà che cosa, l’Uomo normale, faceva “spola” tra la sua baracca e il Palazzo della Banca, in cerca di qualcosa da mangiare. Certo, cercare verità e giustizia, ma anche pane e companatico, e un lavoro umile, semplice, ma dignitoso, per se e per la sua “normale” famiglia. Quando dal portone di servizio del “Palazzaccio” intravide lui, Mister “Spread 100”, che si aggirava tra una “Cassa continua” e la sottana della Troika! Lo seguì, lo fermò, lo fissò e gli pose alcune piccole, semplici domande ...

Uomo normale: «Mister Spread, ho molta fame! Come può aiutarmi?».
Mister “Spread 100”: «Ma, carissimo amico, ha sbagliato indirizzo! Forse ancora non l’ha capito, ma il mio compito non è aiutare l’economia reale! Lo Spread non c’entra con il tasso di disoccupazione, con la produttività reale, e ccu tutti ‘sti fissarii varii!».

Uomo normale: «Ma comu, ...!? In fondo, lei mi sembra così umano, vedendolo in televisione! Ma mi dica ‘na cosa, che ancora non capisco, perché, se lei, Mister “Spread 100”, è così basso tutti sono contenti? Eppure, le tasse e le accise aumentano, e i consumi diminuiscono! E siamo pure in deflazione!».
Mister “Spread 100”: «Eh, caro amico, si informi, si informi! Se lo spread scende non vuol dire che l’Italia va meglio. Anzi! Significa solo tassi più bassi per i titoli di Stato, per le obbligazioni e per i mutui (e non tutti!). Allo stesso tempo significa che i Bot, i Btp e i Buoni Postali renderanno ancora meno. Capito il concetto!? È la somma che fa il totale!».

Uomo normale: «Ma allora perché il debito pubblico cresce continuamente? L’Italia aveva un debito pubblico pari al 116,4% del Pil nel dicembre del 2011, mentre ad oggi è pari al 132,2% del Pil. E la disoccupazione, dalla fine del 2011, è salita in Italia dall’8,4% al 12,6%!».
Mister “Spread 100”: «La diminuzione dei rendimenti dei titoli e il contestuale rallentamento dell’inflazione ha prodotto un aumento del costo reale del debito, che ha parzialmente attenuato il costo degli effetti positivi del calo dei rendimenti. In poche parole, l’economia peggiora e i bilanci pubblici affogano nei debiti, ma i rendimenti dei titoli di Stato scendono. Si tratta di finanza e non di economia reale! Il quantitative easing (cioè in acquisti a tappeto di titoli di Stato) serve solo a finanziare le banche. Di fatto la discesa dei rendimenti dei titoli di Stato non si è tradotta in un vero ridimensionamento del costo del credito bancario per le imprese, perché i tassi d’interesse applicati dalle banche alle aziende italiane sono rimasti stabili. Si industri, si industri! Capisci ‘a mme!».

Uomo normale: «Apposto! Abbissati semu! Finalmente, ho capito che non ho capito nulla dalla vita! Povero me! Allora, chissà per quanto tempo ancora sono destinato a non avere un lavoro, a vagabondare per le vie della città e a morire di fame! E poi hanno pure il coraggio “barbaro” di venire a chiedermi il voto, e chi si è visto si è visto! Puh! Vergognatevi ventiquattrore al dì!».

I due inviati speciali ... non molto troppo!
Angelo Battiato e Nuccio Tropi





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