La 'Buona Scuola' di Renzi, finalmente si premia il merito
Data: Sabato, 14 marzo 2015 ore 08:00:00 CET Argomento: Rassegna stampa
Il merito,
finalmente. Per la prima volta un Governo introduce nella scuola
meccanismi e, soprattutto, fondi – 200 milioni - per valorizzare il
merito degli insegnanti. È uno degli assi portanti di quella che Matteo
Renzi ha definito ieri in conferenza stampa, dopo il via libera del cdm
al disegno di legge, “La riforma principale per il nostro Paese”.
Insieme alla valorizzazione del merito, tra i dieci punti presentati
dal Premier, autonomia e assunzioni dei centomila precari costituiscono
senz’altro i nodi strategici per la rivoluzione concettuale della
scuola che si intrecciano fra di loro per determinare un sistema di
virtuosi effetti.
La valorizzazione del merito degli insegnanti da tempo, a partire dal
generoso tentativo del ministero Berlinguer, è oggetto di
contraddittorie resistenze da parte dei docenti stessi che diffidano di
tutti i meccanismi finora ipotizzati per decidere chi e come valuta.
Ebbene, Renzi ha sciolto con agile mossa questo dilemma, affidando ai
compito ai presidi che decideranno tenendo anche conto del parere dei
Collegi docenti.
Il tema della valorizzazione del merito non appare solo legato al
premio economico ma è anche implicito in altri punti della riforma,
nella chiamata diretta dei docenti da parte dei presidi sulla base del
curriculum e nell’ambito di un albo professionale. Inoltre sempre alla
valorizzazione del merito bisogna ascrivere l’assunzione per concorso
dei docenti, una volta esaurite le famigerate graduatorie ad
esaurimento dei precari.
I tre punti nodali della riforma si intrecciano così fra di loro in una
cornice che è quella dell’autonomia finalmente sostanziata in concreta
attuazione dei provvedimenti legislativi adottati sin dalla fine degli
anni novanta, ma finora vanificati dai formalismi burocratici e
centralistici.
Le scuole autonome ora disporranno, grazie all’assunzione dei
centomila, anche di un organico funzionale, cioè di una sorta di task
force che renderà agile e pronta la copertura delle assenze improvvise
e temporanee. Ma soprattutto le scuole autonome opereranno in termini
di responsabilità di fronte all’utenza e i loro presidi saranno
valutati per i risultati che otterranno le scuole da loro dirette.
Questi presidi avranno certamente più poteri, potranno chiamare
direttamente i docenti, decideranno chi premiare e così via, ma
dovranno dar conto dell’efficienza e dell’efficacia delle loro scelte,
comunque non arbitrarie ma sempre fatte in rapporto a criteri
predefinito come l’albo professionale e il cv dei docenti.
Le centomila assunzioni infine saneranno una dolorosa piaga, quella di
tante persone costrette all’incertezza e al precariato e forniranno
alle scuole personale sufficiente per venire incontro alle esigenze
finora compresse. Consentiranno soprattutto che non ci siano mai più
classi-pollaio. Nel contempo si porrà fine a un meccanismo perverso –
quello delle supplenze - che non garantiva qualità e generava
aspettative deludenti.
A questo riguardo, diverse sono le perplessità che vengono sollevate
sui tempi necessari per rendere possibili le assunzioni entro
settembre. A chi chiede in conferenza stampa se si farà in tempo per
quella datail Premier risponde “Il Parlamento riuscirà, in un modo o
nell’altro” e insiste “Il Parlamento riuscirà. Bella questa frase -
aggiunge scherzando rivolto al sottosegretario Graziano Delrio. Ma,
soprattutto l’esortazione è rivolta al Parlamento, a fare presto e bene.
Gli altri aspetti della riforma - trasparenza, introduzione della
musica e dell’arte - rispondono tutti a traguardi di qualità che
tendono a cambiare e a rendere migliore non solo la scuola ma la
società stessa che nella scuola si forma.
Una rivoluzione quindi più che una riforma, ma forse è meglio, come
dice Renzi in conferenza stampa (“Basta con le riforme!), una serie di
scelte di buon senso che possono portare a concreti effetti.
Donatella Purger - Firstonline.info
donatellaaura@gmail.com
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