La buona scuola e i tre assi di Renzi: abolizione del precariato, merito e innovazione
Data: Martedì, 24 febbraio 2015 ore 07:45:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


La buona scuola c'è già nel Paese ma per diffonderla e renderla sistema occorrono tre salti di qualità che possano innescare circuiti virtuosi: l'abolizione del precariato, un sistema premiante del merito e una decorosa carriera degli insegnanti e l'innovazione - Ma la rivoluzione di Renzi prima ancora che nelle leggi deve avvenire nella testa dei docenti.

"La tradizione non è ricordare le ceneri ma tener vivo il fuoco": la citazione di Mahler che Matteo Renzi ha rivolto ai giovani musicisti dell'Accademia di Santa Cecilia, che avevano terminato di eseguire l'Intermezzo della Cavalleria Rusticana di Mascagni, all'iniziativa organizzata ieri dal PD a Roma presso la sala conferenze "Nazionale Spazio Eventi" sulla scuola, non ha strappato grandi applausi come le numerose frizzanti battute alle quali il Premier ci ha abituato e di cui ha costellato anche questo discorso, ma è forse la cifra di una manifestazione che voleva essere prima di tutto una iniezione di fiducia e di spirito di concretezza in un clima festoso. Non era perciò fuori luogo ricordare al pubblico presente che le prime cose da rottamare nella scuola sono la burocrazia, la rigidità delle procedure soffocanti e il vuoto formalismo per dare respiro alle cose vive e vere.

E vivo e vero era proprio il cuore della manifestazione, tra l'intervento del Ministro della Pubblica Istruzione e dell'Università Stefania Giannini e le conclusioni del Presidente del Consiglio, in cui battevano il contributo e l'esperienza delle tante buone scuole che quotidianamente tentano di scrollare i polverosi e obsoleti simulacri di erudizione per tenere vivo il fuoco scoppiettante della curiosità e della ricerca di vie insolite verso il sapere, tanto per restare vicini alla metafora di Mahler.

I veri protagonisti di una buona scuola che c'è, e forse è anche diffusa, ma che purtroppo non è ancora sistema, si sono così avvicendati sul palco numerosissimi a raccontare e a presentare le belle attività che conducono: le esperienze di alternanza scuola-lavoro, le scuole dell'Infanzia di Reggio Emilia che nel mondo tutti ci copiano, la Junior Orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia e molte altre attività, scandite da interventi di figure di riferimento per l'educazione, tra cui la più prestigiosa quella dell'ex ministro Luigi Berlinguer, presidente della commissione per la musica.

"Ho sentito dire che bisogna cambiare questa scuola italiana perché con l'impianto educativo di questa scuola, per quanto grande sia stata la tradizione e la qualità degli insegnanti, l'Italia non andrà da nessuna parte. Persino l'opinione pubblica ha ancora un'idea di scuola fatta di banchi e di cattedra che da altre parti non esistono più. Questo ritornello sul cambiare mi ha aperto fortemente il cuore e la speranza." L'intervento di Berlinguer, che ha poi sviluppato il tema dell'arte e della bellezza come fondamenti dell'educazione, ha strappato numerosi applausi e una standing ovation finale conclusa dall'abbraccio con Renzi. Segno anche dell'emozionalità che ha caratterizzato questa festa.

Una festa, appunto e, anche se le cronache si sono molto concentrate sulle cadute organizzative come l'affollamento rissoso all'ingresso della sala o sulle scontatissime contestazioni becere dei soliti malpancisti e non sono mancate, come sul Corriere della Sera, note pungenti sul carattere celebrativo della manifestazione e sulle aspettative deluse di conoscere i dettagli dei provvedimenti in arrivo sul tavolo del Consiglio dei Ministri del 27 febbraio, tuttavia, le anticipazioni su almeno le tre questioni nodali della riforma in arrivo sono emerse dai discorsi, soprattutto del ministro Giannini e del premier Renzi. E sono quelle dell'assunzione di oltre 120.000 precari - "basta con la supplentite", ha detto il sottosegretario Davide Faraone - la valutazione del merito e la carriera dei docenti, l'innovazione della scuola.

Una buona scuola c'è già nel Paese e le buone pratiche presentate in questa circostanza concorrono a dimostrarlo. Ma anche se diffusa, non è ancora sistema. Perché la buona scuola diventi sistema c'è proprio bisogno della soluzione di questi tre nodi strategici ma a condizione che essi possano innescare circuiti virtuosi e rendano effettiva l'abolizione del precariato, consentano il sistema premiante del merito e facciano scattare l'innovazione, prima ancora che negli strumenti da usare, nelle menti degli operatori.

Le riforme però camminano sulle gambe delle persone: e in questo senso le resistenze al cambiamento diffuse e il pervicace conservatorismo di certa sinistra e di certo sindacato rendono il cammino tutto in salita. Però è giusto provare e cominciare a cambiare.

Donatella Purger - Firstonline.info
donatellaaura@gmail.com





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