La piccola Nicole e il ministro
Data: Giovedì, 19 febbraio 2015 ore 16:30:00 CET
Argomento: Redazione


Ho appena ascoltato le interrogazioni rivolte al ministro Beatrice Lorenzin per la morte della piccola Nicole, nata nella casa di cura privata "Gibiino" di Catania e  morta poche ore dopo, mentre veniva trasportata in un ospedale di Ragusa (sic), dopo che era stata constatata l'impossibilità di curarla a Catania. Gentile ministro Lorenzin, la sua indignazione nel discutere di questa tragedia - che traspariva da ogni sua parola, malgrado il suo aplomb ministeriale - è per me la sola speranza che qualcosa possa cambiare nel criminoso sistema della sanità siciliana. Ho notato che dopo che lei ha menzionato alcune delle "criticità" dalle quali forse è dipesa la morte della piccola Nicole (l'inadeguatezza della casa di cura "Gibiino" e del suo personale, l'uso improprio dei mezzi di soccorso neonatale in dotazione al Santo Bambino, la norma che vieta che gli elicotteri per il trasporto di infermi possano levarsi in volo oltre le ore 18,00 etc.) le è sfuggita un'espressione "politically uncorrect": è stato quando ha parlato della Sicilia come di "Regione sotto tutela". Lei si è subito scusata per l'espressione, che farà inferocire tanti difensori a oltranza dell'autonomia siciliana.

Non c'era motivo perché lei si scusasse. La Sicilia è la regione costituita prima di ogni altra, addirittura prima della nascita della Repubblica, con più autonomia di ogni altra regione e l'esito è quello che vediamo: classe dirigente trasversalmente amorale, dedita al proprio esclusivo arricchimento, da perseguire mediante l'occhiuto scrutinio di ogni legge, norma, bando o regolamento che possa portare denaro in casa (sic: "in casa", non "in cassa"). Ecco dunque la proliferazione delle Comunità montane (anche in riva al mare), dei posti di sottogoverno, dei posti di redattore capo all'Ufficio stampa della Regione (più numerosi che a Buckingham Palace o alla Casa Bianca), di guardie forestali, l'elargizione di stipendi da favola ai dipendenti regionali, fatti tutti dirigenti ancorché privi di subordinati da dirigere, molti dei quali guadagnano assai più del presidente Obama o del segretario generale dell'Onu.

Il comune di Giarre si è appropriato di fondi che la comunità europea elargiva per la costruzione di uno stadio per l'hockey a cavallo;  il comune ha speso quei soldi senza - ovviamente - concludere la costruzione dello stadio, ma nessuno se ne è dispiaciuto perché, come ognun sa, nessuno in Sicilia ha mai giocato a hockey a cavallo; ciò che importava era che quei fondi arrivassero a Giarre, per essere manipolati da amministratori locali. Una volta ottenuto ciò, nessuno ha trovato da ridire.

Non si scusi, dunque, gentile Beatrice, per le sue parole ma si faccia piuttosto promotrice di una campagna per la messa sotto tutela non della sanità siciliana, ma dell'intera Regione o addirittura - se ci è lecito passare a un sogno - per la soppressione della Regione. Credo che mai amministratori residenti a Roma si siano dimostrati così incapaci, rapaci e disonesti quanto quelli che noi siciliani abbiamo eletto da 70 anni a questa parte. Con i migliori auguri di buon lavoro.

Prof. Maurizio Ternullo
astronomo presso Istituto Nazionale di Astronomia - Osservatorio di Catania





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