Il lavoro degli insegnanti
Data: Sabato, 24 gennaio 2015 ore 08:00:00 CET
Argomento: Redazione


Le norme contrattuali che regolano lo status giuridico degli impiegati pubblici in gran parte sono valide per definire quello degli insegnanti. La peculiarità delle loro prestazioni, che dovrebbero fondarsi su un elevato standard di preparazione culturale, sull’autonomia intellettuale, sulla ricerca e sulla libertà didattica, è codificata in poche e disattese disposizioni.
L’insegnamento in genere  è diventata un’attività in cui prevalgono gli adempimenti e che si modifica raramente, vincolata com’è da molteplici e sempre nuovi regolamenti.
La posizione giuridica dell’insegnante di ruolo ancora oggi è immutabile nel tempo: prevede solo scatti di anzianità. Dal punto di vista contrattuale è una figura professionale monofunzionale; nei fatti invece svolge diversi compiti,  riferibili sia  all’insegnamento formale sia alle diverse attività educative che le scuole sono tenute a realizzare. Compiti che sono poco e  parzialmente valorizzati.

L’insegnamento è diventato negli ultimi anni un’occupazione prevalentemente femminile che riserva poche soddisfazioni: la più grande delle quali è la nomina a tempo indeterminato dopo lunghi anni di avvilente precariato. Sembra fatta apposta per allontanare i migliori laureati , soprattutto quelli nelle materie scientifiche e professionali.
La formazione di quasi tutti i docenti è universitaria e la stragrande maggioranza dei laureati, fatta eccezione dei medici, dei farmacisti e di qualche altra professione, cerca di avere un impiego a scuola senza averla scelta come destino del proprio corso di studi e senza adeguata preparazione professionale.
Fino ad oggi si entra a scuola con le supplenze temporanee ed annuali e vi si resta definitivamente in seguito all’immissione in ruolo; assegnato per concorso ordinario o per concorso riservato.

Spesso l’ingresso nella scuola è segnato da pregiudizi e da delusioni per défaillances di precedenti aspettative. La scuola è per molti solo un’occasione di lavoro, più che una scelta di vita, come si diceva una volta. Non è stato sempre così.
Negli anni ’70, anni di grande espansione della scolarizzazione, per un consistente gruppo di insegnanti (soprattutto quelli di materie umanistiche) di estrazione popolare, l’insegnamento è stato un’ importante via di accesso alla promozione sociale e per le donne quella più sicura all’assunzione di ruoli extrafamiliari.
E’ stata la fortuna del sistema scolastico italiano, perché con pochi investimenti, anche se sono state modificate le modalità di assunzione nella scuola, ha potuto disporre di risorse umane di qualità, che hanno profuso nell’esercizio della professione un entusiasmo e un impegno superiori alla considerazione pubblica del loro lavoro.

Questo gruppo di insegnanti, in genere portatore di una concezione idealizzante della propria funzione, è stato determinante per la costituzione di molti atteggiamenti professionali della categoria e ha di fatto sopperito a tutte le carenze del sistema scolastico italiano. E’ ormai, però, quasi tutto sparito per raggiunti limiti di età e non pare che sia stato adeguatamente sostituito dalle nuove leve.
Massificazione del ruolo, facilitazione d’accesso nel sistema scolastico, eliminazione di ogni forma di valutazione, hanno abbattuto tutti i criteri e i sistemi di qualificazione della funzione docente, da cui discende il prestigio sociale e rendono difficile il ritorno agognato della categoria degli insegnanti ad una condizione professionistica: generalmente accessibile quando i componenti di un gruppo professionale sono pochi, scelti, valutati e ben pagati.

Per questa discesa negli inferi della considerazione sociale è stata determinante l’assenza di regole qualificate di reclutamento. Questa si è legata con effetti nefasti con l’assenza di sistemi seri di valutazione del servizio e con l’assenza di formazione seria e moderna sia all’inizio sia durante tutta la carriera scolastica.
Il problema del reclutamento degli insegnanti è fondamentale per le sorti della scuola e per le sorti del loro ruolo pubblico.
Gli insegnanti preparati e di qualità non devono essere un’eccezione, ma l’esito previsto, programmato e regolare del sistema scolastico.

prof. Raimondo Giunta





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