'Si dubita sempre delle cose più belle. Parole d'amore e di letteratura' alla Biblioteca Zelantea di Acireale
Data: Mercoledì, 21 gennaio 2015 ore 08:30:00 CET
Argomento: Redazione


Martedì 27 gennaio 2015, alle ore 18.00, nella sala Cristoforo Cosentini della Biblioteca Zelantea di Acireale, il dott. Giuseppe Contarino, presidente dell'Accademia, e la scrittrice Simonetta Agnello Hornby presenteranno il volume "Si dubita sempre delle cose più belle. Parole d'amore e di letteratura" di Federico De Roberto e Ernesta Valle, edito da Bompiani, a cura di Sarah Zappulla Muscarà e Enzo Zappulla.
Leggeranno brani del carteggio Agostino Zumbo e Debora Bernardi.

Un amore segreto di eccezionale interesse storico-letterario quello che ci rivela il corposo carteggio inedito fra il trentaseienne Federico De Roberto, l'autore del graffiante romanzo storico I Vicerè (1894), uno dei maggiori della nostra storia letteraria, e la trentunenne Ernesta Valle, moglie dell'avvocato Guido Ribera. Fra sotterfugi, stratagemmi, astuzie il carteggio, una miniera di notizie le più variegate, si snoda dal 31 maggio 1897 al 18 novembre 1903 (con testimonianze fino al 1916) in un intricato, pertinace intreccio di temi intimi e letterari. Un'ardente storia d'amore che ci rivela aspetti ignorati dell'austero e schivo Rico, come lo chiama l'amante, a sua volta ribattezzata Renata (perché "rinata" all'amore) o Nuccia (diminutivo di "femminuccia"), e insieme della vita mondana, sociale, culturale dei due poli fra cui si snoda, Milano e Catania, dalla fine dell'Ottocento ai primi del Novecento. Una donna di singolare modernità ErnestaRenata, raffinata, colta, brillante, anche nella scrittura, i cui giudizi De Roberto sollecita e accoglie. Meta prediletta di De Roberto, al pari dei sodali Verga e Capuana, sospinti da un senso d'irrequietezza, da un'aspirazione a più vasti orizzonti, Milano rappresenta, e il carteggio ne è ampia testimonianza, la capitale dei poteri mediatici, finanziari, culturali, la città più progredita, operosa, ricca di vivacità artistica e di brulicanti iniziative, con le sue prestigiose case editrici (i Fratelli Treves, Galli), le grandi testate giornalistiche (il "Corriere della Sera", la rivista "La Lettura"), i rinomati teatri (la Scala, il Manzoni, il Filodrammatici, il Lirico, l'Eden), gli eleganti ritrovi (il Biffi, il Cova, il Savini, il Caffè dell'Accademia), gli elitari salotti (di donna Vittoria Cima, di Virginia Borromeo, della stessa Ernesta Valle Ribera). È lì che gli sono consentite assidue frequentazioni con i maggiori esponenti dell'intellighentia dell'epoca, giornalisti, scrittori, attori, editori. Un carteggio monumentale (734 lettere, 84 foto, 2142 pagine, 973 nomi) che ci consente di seguire inoltre passo passo le tappe dell'itinerario scrittorio di De Roberto in questi anni, di penetrare nella sua officina segreta, nella camera oscura dell'ispirazione, di tallonarlo nel tormentato work in progress, svelandoci progetti, fervori, traguardi, e soprattutto ansie, inquietudini, sconfitte, in virtù di una rigogliosa messe di informazioni inedite o rare, sparse anche nelle fitte, puntuali, ricche note. Amante appassionato, impetuoso, temerario, travolgente, De Roberto, per il tramite della mediazione di un focoso, insistito, spregiudicato rammemorare, mira a rinnovare ebbrezze amorose, consolidare vincoli carnali, quasi a viepiù tener legata la sua "femminuccia". Talora melodrammatico, enfatico fino al parossismo, alla sfacciataggine, all'impudicizia.

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