Satira o derisione?
Data: Martedì, 20 gennaio 2015 ore 07:30:00 CET
Argomento: Redazione


La strage di Parigi ha spinto a riflettere seriamente sul significato che riveste la libertà di stampa e di espressione nelle società democratiche. E' convincimento comune che proprio in queste libertà si debba indicare il tratto che le distingue da ogni altro sistema di organizzazione della società. La libertà di stampa è diritto di conoscere e di informare; diritto di conoscere tutto e dovere di non nascondere nulla. E' al centro della democrazia, perchè laddove esistono zone di oscurità si costituiscono poteri incontrollabili e si formano e si difendono interessi illegittimi. Informazione libera e trasparenza delimitano lo spazio della democrazia. Sono i suoi confini. La libertà di espressione è diritto di essere liberi di pensare, di credere e di dire ciò che si ritiene personalmente necessario e giusto pensare, credere e dire. E' l'ossigeno che consente di respirare, di sentirsi e di essere vivi.

E' il diritto primigenio della democrazia, anzi il diritto su cui si fonda la democrazia e che la oltrepassa, perchè costitutivo più che di un regime politico,della stessa dignità della persona.
Queste libertà, a mio parere, non sono illimitate. La coesistenza e la convivenza delle persone in una qualsiasi comunità presuppongono che alla mia libertà sia collocato come limite la libertà degli altri. Si rende necessaria una misura; ci deve essere un equilibrio per impedire che alla fine qualcuno sia più libero e più uguale degli altri.
La questione di fondo è quella di potere e sapere contemperare il diritto di espressione e il rispetto delle persone; la libertà di stampa e di informazione e il diritto all'onore e alla dignità delle persone.
In molti ordinamenti civili la rottura di questo equilibrio in genere viene configurata penalmente (diffamazione, ingiuria, calunnia). Il pluralismo delle opinioni e la libertà di espressione si realizzano in una grande varietà di modi e dovrebbe essere la loro custodia, la loro difesa il compito più elevato per tutti gli attori e i soggetti della vita pubblica, perchè sono il frutto più bello e raro della storia della nostra società.

La satira, qualunque sia la sua forma espressiva, è sempre sul punto di rottura dell'equilibrio tra libertà di espressione e diritto all'onore e alla dignità delle persone. Tutto dipende dal contesto, dai tempi, dalle persone e dalla misura.
Ma satira e misura,satira e continenza espressiva sono uno strano ossimoro,una evidente ,normale contraddizione. La satira,come dicevano i latini,è "satura";è pienezza di umori,di sentimenti,di impulsi,di indignazione,di rabbia,di eccessi e di irrisione. Come si fa a darle la compostezza della misura?
Il potere, qualsiasi potere, non l'ha mai gradita, perchè la satira attiva una logica di ribaltamento, di destabilizzazione. La satira, quella buona, quella che si esercita sui potenti, sugli uomini al vertice dei privilegi e delle ricchezze. Non si dimentichi, però, che c'è stata anche la satira che si è esercitata sui deboli, sui poveri diavoli, sugli stranieri, sugli ignoranti, sui portatori di handicap, su tutte le forme di diversità. In questi casi più che vera satira, si è trattato di disprezzo e di irrisione: passatempo dei potenti e dei più forti.

La smodatezza, l'eccesso di aggressività, l'insolenza rabbiosa, il gusto dell'umiliazione, la derisione gratuita e beffarda possono colpire la dignità e l'onorabilità di una persona, beni che si è tenuti a rispettare come condizione della civiltà della convivenza umana. Dice Levinas che l'altro è il suo volto. Alcune espressioni della satira sono più adatte a sfregiare la "faccia" delle persone, che a morigerare i costumi col riso o col sorriso.
Se l'irriverenza nei confronti degli uomini di potere è stata ed è malamente digerita e sopportata, la satira nei confronti delle religioni e delle sue figure più rappresentative suscita ancora avversione e ostilità, che spesso sfociano in forme cruente di violenza individuale e collettiva.
Non in tutte le coscienze, non in tutte le nazioni ha fatto ingresso trionfale la bandiera dell'illuminismo, della laicità e della libertà d'opinione. Non bisogna dimenticare che fino all'altro ieri era penalmente perseguita la bestemmia in pubblico e che molti testi e autori fondamentali per questo nostro periodo di pluralismo erano messi all'Indice. Nè bisogna dimenticare come per quasi tutti gli stati europei sia recente la loro democrazia, dopo le tragedie e le sventure sanguinose degli stati totalitari del Novecento.

La religione nella vita di moltitudini di persone ha un ruolo radicalmente diverso rispetto a quello che può assumere l'appartenenza politica. E' ragione di vita, fondamento di identità, guida ai comportamenti quotidiani. Si può dire che le rappresenta e le esprime senza residui. Interamente. Non solo, ancora oggi in frazioni consistenti di popolazione, anche se molto addentro ai processi di secolarizzazione, vive un certo rispetto di tutto ciò che potremmo definire "sacro".
Tutto questo per dire che sono tanti a non volere pagare il prezzo dell'illimitata libertà di satira nei confronti della religione professata. Le religioni sono un insieme di convinzioni, di idee, di valori. Possono essere considerate delle astrazioni concettuali su cui esercitare critica e scherno; ma i loro fedeli sono persone in carne ed ossa e a volte non ci stanno ad essere gratuitamente derise ed offese.
Non sempre la satira è un'arma incruenta.

prof. Raimondo Giunta





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