“L’uomo dal fiore in bocca” di Pirandello al “Martoglio” di Belpasso - Un uomo che sa di morire di fronte al mistero della vita e della morte
Data: Martedì, 13 gennaio 2015 ore 09:33:10 CET Argomento: Rassegna stampa
E’ Pino Pesce
il regista che metterà sulla scena del Teatro comunale “Martoglio” di
Belpasso, il 15 gennaio, un Pirandello che, pur rimanendo
essenzialmente fedele alla stesura del testo originale, si arricchisce
di acuti spunti e note di riflessioni anche attraverso richiami di
“Uno, nessuno e centomila” e della novella “Di sera, un geranio”.
Si tratta de “L’uomo dal fiore in bocca”, dramma strutturato nella
forma di un avvincente monologo, pur essendo due i personaggi (l’uomo
razionale e l’uomo comune), che si regge sui temi ossessivi della vita,
della morte e del tempo.
Sulla scena la drammatizzazione s’impreziosisce di coreografie
d’effetto, attraverso il teatro-danza (Luisa Ippodrino: Allegoria della
vita e Loredana Cannavò: Allegoria del trapasso), che si pronunciano
con suggestiva efficacia su piattaforme musicali altamente descrittive.
Elisa Russo, autrice delle musiche di scena, rende tutto il tema
fortemente incisivo, dialogando, talvolta in forma alternata,
talvolta come sottofondo, talvolta liberamente, con Mario Sorbello,
l’Uomo con l’epitelioma, un cancro che, seppur dolcissimo nel nome,
porta l’ineluttabilità della morte, costringendo il protagonista a
relazionarsi con la realtà in un modo appassionato e struggente, come
chi sa di dover lasciare tutto, innamorandolo delle piccole
cose che spesso passano inosservate, attaccandolo così alla vita come
un’edera in una cancellata e con una voglia incontenibile di divorare
quanta più vita possibile, senza sprecare neanche un attimo.
La ricchezza di metafore, che rendono ancora più accessibile
l’interiorizzazione, la profondità del testo e del messaggio contenuto,
la regia di Pino Pesce, con le elaborazioni suddette, conferiranno una
straordinaria bellezza ed eleganza allo spettacolo, dandogli, allo
stesso tempo, intensità e leggerezza e lasciandogli, inaspettatamente,
aperta la porta di una dimensione ultraterrena che può apparire non
solo consolatoria.
Interessante tutto il lavoro che, nella sua preparazione, ha coinvolto
un “cast” di pregevoli attori, ricchi di creatività. Per questo
l’attore palermitano Pino Caruso ha voluto dare fiducia a Pesce
concedendogli la propria voce fuori campo per narrare il momento del
trapasso.
Norma Viscusi
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