A cosa serve la scuola: la funzione conoscitiva e quella professionale
Data: Martedì, 06 gennaio 2015 ore 07:00:00 CET Argomento: Redazione
Per affrontare i
problemi della scuola è opportuno chiedersi quali
siano i compiti che essa deve e può svolgere nella società.
Sull'argomento diverse e talvolta contrastanti sono le opinioni. Ad
ognuna di esse è sottesa una concezione della persona e dei suoi
diritti e una concezione della società, ragione per cui con
fatica si riescono a individuare i punti che hanno in comune. E'
ragionevole, allora, limitarsi a discutere solo sulle funzioni del
sistema scolastico generalmente condivise, a prescindere dal fatto se e
come vengano esercitate.
Il sistema scolastico svolge / dovrebbe svolgere le seguenti funzioni
istituzionali:
a) conoscitiva; b) socializzante; c) politica; d) professionale.
La prima e la quarta rinviano all'insegnamento di cultura generale, di
conoscenze tecniche e di saperi specifici per l'inserimento nella
società e nel mondo del lavoro; la seconda e la terza allo
sviluppo di capacità relazionali e alla diffusione dei valori
propri di una collettività, sanciti nelle norme che ne regolano
la convivenza.
L'insieme dei compiti affidati dalla società al sistema scolastico
configura il tipo di Formazione umana e professionale che si desidera
realizzare per le nuove generazioni.
Formare i giovani significa innanzitutto farli partecipare alle grandi
tradizioni del sapere, istruendoli attraverso le discipline scolastiche.
Questo fatto viene a volte ridimensionato, enfatizzando la prevalenza
del soggetto che apprende sul contenuto da apprendere; ma in questo
modo si svalutano il significato e la consistenza delle tradizioni, dei
valori e della cultura di una società, ridotti come sono a mezzo
rispetto al fine assoluto, che è il possesso di un metodo di
apprendimento,della cosiddetta competenza di apprendere ad apprendere.
(Bisognerebbe chiedersi, però, se è possibile acquisire un metodo
intellettuale a prescindere dai contenuti di uno specifico sapere).
Le grandi tradizioni del sapere e della cultura, di cui devono essere
partecipi i giovani, non sono giuochi ed è molto impegnativo il
percorso che li conduce ad essere all'altezza del patrimonio di
scienze, di tecniche e di saperi del passato. In questo processo
di trasmissione si realizzano nella formazione la funzione conoscitiva
e quella professionale e senza di esse non avrebbe ragione l'esistenza
di un sistema scolastico.
J. Bruner ricorda a tutti che ogni uomo nasce in una cultura, le
cui funzioni principali sono la conservazione e la trasmissione
degli apprendimenti passati. Nella situazione odierna la posizione di
una persona nella società e nella cultura di appartenenza non può
dipendere da un processo casuale di apprendimento; ma
da una specifica e programmata attività di formazione che può
realizzarsi solo nello spazio artificiale ed astratto della
scuola.
La crescita intellettuale e umana di ogni persona si sviluppa
quindi nell'interazione con la cultura in cui vive, attraverso la
mediazione linguistica e attraverso la mediazione dell'istituzione
scolastica, che è tenuta a coltivare la parola e i saperi.
A scuola in questo modo si compie il passaggio dal senso comune
all'interpretazione scientifica e razionale di sè e del mondo che ci
circonda.
Questo risultato non può essere ottenuto attraverso la cultura
contestuale dei media in cui è prevalente la componente emozionale.
L'istruzione scolastica si caratterizza, infatti, per la presa di
distanza dalla realtà immediata e per la codificazione simbolica,
processi con cui è possibile dominare la realtà.
1) I saperi scolastici
In pagine di aspra ed efficace polemica contro certe tendenze
pedagogiche e di politica scolastica, G. Ferroni nella "Scuola
sospesa" afferma che non è sensato rendere il sistema
scolastico subalterno ai modelli della comunicazione di massa e al
consumo tecnologico, perché i quadri concettuali delle discipline e i
metodi che sono loro propri non cambiano per l'uso delle tecnologie.
Afferma, anche, che bisogna evitare ogni forma di illusione, di
accecamento tecnologico.
Questo non significa che non si debbano considerare e comprendere le
implicazioni della tecnologia dell'informazione nella trasmissione del
sapere, che non si debba dare spazio alla comunicazione visiva accanto
a quella verbale, che a scuola non si debbano coltivare altre forme di
intelligenza, oltre a quella linguistica e logico - deduttiva. A
tale proposito non mancano pronunciamenti autorevoli che tendono a
difendere vigorosamente il primato della comunicazione verbale e
del testo scritto nella conservazione e nella trasmissione delle
conoscenze.
Il compianto Giovanni Reale recensendo il libro di Clifford Stall
"Confessioni di un eretico hig - tech" (Garzanti 2001) affermava
che la cultura del computer non può e non deve sostituirsi alla cultura
della scrittura e che il libro rimane ancora il migliore deposito di
conoscenze .
Secondo lo studioso milanese "La straordinaria moltiplicazione delle
informazioni messa in atto dai nuovi strumenti condiziona in negativo
non solo la capacità sintetica della mente dei giovani, ma anche quella
analitica. (...) Inoltre i nuovi mezzi di comunicazione paralizzano il
pensiero critico che solo la cultura della scrittura alimenta".
Sono affermazioni forti; forse discutibili; ma non privi di qualche
seme di verità. Il linguaggio verbale è l'orizzonte
costitutivo di qualsiasi comunicazione, compresa quella iconica.
Il vedere e il sentire sono attività intellettuali che danno meno
risultati del leggere e dello scrivere, perché offrono meno
occasioni di riflessione e di sviluppo dell'autonomia
intellettuale e del pensiero critico, e non consentono un'assimilazione
del sapere duratura e profonda.
Nell'organizzazione e nella trasmissione delle conoscenze, delle
tecniche e del patrimonio culturale del passato i saperi scolastici per
le loro caratteristiche (analiticità, sequenzialità, astrazione,
logicità, primato della scrittura) superano di gran lunga altre
forme di diffusione e di comunicazione delle conoscenze.
Per essere efficace la trasmissione del patrimonio culturale, deve
essere condotta con metodi orientati non soltanto alla semplice
acquisizione dei contenuti, ma anche alla creazione di capacità
di elaborazione creativa e critica.
L'insegnamento deve valorizzare le capacità di analisi e formare
i metodi di lavoro, in modo da favorire il consolidarsi di
un'attitudine all'acquisizione di nuove conoscenze. Gli alunni devono
imparare a porre proposizioni limpide, a compiere processi di
astrazione, a fare ordinate classificazioni, a svolgere
argomentazioni rigorose, a immaginare modelli, ad enunciare
generalizzazioni, a procedere ad applicazioni ai casi particolari
L'asse culturale dei curricoli
Nel sistema scolastico italiano è in atto una trasformazione dell'asse
culturale tradizionale dei curricoli scolastici. Nella
semplificazione che ne è derivata con gli ultimi interventi
ministeriali si è voluto dare,con non poche contraddizioni, maggiore
spazio alle scienze e alle tecnologie per recuperare il ritardo nei
confronti della cultura tecnico-scientifica e per diradare la
diffidenza nei confronti del mondo del lavoro e delle sue esigenze,che
ha contraddistinto non solo la cultura scolastica,ma anche ampi settori
dell'opinione pubblica.(L'esplosione delle iscrizioni ai licei e la
crisi degli istituti tecnici ne sono una prova tangibile).
Una diffidenza che attinge a diverse fonti di ispirazione
ideologica e che trova fondamento nella tradizione umanistica della
scuola italiana e nel convincimento del suo imprescindibile valore.
Bisogna, però, dire con chiarezza che nel terzo millennio non si spiega
facilmente il ruolo vicario del sapere scientifico e tecnico nei
curricoli scolastici,anche se in nessun modo si può irridere al
patrimonio culturale e artistico, che costituisce parte fondamentale
dell'identità della nazione. E' una questione di equilibrio, che
bisogna saper garantire nel continuo mutamento delle esigenze della
società.
Il mondo del lavoro, così come si è venuto a strutturare,
avanza una richiesta di maggiori competenze scientifiche e tecnologiche
oltre che di una particolare sensibilità verso le proprie esigenze
nella popolazione scolastica; fatti che andrebbero presi in seria
considerazione, perchè scienza, tecnologia e organizzazione sono
elementi fondamentali della cultura moderna, fattori di trasformazione
della società e forme forti di razionalità.
Il sistema formativo non puo' sottrarsi ad un serio e continuo
confronto con questi problemi, se vuole colmare i vuoti culturali
del sistema di istruzione e i ritardi rispetto ai cambiamenti della
società.
Emerge imperioso il bisogno di dare rilievo e dignità
all''istruzione tecnica e a quella professionale;di parificarle con
quella liceale. C'è la necessità di irrobustire nei curricoli la
presenza delle scienze, della matematica e delle tecnologie, di
assegnare loro uno spazio e un prestigio non inferiori a quelli
attribuiti alle discipline linguistiche ed umanistiche.
Nel terzo millennio non avrebbe senso ridurne il peso o giudicare
questa necessaria scelta culturale una limitazione della funzione
educativa della scuola.
La funzione educativa si esplica attraverso tutte le discipline; ai
fini della formazione ogni sapere indica regole di comportamento e apre
orizzonti di conoscenza, che non possono essere ritenuti estranei
all'educazione, alla costruzione di codici valoriali aperti e fondati.
L'educazione ai valori, d'altra parte, non può essere confinata
solo in alcune discipline o addirittura diventare una disciplina
scolastica.
Le scienze sono un fattore decisivo dello sviluppo delle competenze e
del patrimonio culturale e professionale della persona. Sono un bene
sociale, che tutti devono possedere.
prof. Raimondo Giunta
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