Del preside e della sua possibile storia
Data: Sabato, 20 dicembre 2014 ore 08:00:00 CET
Argomento: Redazione


Nella società italiana c'è la legittima preoccupazione di reclutare e di formare nuovi presidi e/o dirigenti scolastici. Nel tempo e soprattutto dagli inizi del duemila si è delineata una figura di dirigente scolastico incentrata sui compiti organizzativi e amministrativi, ma a mio parere priva degli strumenti per leggere le relazioni sociali, culturali, politiche e istituzionali, che sottostanno alla quotidianità dei fatti della vita scolastica.
E' venuta a delinearsi una figura capace di trovare soluzioni organizzative, anche avveniristiche per qualsiasi nuovo problema che altri, anche esterni alla scuola, volessero porre; tecnicamente complessa,ma politicamente povera e quindi buona per tutte le diverse stagioni della vita pubblica e dell'amministrazione del sistema di istruzione e formazione.

Per arrivare a questa nuova identità si sono utilizzati tutti i cascami delle culture "lideristiche", con cui si è avvelenata la vita politica della nazione, col condimento di ogni genere di apporto di matrice aziendalistica. Un intruglio per tagliare corto con la figura del preside uomo di cultura e primus inter pares.
Si tratta di una delle più vistose e colossali forme di soggezione e di subalternitàculturale della scuola al mondo esterno, che col passare del tempo sta mostrando la sua natura avventuristica, la sua incongruenza con i fini istituzionali del servizio scolastico.

Parti considerevoli della società cercano, seppure con grandi difficoltà, di ritrovare il sentiero che conduce alla partecipazione e alla formazione collegiale delle decisioni, ma a scuola si persiste nella celebrazione del demiurgo risolutore di tutti i problemi. Nella fase attuale di disarticolazione dell'apparato amministrativo della pubblica istruzione questa figura di preside/dirigente scolastico diventa spesso causa di ulteriore degrado della vita scolastica: non fattore di coesione,di riconciliazione interna, ma di divisione.

Negli ultimi 40 anni si sono susseguite varie tipologie di presidi/direttori didattici/dirigenti scolastici. Ogni tipologia ha rappresentato e sintetizzato un periodo della vita e della cultura scolastica. La prima, in ordine di tempo, legata alla figura di capo d'istituto di matrice gentiliana e pura emanazione dell'apparato ministeriale, è stata spazzata via senza adeguata compensazione dai decreti delegati. Ad essa è subentrata la figura del preside, che con opera "collateralistica" ha seguito l'interminabile processo di trasformazione della scuola italiana da scuola di élite a scuola di massa ed ha appoggiato il parallelo processo, anch'esso interminabile, di riforma del sistema scolastico. Era in molti casi un uomo che aveva fatto esperienze forti in campo politico e sindacale ed aveva vissuto con forme proprie all'età anagrafica l'esplosione del '68. Aveva spiccata, pronunciata sensibilità politico-sociale: la figura più adatta per dirigere il traffico delle nuove ondate di studenti e di docenti che si sono riversate nella scuola negli anni '70 e '80. Ha avuto il merito di aver consentito alla scuola di sopravvivere e anche di svilupparsi nel mezzo della più grande trasformazione che l'ha investita,senza perdere i contatti con l'innovazione e con l'adeguamento al mondo esterno e nemmeno con le forme democratiche di gestione della scuola.

Moltissimi presidi di questa generazione si sono persi nella battaglia per la dirigenza scolastica: una richiesta di affidamento fiduciario delle singole scuole e nello stesso tempo una richiesta di visibilità sociale, che comportavano un'abiura e un ridimensionamento delle procedure democratiche.
Nel mezzo tra questa figura e quella nuova che si è costituita con le nuove forme di reclutamento si può collocare la lunga teoria dei presidi incaricati, sanati ope-legis con uno delle centinaia di commi delle finanziarie di fine dicembre: incrocio di tutti i vizi dei presidi che furono e di quelli che saranno. I concorsi per dirigenti scolastici, quello del 2004 e quello del 2011, non hanno risolto nel migliore dei modi i problemi del reclutamento di tale personale e per altro non in tutte le regioni si sono svolti in modo regolare.

La forma di selezione delle domande dei partecipanti del concorso del 2004 ha impedito a molti ragguardevoli talenti di parteciparvi (salvo ricorrere al solito e condiscendente TAR..) e ci ha regalato spesso un preside generalmente attempato, con un carnet sterminato di bollini di presenza negli organi collegiali, prodigioso per invenzioni organizzative, ma privo di adeguato,robusto background politico e culturale. Meglio è andato col concorso del 2011
La scuola, però, è un'istituzione pubblica con un profilo politico rilevante,proprio perchè autonoma, anche ai sensi delle norme costituzionali.
Paradossalmente i maggiori titoli di un preside/dirigente scolastico non dovrebbero essere quelli interni alle istituzioni scolastiche, ma quelli guadagnati con le esperienze di partecipazione e di responsabilità nella società: accompagnati da una solida cultura pedagogica e professionale.

Col prossimo concorso avremo i presidi/dirigenti di cui si ha bisogno? Speriamo e speriamo soprattutto che non si svolgano a livello regionale, per evitare difformità nei criteri di conduzione e di gestione dei concorsi le temute e facili infiltrazioni clientelari e politiche.

prof. Raimondo Giunta





Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-24876889.html