
Aspettando la riforma della scuola
Data: Sabato, 20 dicembre 2014 ore 07:30:00 CET Argomento: Opinioni
Il Primo Ministro Renzi
ha annunciato uno slittamento della riforma del sistema scolastico
nazionale di un paio di mesi, per trasformare la scuola italiana nel
“motore del Paese”, ha dichiarato. Il Governo, ha aggiunto, lavorerà
con la “pancia a terra” per raggiungere questo obiettivo. E mentre fa
queste dichiarazioni, si susseguono atti vergognosi e commentabili a
fatica, tanta è incommensurabile l'arroganza e la malafede del Governo.
Pagheremo tutti i supplenti, ha tuonato il Sottosegretario Faraone,
facendolo passare come un atto politico di portata epocale, invece di
chiedere scusa alle migliaia di docenti precari che fino ad oggi hanno
prestato servizio gratis, senza percepire uno stipendio. E la faccia
tosta non si limita a questo: dobbiamo pure leggere, in una nota del
MIUR del 15 dicembre, che le “supplenze brevi” saranno pagate fino a
novembre, e solo se i soldi saranno disponibili. Il restante sarà
corrisposto a con il compenso di dicembre, salvo ulteriori imprevisti,
aggiungiamo noi...
Commentiamo l'uso della locuzione “supplenza breve”, tanto caro a Renzi
ed al Ministro Giannini, che nasconde l'ennesimo schiaffo dato ai
docenti precari. Con questa locuzione, infatti, si opera ad ogni
contratto, un'autentica mistificazione, perché tale dicitura compare in
tutti i contratti stipulati fino alla fine dell'attività didattica che
coincide con la fine dell'anno scolastico. Il perché di questo utilizzo
improprio è lampante: un travisamento della realtà utile a risparmiare,
sulla testa dei docenti che lavorano: fino ad oggi per sfruttare meglio
il precariato, per non pagare gli scatti stipendiali secondo il MIUR
non dovuti a questa tipologia di supplenti; e in questi mesi, per
mistificare la realtà, operando un disconoscimento capillare e
quotidiano nei confronti delle migliaia di docenti precari, loro
malgrado, che hanno garantito il funzionamento della scuola statale.
Fortunatamente la Magistratura, europea e nazionale ci offrono letture
corrette della normativa e molte delle ingiustizie subite presto o
tardi troveranno una risposta, ma tutto questo ha un costo, per la
parte lesa ma anche per lo Stato. Gli scatti stipendiali sono dovuti
anche ai precari, ma questo potranno ottenerlo soltanto intentando un
ricorso. Stessa cosa per la richiesta di risarcimento per il danno
subito dalla reiterazione dei contratti a termine. Per non parlare poi
di cosa succederà quando il MIUR deciderà di dar corso al suo
progetto di assunzione dalle GAE, ignorando le migliaia di precari
sfruttati dalle graduatorie d'istituto, facendo finta di non rendersi
conto che sarebbe operata l'ennesima, assurda, ingiustificata
discriminazione tra precari. I vari parlamentari della maggioranza e i
dirigenti politici del Ministero si sbracciano ad asserire che i
docenti delle GAE hanno titolo per accedere alla stabilizzazione,
avendo superato un concorso o avendo partecipato ad una procedura
concorsuale, alludendo a chi ha frequentato le Siss. Ricordiamo male o
la procedura per accedere al TFA è stata una pratica concorsuale, con
numero chiuso, che ha persino permesso, a posteriori, di veder valutate
le prove d'accesso ai fini dell'inserimento nelle graduatorie
d'istituto come valorizzazione del merito? Diversamente, che concorso
hanno fatto i laureati in Scienze della formazione primaria per poter
essere idonei alla stabilizzazione, quelli fortunati che in GAE sono
stati inseriti, in più rispetto ai laureati in Scienze della formazione
primaria che invece, solo per decisione politica, ne sono rimasti
fuori?
Potremmo andare avanti per ore elencando le contraddizioni normative e
politiche che stanno danneggiando la scuola pubblica italiana e
migliaia di docenti precari, contraddizioni che, ancora una volta non
faranno che aumentare i contenzioni per contrastare scelte politiche
inadeguate perché illogiche. Il MIUR, infatti, in vista delle
assunzioni promesse, non ricorda, o fa finta di non sapere, che
anche per le graduatorie d'istituto, secondo i chiarimenti dati
dal Consiglio di Stato, ricorrono tutti gli elementi della procedura
concorsuale: il bando iniziale, la fissazione dei criteri valutativi
dei titoli, la presenza di una commissione incaricata della valutazione
dei titoli dei candidati, la formazione di una graduatoria finale.
Noi precari storici della scuola, assunti per anni dalle graduatorie
d'istituto, invitiamo quindi il Governo a lavorare per la scuola e,
conseguentemente, per sanare la sua posizione nei confronti del
precariato con “la testa sul collo”, visto il testo che il Ministro
Giannini ha siglato che più che un piano di riforma sembra un
“copia/incolla” di taglio aziendalistico, operato da dilettanti allo
sbaraglio, pieno di idee e concetti “d'effetto”, fatto senza
preoccuparsi troppo della coerenza, della fattibilità, della pertinenza
di tutte le parti giustapposte. La “Buona scuola” dà la
sensazione di trovarsi di fronte al “compitino” pieno di belle parole,
fatto per impressionare i cittadini con frasi d'effetto, ma per nulla
scaturite da un autentica volontà di rinnovamento, quello necessario
affinché la scuola diventi non soltanto il volano del Paese, ma quel
luogo dove giustizia e coerenza oltre ad essere insegnate siano anche
praticate, a partire dall'amministrazione centrale.
Valeria Bruccola
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