Le immagini sociali dell'insegnante
Data: Sabato, 13 dicembre 2014 ore 09:00:00 CET
Argomento: Redazione


Le immagini sociali di un gruppo professionale o di una componente della società possono non esprimere la realtà delle cose,ma hanno una sicura incidenza nei rapporti umani, condizionandone lo sviluppo,gli esiti e la qualità. Nel caso degli insegnanti ci si trova di fronte ad una molteplicità di rappresentazioni pubbliche, alcune delle quali, molto negative, sono il risultato di giudizi che oscillano dall'avversione preconcetta al misconoscimento delle condizioni dell'esercizio dell'insegnamento:
"lavorano poco";
"non si aggiornano";
"non hanno professionalità";
"non sanno ascoltare";
"non sanno valutare";
"è un mestiere per donne";
"inculcano valori ostili alla famiglia"

e così via pre-giudicando.

Altre rappresentazioni, che interagiscono spesso con le prime volendone essere una risposta, scaturiscono dal seno stesso della categoria degli insegnanti e alimentano la loro amarezza:
"le famiglie non ci aiutano";
"pretendono cose che non ci appartengono";
"siamo insegnanti, non genitori o assistenti sociali";
"il lavoro che svolgiamo, quello vero, non è riconosciuto e nemmeno pagato";
“come si fa a valutare un insegnante?
"ci vogliono servi,non professionisti responsabili e liberi cittadini" e così via imprecando.

Credo che ci sia una responsabilità della società, innanzitutto, ma anche degli insegnanti a ricondurre le immagini di questa professione alle proporzioni della realtà per ritrovare le idee e gli stimoli indispensabili per farne ancora un'attività preziosa e imprescindibile dello sviluppo civile di una società.

Il primo dato da considerare è che l'insegnamento è un mestiere cambiato e non può essere esercitato come 30 o 40 anni fa. Ed è cambiato perchè diversa è la collocazione della scuola nella società;diversa è la scuola d'élite,alla quale si è istintivamente affezionati, dalla scuola di massa in cui si deve lavorare. C'è bisogno di una più ricca e articolata professionalità.

Secondo dato. La sofferenza nel mestiere d'insegnante non è una suggestione psicologica della  categoria, ma la realtà registrata in tutte le ricerche sociologiche sulla condizione degli insegnanti. Dallo status di "vestale della classe media" a quello di professionista proletarizzato si snoda il percorso del disincanto e della delusione.
L'insegnante povero cristo non serve a nessuno; deve invece per il bene di tutti svolgere il proprio lavoro senza imbarazzo e senza umiliazioni.
Terzo dato. Una società senza scuola e senza insegnanti non è pensabile e non ha senso. C'è un obbligo morale a scoprire e a valorizzare la ricchezza umana e sociale di questa professione al di là, oltre e contro tutti i pregiudizi. E questo compito spetta a tutti: anche agli insegnanti che devono fare della dignità professionale un principio d'orientamento dentro e fuori la scuola. Un'arma di legittima difesa!

Quarto dato. Ci si può accontentare del poco e del necessario quando si è consapevoli di essere protagonisti  di una grande battaglia di civiltà; per gli insegnanti entrati in servizio nei primi anni '70 (quorum ego) è stata la democrazia a scuola e la difesa del diritto allo studio per tutti.; 40 anni dopo deve essere ancora la battaglia per la democrazia a scuola e nella società e per la giustizia nella società partendo dalla scuola.

prof. Raimondo Giunta





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