
Folli cariche a Roma contro i pacifici manifestanti anti-Jobs Act. Le ha decise il questore D’Angelo? O qualcuno più in alto?
Data: Giovedì, 04 dicembre 2014 ore 08:30:00 CET Argomento: Comunicati
Con la fiducia
imposta dal governo, approvato l’ignobile Jobs Act. Ma non finisce qui.
Una giornata di follia quella di oggi nella gestione della piazza da
parte della questura di Roma. La manifestazione, assolutamente
pacifica, di studenti, precari, lavoratori/trici “stabili” e sindacati
conflittuali contro l’approvazione al Senato del Jobs Act, è stata
prima sequestrata per più di un’ora a Largo Argentina mentre cercava di
tornare nella piazza autorizzata (S. Andrea della Valle, a 100 m dal
Senato) dopo un breve corteo nei dintorni contro cui nulla era stato
obiettato dai dirigenti della piazza. Poi, dopo che, con grande senso
di responsabilità, avevamo subìto l’incredibile divieto di tornare
nella piazza autorizzata (fino alle 18) e ci preparavamo a dirigerci
verso il Colosseo, il corteo è stato caricato a freddo, alcuni
manifestanti sono stati manganellati malgrado fossero a terra e
Francesco Raparelli eValerio Balzametti, dopo esser stati picchiati,
sono stati anche fermati.
I dirigenti di piazza hanno ripetutamente affermato di aver ricevuto
dal neo-questore di Roma, Niccolò D’Angelo (un poliziotto
dall’”esperienza paurosa”, hanno scritto i giornali il 16 ottobre
scorso, al momento del suo insediamento) ordini tassativi per impedire
il ritorno del corteo nella sua sede “naturale” e cioè nella piazza
autorizzata di S. Andrea della Valle. L’incredibile tesi sostenuta è
che, una volta usciti dalla piazza, avremmo perso il “diritto”
all’autorizzazione. Ora, non sappiamo se l’esperienza di D’Angelo in
polizia sia stata davvero “paurosa”, di certo è stata lunga e varia:
questore di Latina e Perugia, dirigente dell’Antiterrorismo, della
Mobile, più altri vari incarichi. Dunque, non uno sprovveduto. Ma
perché allora ha prima ingigantito a freddo la tensione intorno ad una
manifestazione assolutamente pacifica, e poi ha impedito il ritorno del
corteo in piazza, la soluzione più ovvia e tranquilla, preparando di
fatto una aggressione assurda e ingiustificata? E’ possibile che non
sia stato lui a decidere?
Forse la decisione rientra in un orientamento generale dato dal
ministro Alfano, il quale, dopo essersi scusato per le cariche agli
operai della Thyssen, ha pensato che i poliziotti e i carabinieri
possano sfogarsi contro studenti, precari e sindacati di base? O magari
è un’indicazione generale di Renzi che, come la leggenda racconta del
re padre del Buddha - che per non far vedere al figlio cose sgradevoli
come i fiori morti li faceva recidere, nel giardino della reggia, tutti
i giorni dalla servitù - non sopporta cose spiacevoli contro chi
contesta le sue leggi e ha imposto che fossimo tenuti ben lontani dal
Senato? Aspettiamo risposte, almeno dal questore.
Nel frattempo, visto che Renzi ha imposto la fiducia su un
provvedimento di cui ancora ignoti sono i decreti delegati decisivi,
ricordiamo al governo che la cosa non finisce comunque con
l’approvazione di oggi.
La mobilitazione proseguirà durante tutta la fase di presentazione dei
decreti attuativi del Jobs Act e del Piano scuola e la coalizione
nazionale dei Laboratori sociali contro le politiche economiche e
sociali del governo e della UE esce pure da questa giornata, dopo
quella straordinaria dello sciopero sociale del 14 novembre, ancora più
salda, convinta e indignata. Aver sopportato con tanta intelligenza le
provocazioni degli apparati polizieschi è un’ulteriore carta di credito
nei confronti di quei milioni di lavoratori, precari o “stabili”, degli
studenti e dei giovani che, pur pieni di rabbia, non sono ancora scesi
nelle piazze e ci stanno osservando per capire se la nostra
mobilitazione può diventare anche la loro. E se una rivolta popolare,
l’unica via per far saltare il marciume istituzionale che corrompe
sempre più questa già travagliata e diffusamente corrotta Italia, può
essere alle porte.
Piero Bernocchi portavoce
nazionale COBAS
cobas.comitati.di.base.scuola@gmail.com
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