Alla scoperta dell’italiano perduto. Valorizzare la lettura e la scrittura
Data: Sabato, 29 novembre 2014 ore 08:00:00 CET
Argomento: Redazione


Negli ultimi decenni la vita sociale e la diffusione dei mass media ci hanno spinto ad acquisire ed esercitare l'uso parlato della lingua, e molto meno quello della lettura e della scrittura. Oggi, infatti, si legge e si scrive poco.  La scuola di base ha svolto e continua a svolgere una meritevole azione di guida alla lettura e alla scrittura, che man mano vien meno nella scuola secondaria di secondo grado, dove gli studenti utilizzando solo i testi scolastici e la lettura è limitata alla singola lezione. Anche l'università ha ignorato e ignora la pratica estesa della lettura e della scrittura come parti integranti e abituali dello studio. Sono indicativi i corsi di "scrittura accademica"che dovrebbero aiutare gli studenti a preparare la tesi di laurea. Per molti giovani e professionisti l'ultimo testo scritto è la prova d'italiano agli esami di maturità.

In queste condizioni è inevitabile che l'italiano parlato sia per molti un italiano orecchiato, ma non ben posseduto. Tale resterà finché scuola media superiore e università non cambieranno registro e finché i libri non entreranno nella nostra vita quotidiana. L'apprendimento di una competenza si rinforza nell'imparare facendo e nell'imparando vedendo fare. La lettura di un libro apre nuovi orizzonti e rinforza uno stile, un patrimonio lessicale che arricchisce il proprio vocabolario, molto spesso povero e approssimativo.  La debolezza culturale favorisce, inoltre, l'affiorare di stravaganze e imbecillità linguistiche, che rinviano all'uso frequente di anglismi come ad esempio "location" per indicare il luogo di un incontro. Studiare bene latino e inglese aiuterà gli studenti a ridere in faccia a chi commette questi abusi e a parlare un po' meglio la nostra bella lingua italiana.

Dal 1968 con l'intento di dare all'istruzione maggiore "democrazia" si è determinata nella scuola italiana una formula di semplificazione che abbassa il livello rendendo lo studio più facile, egli studenti più faciloni.  I più danneggiati dalla cattiva preparazione sono stati proprio i giovani meno abbienti che nelle intenzioni si volevano proteggere.
Gli studenti socialmente avvantaggiati hanno comunque potuto rimediare con altri mezzi o addirittura con i viaggi e le esperienze all'estero.
La vita sociale, scrive Tullio De Mauro, ha insegnato a molti a parlare ma non a leggere e qui uno dei peggiori drammi culturali aggravatosi con la crisi economica. Oggi, persino gli insegnanti hanno difficoltà ad acquistare libri e quindi la pratica della lettura a scuola è priva di modelli e di stimoli adeguati.

Il danno di un'insufficiente pratica della lettura e della scrittura è enorme non solo dal punto di vista culturale. Il cattivo uso della lingua, il cedimento agli anglicismi spesso sbagliati e inutili, viene soprattutto da qui.
Come fare per risalire la china e colmare questo vuoto?
La pratica della didattica on line in parte contribuisce a tale rapido declino che potrebbe essere arginato, integrandola con una densa terapia di esercizi di lettura e di scrittura accademica, come sostiene il prof. Pietro Boscolo dell'Università di Padova.
Parlare, leggere e scrivere sono le competenze linguistiche che s'intrecciano e si amalgamano. Non si può, infatti, privilegiarne una a scapito delle altre. Per iniziativa dei Ministri Giannini e Franceschini nel mese di maggio è stata celebrata una Giornata nazionale della lettura con le scuole aperte e le biblioteche scolastiche.

Il progetto "Libriamoci" ha coinvolto numerose scuole e tanti studenti, i quali hanno costituito a scuola delle "mini librerie" attivando lo scambio dei libri. L'incontro con gli Autori nelle scuole contribuisce a sensibilizzare i ragazzi al piacere di leggere e di comunicare attraverso l'esercizio di articoli, poesie, racconti. 
 Con queste iniziative si è pensato di rimettere il libro e la lettura al centro delle politiche educative e della scuola, a cominciare dalla scuola primaria. 
Nel recente Convegno nazionale: "Nulla dies sine linea", promosso dall'Università  Roma  Tre - Dipartimento Scienze della Formazione, è stato trattato un tema scottante: i bambini e ragazzi mostrano una crescente difficoltà a scrivere a mano, molti hanno perso la capacità di usare il corsivo e lo sostituiscono con caratteri stampatelli, affiancati gli uni agli altri. C'è un'evidente relazione tra questa caduta della scrittura manuale e la diffusione di mezzi digitali.

Quel che gli studiosi delle neuroscienze stanno osservando è che alla diffusione dei mezzi digitali corrisponde una diminuzione della memoria, della capacità di orientamento spaziale e una meno precisa percezione delle relazioni temporali.
Da un punto di vista educativo la diminuzione della capacità di scrittura manuale appare spesso associata a una più limitata capacità di coordinamento percettivo-motorio: è come dire che si osserva una sorta di rottura del rapporto tra pensiero e azione.
I nativi digitali usano sempre più pc, tablet, Lim, Ipad ed ogni altro marchingegno elettronico e non sanno usare la penna, con grave danno alla capacità/esercizio del coordinamento idee/azione.
Positiva risulta l'esperienza condotta dal Prof. Vertecchi per aiutare un gruppo di bambini ad utilizzare la scrittura in corsivo, migliorando al contempo l'accuratezza del linguaggio, la struttura della frase e l'ortografia.
I social networks o i blogs sono potenzialmente motivanti, e, se ben utilizzati, allargano la comunità classe e favoriscono l'interazione e la collaborazione.

Lo conferma l'esperienza del "Team blogging" realizzato dalle scuole aderenti alla Rete Dialogues che aggrega gli istituti del progetto Face to Faith, promosso dalla "Tony Blair Faith Foundation".
Attraverso il team blogging, gli studenti imparano ad usare le nuove tecnologie di "scrittura digitale" per elaborare e comunicare le proprie idee e migliorare le proprie capacità di scrittura, rivolgendosi a destinatari curiosi di leggere le diverse tematiche in un contesto di comunicazione globale, che apre la classe a diversi contesti culturali e geografici sul web.
Lo scambio avviene appunto via internet e quindi aperto a tutte le distanze, infatti, i ragazzi di quattro scuole in costante relazione per quattro settimane, a turno svolgono il compito di guida nel "porre domande" e le altre interagiscono elaborando risposte, pensieri e riflessioni.

L'apertura della scuola verso le nuove literacies richiede, infatti, come sostiene il prof. Boscolo, un'accurata programmazione ed un diligente controllo da parte del docente, che dall'esterno osserva e guida il dialogo Il modello del team blogging consente di espandere la scrittura scolastica, verso una "scrittura collaborativa, interattiva e meditata", capace di rendere il compito della scrittura più partecipato e coinvolgente. Il blog, inoltre, favorisce lo sviluppo della lettura e della scrittura ed è quindi uno strumento di elaborazione del pensiero, sostenuto da una forte motivazione e dal confronto comunicativo con un pubblico più vasto della classe. Essendo un lavoro di squadra, amplia i contesti sociali e culturali di riferimento e produce un "pensiero itinerante", aperto a molteplici flussi di sviluppo.

Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it





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