Settimana contro la violenza e la discriminazione. Dal 24 al 30 novembre
Data: Domenica, 23 novembre 2014 ore 07:30:00 CET
Argomento: Redazione


La violenza contro le donne è un problema sociale che riguarda tutti e contrastarlo è un dovere di ognuno di noi.
In Italia e nel resto del mondo il 25 di novembre si commemora la Giornata Internazionale contro la violenza alle donne. Questa ricorrenza è stata istituita per ricordare l'assassinio delle tre sorelle Dominicane Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal.
Il 17 dicembre 1999, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ufficialmente ha fissato per il 25 novembre la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne e ha invitato i Governi, le Organizzazioni internazionali e le ONG a organizzare in questa giornata attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica.
Dal 2005 questa giornata ha cominciato ad essere celebrata anche in Italia, con iniziative diverse che sono andate moltiplicandosi negli anni, in parallelo all'aumento di casi di violenza contro le donne.

L'obiettivo è non solo quello di sensibilizzare, ma soprattutto di tenere alto il livello di attenzione su un fenomeno che va affrontato con tutti i mezzi, a iniziare da quello culturale.
Insieme per dire basta è lo slogan con cui si vuole tracciare un percorso per contrastare la violenza.
Alle diverse manifestazioni cittadine, promosse dalle Associazioni femminili e sensibili al tema, si aggiungono le iniziative da svolgere a scuola, come indicato nella Circolare del Ministero (prot.3357. del 31.10.2014). che promuove dal 24 al 30 novembre la "Settimana nazionale contro la violenza e la discriminazione".

Nell'accordo del 30 gennaio 2013 firmato dal MIUR e il Ministero per le Pari Opportunità, la scuola s'impegna a promuovere un piano pluriennale di attività comuni per la sensibilizzazione e la formazione dei giovani alla cultura del rispetto e dell'inclusione sulla base delle norme e dei valori della Costituzione italiana, contro ogni forma di violenza, di razzismo e di discriminazione.
Le iniziative scolastiche afferiscono all'ampio settore dell'educazione alla legalità.
Alcune associazioni hanno utilizzato quest'occasione per diffondere anche l'ideologia del gender, che si pone, a volte, in contrasto, con le scelte educative dei genitori.

La studiosa belga Marguerite Peeters, nel suo ultimo saggio tradotto in italiano, "Il Gender. Una questione politica e culturale ha definito il gender come "un insieme olistico di cerchi concentrici fornito di un nucleo duro radicale. I cerchi esterni, i più visibili e i più lontani dal centro ideologico nascosto, rappresentano i progetti a più alto consenso e capaci di sedurre la maggioranza. Tuttavia il nucleo centrale ideologico attira verso sé e contamina tutti gli altri cerchi, cosicché anche i progetti più esteriori e apparentemente più accettabili finiscono per esserne contagiati".

Il termine gender si riferisce alla percezione interiore delle persone e alla loro soggettiva esperienza di mascolinità e femminilità a prescindere. Gender è, dunque, «una costruzione culturale fortemente dipendente dalle aspettative sociali e non è una questione esclusivamente biologica». Riguardo il concetto di identità di genere il vocabolario spiega che «si riferisce all'interiore ed individuale esperienza di genere di ciascuno, che può o non può corrispondere con il sesso assegnato alla nascita.
Tutto ciò non può essere proposto dalla scuola senza un effettivo coinvolgimento dei genitori che sono e restano i primari responsabili dell'educazione dei figli.
La sensibilizzazione contro gli atti di violenza nei confronti delle donne, oggi tanto diffusi ed anche in modo efferato, è un dovere educativo che dovrebbe produrre quel sano apprendimento capace di modificare i propri atteggiamenti e comportamenti verso le donne, secondo i principi della cultura del rispetto della persona umana, indipendentemente dal sesso.
L'antico proverbio, ricco di significato e di valenza educativa: "Una donna non si tocca neanche con un fiore", espressione di una cultura e di uno stile di vita, oggi, a seguito delle modificate espressioni dei ruoli, dei compiti e delle funzioni, è stato totalmente disatteso.

Mogli e fidanzate uccise per gelosie o per vendetta, bambini e bambine violentate, donne maltrattate e discriminate, sono tutti segni ed espressione del malessere che pervade la società di oggi.
Anche i modelli di comportamento che un tempo avevano delle regole di galateo sociale e di relazione, oggi appaiono superati e secondo alcuni "puzzano di medioevo", ma, in effetti, erano quelli valori forti e condivisi, che si manifestavano attraverso segni esteriori, formule e gesti.
L'azione educativa della scuola, che nel rispetto della Costituzione s'indirizza ai valori della persona, è diretta alla conoscenza e quindi ad una corretta informazione ed è indirizzata alla competenza che traduce in azioni concrete, i valori appresi.
La scuola dell'accoglienza, dell'integrazione e dell'inclusione ha il suo codice etico che necessita prima una ferma condivisione degli operatori scolastici e quindi una puntuale azione condotta e sviluppata attraverso i piccoli gesti del quotidiano.
Una scuola che voglia essere veramente «attiva contro l'omofobia» deve inculcare negli studenti i concetti giusti, affinché "sia eliminata ogni forma di discriminazione", dando alle differenze una connotazione specifica connessa al valore della persona.

Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it





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