La buona Politica
Data: Mercoledì, 12 novembre 2014 ore 07:30:00 CET
Argomento: Redazione


"La buona politica deve annodare il rigore dell'etica sul rigore della tecnica" (E. Mounier). Non bastano i buoni propositi e la serietà personale per fare la buona politica;bisogna conoscere la natura dei problemi che devono essere affrontati e avere gli strumenti per comprendere se le soluzioni adottate siano quelle giuste, quelle pertinenti,quelle efficaci.
Nel CARMIDE Platone, che aveva fatto del principio di competenza l'argomento di critica delle contraddizioni della democrazia ateniese, diceva"Sarebbe un gran bene per noi uomini se ciascuno facesse le cose che sa,e quelle di cui non ha scienza le desse da fare ad altri che ne hanno scienza".
La crisi prolungata della nostra società si avvita  in nodi sempre più inestricabili sia per la mancanza di rigore morale, sia per l'assenza di provata professionalità in molti posti di responsabilità pubblica. Ancora oggi molta cialtroneria e tanta improvvisazione nei posti di potere.

Si è ridotta la politica a un miserabile groviglio di abilità, di astuzie,di inganni e di brutalità e si è cercato di venderla come progetto, come occasione di rinascita. Un'impostura di cui è necessario liberarsi nelle grandi, come nelle piccole realtà.
La società di cui dovrebbe prendersi cura la politica per definizione si dice che sia complessa. La complessità, però, non si governa con l'acccentramento dei poteri e nemmeno con un alto tasso di dirigismo e di autoritarismo e ancor più con le semplificazioni e le trovate demagogiche.

Si governa la complessità della società  con la razionalità delle procedure,con la capacità di sintesi, con l'arte della mediazione, con la capacità di ascoltare e di interpretare la realtà, la specifica forza dei suoi dati, e la loro tendenza. Si parla della società in rete, dove sono necessarie dialogo, interazione e condivisione, ma di fatto da molti anni in Italia si lavora guidati dal  desiderio di edificare la grande piramide,con uno o con pochi uomini al comando. Se non si riesce a capire il significato di questo tentativo e gli sbocchi che potrebbe avere non ci saranno molte possibilità di rinascita politica e sociale.

Non è buona politica ridurre gli spazi di partecipazione e la funzione degli organi in cui si esprime; l'estraneità che sfocia nell'avversione e nella violenza ha il suo luogo di nascita nello svuotamento della democrazia. La società civile a cui ci si richiama nei momenti di difficoltà matura e si sviluppa sia nelle associazioni in cui si organizza e nell'assunzione di pubbliche responsabilità alle quali viene  o dovrebbe essere chiamata; fatto che non può verificarsi se viene a costituirsi una casta autoproducentesi all'infinito, sul fondamento dell'esclusione premeditata di parte della società dalla dignità e dalla possibilità di assumere pubblici ruoli, e dalla possibilità di potere esprimere e rappresentare le proprie esigenze.

La complessità è questa: articolazione fitta e necessaria di istituzioni pubbliche, di istituzioni civili, di organismi vitali di base, di strutture aziendali, culturali, tenuta saldamente da un'idea di società in cui per principio  non puo' mancare l'aria a nessuno che voglia volare. Libertàs, dignitàs e auctoritas disponibili per  tutti, in quanto tutti cittadini della stessa Res Publica.
Non c'è quindi, buona politica se non c'è democrazia; ma non c'è democrazia in una  società quando le differenze sociali sono grandi e incomprensibili, perchè tutto ciò  tende a  fare scomparire il sentimento di appartenenza alla stessa comunità  e a demolire le sue fondamenta.

A parole abbiamo tutti gli stessi diritti, ma nei fatti il loro effettivo esercizio dipende ancora dal posto in cui si è collocati nella società (famiglia, classe sociale, disponibilità di risorse, differenza di genere). Negli ultimi 20 anni, nonostante le dimensioni della spesa pubblica, si è venuta a creare una profonda divaricazione tra condizione giuridica e condizione sociale che sta rendendo casuale per cospicue frange della popolazione il concetto di cittadinanza.
La necessità di ripensare lo stato sociale non viene colta come una buona occasione per liberare le sue attività da sprechi e privilegi, per ridurre le disparità sociali, ma  per ridimensionarne le prestazioni in favore di quelli che ne hanno necessità, lasciando intatto il mondo dei privilegi, che si protegge dalle responsabilità nei confronti della società con uno dei tassi più alti e scandalosi  di evasione fiscale dell'intera Europa.

Le risorse finanziarie dragate dall'evasione fiscale e dalle corruzione sono quelle che mancano per politiche di tutela sociale, per l'attenuazione delle distanze sociali per le politiche del lavoro e di integrazione delle nuove generazioni. E' necessaria una fiscalità rigorosa per una politica di giustizia sociale.
Non è sufficiente, infatti, anche se non se ne puo' fare a meno, fermarsi alle regole e ai principi che consentono un pluralismo di esperienze e di valori. La buona politica è quella che alle parole fa seguire i fatti, alle promesse le realizzazioni. Di diritti formali sono piene tutte le costituzioni del mondo; dei diritti effettivamente fruibili sono carenti molte società cosiddette democratiche.
La buona politica è quella che dà esempi di moralità, che non offende con gli sprechi, i lussi, i privilegi, l'arroganza di chi esercita funzioni pubbliche.

"Lunga è la vita dei precetti; corta e infallibile quella degli esempi"(Seneca).
Gli uomini al potere hanno il dovere morale di farci vedere che di politica si puo' vivere bene con poco e con garbo: quello che manca da 20 anni.

Prof. Raimondo Giunta





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