Polemiche e discussioni sulla Maturità - Allulli: Riformare in profondità gli esami di Stato per superarne gli attuali limiti
Data: Giovedì, 06 novembre 2014 ore 08:15:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


Il premier Matteo Renzi ha annunciato che la Maturità quest’anno non cambia ed eventuali modifiche si potranno introdurre solo dal prossimo anno scolastico.
L’affermazione general-generica del Premier ha provocato la reazione (guarda caso!) della responsabile nazionale Scuola e Università di Forza Italia, Elena Centemero, che ha prontamente replicato a Renzi che ignora che quest’anno va a regime la legge di riordino dei Licei e degli Istituti Tecnici e Professionali, Riordino avviato nell’anno scolastico 2010/2011 che quest’anno prevede anche la certificazione delle competenze secondo il modello European Qualification Framework (EQF) e quindi, di fatto, c’è già un cambiamento nella prossima Maturità.
Polemica palesemente pretestuosa, tesa solo a fare spettacolo, perché il Premier faceva espresso riferimento alle commissioni interne/esterne e non già agli effetti della pseudo riforma Gelmini! Una forma di pignoramento della meraviglia gelminiana non poteva tuttavia non indispettire FI ed i suoi rappresentanti. Da qui la rimbeccata subito ripresa dai quotidiani cartacei e on line che amano sguazzare in queste scaramucce pseudo-politiche che utilizzano il settore scuola solo come pretesto!
Anche Alessandra Turrisi sul Giornale di Sicilia di ieri (5 novembre) pur titolando:” Maturità, Renzi: «Si farà come l’anno scorso», tiene a sottolineare che qualche “ritocco” all’esame del prossimo giugno (1° prova: mercoledì 17 giugno 2015) dovrà essere necessariamente dato che “si tratta della prima edizione di Maturità conforme alle novità introdotte dalla riforma targata Gelmini, soprattutto per gli Istituti Tecnici e Professionali in cui dovranno avere più peso i laboratori e la pratica. E per questo, nella seconda prova qualche aggiustamento andrà fatto. Una circolare in merito verrà preparata dagli uffici di viale Trastevere”.
Chi invoca invece una profonda trasformazione degli esami di Stato è il prof. Giorgio Allulli che è stato il promotore della dell’appello contrario al ripescaggio della formula morattiana della commissione senza membri esterni, appello che è stato sottoscritto da migliaia di insegnanti, organizzazioni ed esperti, e che ha certamente influito sulle decisione del Governo di rinunciare all’operazione (cfr. TuttoscuolA.com - http://www.tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=34530) .
Il docente universitario punta la sua attenzione soprattutto su sull'adeguamento delle prove di esame al nuovo ordinamento della scuola secondaria introdotto dalla riforma Gelmini, come già evidenziato sopra, sullo scarso valore selettivo, differenziato tra le diverse aree del Paese e la scarsa considerazione delle competenze acquisite dagli alunni.
La conseguenza non può che essere una sola: riformare in profondità l’esame di Stato per superarne i limiti attuali, dettagliati da Allulli come appresso:
- La funzionalità della natura e delle caratteristiche delle prove scritte agli obiettivi della nuova secondaria.
- Il bilanciamento delle prove tra scritto ed orale: negli altri Paesi l'esame scritto ha un ruolo preponderante, mentre da noi assorbe 45 punti dei 100 a disposizione della commissione.
- Il bilanciamento tra esame finale e carriera scolastica, alla quale oggi vengono assegnati 25 punti su 100.
- L'opportunità di assegnare un punteggio generale oppure di un punteggio dettagliato almeno per alcune materie.
- La necessità di utilizzare le nuove tecnologie per rendere più efficiente la distribuzione e la correzione delle prove.
-  L'opportunità di introdurre una correzione centralizzata delle prove scritte, come in Francia, Germania e Regno Unito, e/o la definizione a livello centrale di criteri omogenei di correzione.
-  L'utilizzo di prove standardizzate (sull'esempio inglese  degli A level); da tempo si discute dell'introduzione di una terza prova predisposta dall'Invalsi.
-  La certificazione delle competenze acquisite, già prevista dalla normativa vigente.
-  La valorizzazione dei percorsi in alternanza scuola-lavoro.
Infine sullo sfondo di questi interrogativi più "tecnici" rimane la questione politica del valore legale del titolo di studio. Si tratta di questioni ed interrogativi di grande rilevanza, perché l'esame finale del percorso scolastico rappresenta uno snodo strategico del governo del sistema educativo di un Paese, e modificarne assetto e contenuti significa modificare profondamente gli equilibri nel sistema organizzativo e valutativo della scuola italiana.

Ceripnews.it





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