La 'memoria' delle organizzazioni formali quale meccanismo di controllo
Data: Mercoledì, 05 novembre 2014 ore 08:00:00 CET Argomento: Redazione
E'
merito della scrittura se sappiamo che, prima ancora della civiltà
Assira, si era sviluppata la civiltà degli Ittiti. Ciò grazie alla
scoperta dei frammenti di una tavoletta di creta, rinvenuta,
trentacinque secoli dopo la sua redazione, fra le rovine della
biblioteca di Sardanapalo a Ninive ed è grazie alla possibilità di
comprendere i caratteri cuneiformi, che ci è stata rivelata l'esistenza
nell'Asia minore del regno degli Ittiti, fino a quel momento ignoto
anche se potentissimo.
Le procedure per memorizzare informazioni si sono evolute in parallelo
con le procedure di gestione delle informazioni: dalla scrittura su
pietra mediante incisione si è passati a quella con penna e inchiostro
su carta o pergamena, che poteva essere riprodotta solo dagli scriba,
attraverso un processo molto lento e complesso. La stampa, invece,
permise di fare migliaia di copie di documenti, anche se la
preparazione dell'originale era elaborata e costosa.
Con la macchina da scrivere, brevettata nel 1855 e costruita in serie
un decennio dopo, si riuscì a fare più copie contemporaneamente, usando
la carta carbone tra ciascun foglio. La fotocopiatrice,
successivamente, permise di fare volumi di copie maggiori in pochissimo
tempo.
Tutte queste tecnologie hanno reso più semplice riprodurre e -
conseguentemente - distribuire documenti. Ma il loro sistema di
conservazione, l'archivio, si è evoluto molto poco nei secoli, infatti
i documenti sono sempre stati raggruppati o per argomento o
cronologicamente in faldoni e archivi. I miglioramenti hanno invece
riguardato i mezzi di produzione dei documenti e la loro
classificazione al fine di razionalizzare le ricerche. In ogni caso vi
è sempre stato uno stretto legame con il supporto fisico cartaceo.
Tutti sappiamo che la ricerca di informazioni contenute in un documento
custodito in un archivio tradizionale è un processo lento, laborioso e
mai del tutto certo, può sempre capitare che per un errore di
catalogazione un documento venga inserito al posto sbagliato con la
conseguenza che, in un grosso archivio, diventerà quasi impossibile
rintracciarlo. Anche oggi capita di trovare documenti in archivi
storici di cui non si conosceva l'esistenza; ciò malgrado i
miglioramenti nelle tecniche di classificazione.
L'amministrazione pubblica, che rappresenta il maggior produttore e
custode di documenti, ha necessità di un controllo documentale sia
contabile che dell'attività provvedimentale, ed invero, anche molto
tempo prima che si stabilissero le moderne normative sull'archivistica,
già nel XV secolo, gli archivi dei monasteri, ad esempio, contenevano
dettagliate liste delle quantità annuali di vari prodotti venduti o
comprati in città e/o nei villaggi vicini, fornendo informazioni
essenziali per stabilire e raccogliere dazi e tasse.
Per secoli, nonostante il lento progresso tecnico nelle tecniche di
memorizzazione e riproduzione delle informazioni, la loro elaborazione
è sempre stata un compito particolarmente laborioso.
Solo negli anni Cinquanta del secolo scorso i primi calcolatori
meccanici e successivamente i computer elettronici cominciarono ad
essere utilizzati nell'archivistica anche se non giunsero nelle grandi
organizzazioni amministrative prima degli anni Sessanta. Il word
processor, che oggi è di così enorme aiuto per la produzione e la
modifica dei documenti, divenne popolare un ventennio dopo ed il PC,
introdotto nei primi anni Ottanta, stravolse letteralmente il mondo
della produzione e, in particolare, della conservazione dei documenti.
La memorizzazione e l'archiviazione delle informazioni su supporti
magnetici e ottici ha reso più dinamico il processo tradizionalmente
molto lento di modernizzazione dei sistemi archivistici ed ha portato
un considerevole incremento della capacità delle organizzazioni di
utilizzare ed elaborare le proprie informazioni. La vera rivoluzione è
però arrivata con le reti telematiche; mediante le intranet aziendali o
Internet; infatti si sono enormemente facilitate le trasmissioni di
informazioni su lunghe distanze e, dopo il telegrafo, il telex ed il
fax, ora, grazie al Web, abbiamo e-mail, commercio elettronico, video
conferenza, blog, forum, social network, ecc. Queste tecnologie hanno
inoltre ridotto la necessità di manodopera nelle grandi organizzazioni
pubbliche e private. Lo stesso compito, infatti, può essere eseguito da
meno lavoratori e molto più velocemente.
Le conseguenze di queste trasformazioni hanno indotto gli economisti ed
i sociologi a rivedere le teorie sulla divisione del lavoro rendendo
superflue alcune professionalità in precedenza molto ricercate, con
riflessi sugli apparati burocratici ed, in particolare, sui burocrati
che ne rappresentano l'interfaccia con la società, questi ultimi sono
coloro che hanno opposto maggiore resistenza all'informatizzazione
dell'amministrazione pubblica.
Come si è detto, la memoria dell'umanità è passata dalla tradizione
orale a quella amanuense e, transitando per quella scritta in forma
meccanica, è diventata digitale. Quest'ultimo cambiamento, allo stesso
modo dell'invenzione dei caratteri mobili per la stampa di Gutenberg,
ha fatto sì che siano mutati i parametri che governano le capacità di
coordinamento e controllo delle azioni collettive.
Le forme di memorizzazione informatica consentono un controllo delle
attività pubbliche e private molto più incisivo di quanto non sia mai
stato possibile fare. Molto interessante, a questo proposito, è la
rilettura di Foucault - quando tratta il passaggio dalla "società
disciplinare" alla "società del controllo" - che fanno Antonio Negri e
Michael Hardt. Tale passaggio costituisce ad avviso di questi autori la
chiave di volta tra la società moderna e quella post moderna,
attraverso la quale i meccanismi di comando diventano sempre più
"democratici", "sempre più immanenti al sociale e vengono distribuiti
attraverso i cervelli e i corpi degli individui", piuttosto che
attraverso le "istituzioni disciplinari" foucaultiane. La società del
controllo costituisce, quindi, l'intensificazione e la generalizzazione
dei dispositivi normalizzatori della disciplina. A differenza di
quest'ultima però, il "controllo si estende ben oltre i luoghi
strutturati dalle istituzioni sociali, mediante una rete flessibile e
fluttuante". L'informatica - le cui applicazioni, relative alla
custodia di dati personali da parte di enti pubblici e privati, si sono
sviluppate subito dopo le teorizzazioni di Foucault sulla società
disciplinare - rappresenta, al di fuori dell'epistemologia post
modernista di Negri e Hardt, il mezzo attraverso il quale la "società
del controllo" esplica il proprio modo di gestire il potere.
Nell'ottica dello sviluppo del governo elettronico, ad avviso di alcuni
sociologi meno "pessimisti", il Web rappresenta il più importante mezzo
di gestione e condivisione dell'informazione e della conoscenza: quei
meccanismi, quindi, che stanno alla base della produzione culturale. La
Rete dunque, va assumendo sempre più le caratteristiche di una vera e
propria "sfera pubblica", caratterizzata da:
- inclusività: la Rete offre opportunità di esprimersi
pubblicamente a
tutti gli individui, gruppi, istituzioni e comunità, incluse quelle
meramente virtuali;
- trasparenza: nel cyberspazio i semplici cittadini possono fare a
meno
di opinion leaders per ottenere informazioni politiche, mediche,
scientifiche o legali in maniera diretta, mediante un processo di
"disintermediazione";
- universalità: Internet è il primo sistema di comunicazione
multimediale
interattivo senza confini che trascende tutte le barriere nazionali,
istituzionali, disciplinari e di altro tipo.
Per i teorici della "società del controllo" invece, la Rete sembrerebbe
richiamare il Panopticon di Jeremy Bentham, dove il controllo è
invisibile ma pervasivo in ogni ambito della sfera pubblica e privata.
Lo stesso autore lo definiva alla fine del XVIII secolo "un nuovo modo
per ottenere potere mentale sulla mente, in maniera e quantità mai
vista prima" .
Il controllo tramite la Rete si colloca, quindi, tra il reale ed il
virtuale. Reale in quanto il cittadino si deve sentire sempre
sorvegliato, ma è virtuale perchè il controllore può non essere al suo
posto di controllo senza nulla togliere agli effetti dello stesso.
Questa visione della Rete, ha chiaramente gravi conseguenze in termini
di privacy per gli individui e potrebbe, in ultima istanza,
trasformarsi in una sorta di guinzaglio elettronico, grazie al quale le
"autorità politiche" possono, attraverso la gestione incrociata dei
dati, sapere tutto dei propri cittadini.
dott. Giuseppe Motta - avvocato e sociologo
Giuseppemotta.it
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