Presentati gli emendamenti al Senato sul DDL 1557 e già spuntano i primi cecchini di fuoco amico contro la dirigenza ai 'presidi'
Data: Giovedì, 30 ottobre 2014 ore 19:46:40 CET
Argomento: Recensioni


Ebbene puntualmente una piccola ma attiva associazione professionale dei dirigenti scolastici che sin’ora era rimasta zitta e in silenzio esce fuori con un comunicato stampa che demolisce dall’interno della categoria tutto il lavoro certosino fatto in questi 14 anni e si schiera contro l’emendamento riparatore.
Si tratta della DISAL, associazione professionale ispirata da Comunione e Liberazione, nata nel 2001 a Milano da presidi e direttori didattici provenienti da esperienze sindacali nello SNALS e nella CISL che, nel suo comunicatoDirigenza scolastica e dirigenza pubblica: le proposte di DiSAL rintracciabile nel loro sito web, sostiene che la figura del “ preside “ non è assimilabile alla figura di “gestore” e ritiene che la figura del dirigente scolastico svolga principalmente un ruolo “professionale” paragonabile alla professione medica, tipicamente legata al bene della persona.
Continua il comunicato affermando che la funzione del dirigente scolastico si diversifica sia da quella del puro amministratore che caratterizza il dirigente pubblico tout court, sia dalla funzione del datore di lavoro; chi vuole unificare la dirigenza scolastica con quella pubblica tout court lo fa solo per avviare un automatismo di aumento retributivo, che invece va perseguito sui tavoli contrattuali… senza rincorrere l’equiparazione con l’Area I. Chiede un "nuovo stato giuridico della dirigenza scolastica" che rivisiti e riscriva il profilo professionale definito dall'art. 25 del Decreto Legislativo 30 marzo 2001, n. 165.
Siccome si tratta di ragionamenti che vengono dall’interno della categoria, anche se al momento minoritari, riteniamo di dover ritornare su di essi per confutarli puntualmente, anche se abbiamo il sospetto che altre associazioni professionali, che non si sono ancora pronunciate, possano seguire una scia pericolosa e autolesionista per la categoria, in un momento delicatissimo in cui al Senato si sta decidendo la questione della dirigenza.
Com’è possibile che alcuni presidi affermino che i dirigenti scolastici non sono dei “gestori” e dei “manager”? Ma che cosa sono allora? Dei passacarte, degli esecutori di ordini, dei caporali di giornata per conto dell’amministrazione? Ma si sono dimenticati che dal 2000 con l’acquisizione della dirigenza e dell’autonomia scolastica la figura ha subito un’evoluzione a 360 gradi e in maniera irreversibile? Dopo 14 anni chiedono che venga riscritto uno status giuridico ritornando magari indietro ? Che cosa c’è da riscrivere quando invece c’è soltanto da dare attuazione ad un dispositivo legislativo chiaro e inequivocabile che da più di 14 anni delinea una figura cristallina di “manager “ dello Stato? Come è possibile assimilare la figura del “ preside” a quella del “medico” che chiaramente non ha responsabilità di gestione , ritornando alla obsoleta immagine del “ preside “ quale docente primus inter pares ?
In un precedente articolo titolatoMa i presidi sono veri manager, dirigenti “ gestionali “ o solo bonari “professional” ?abbiamo elencato tutte le kilometriche incombenze e responsabilità gestionali che caratterizzano il ruolo del "preside". La stessa cosa hanno fatto nelle loro memorie depositate in Senato la , la DIRIGENTISCUOLA-CONFEDIR, la CIDA,l’ASASI, AETNANET ed ad esse rimandiamo per quei pochi lettori che avessero dei dubbi al riguardo.
Ma è lo stesso governo a sgombrare ogni dubbio al riguardo e per questo rimandiamo all’altro articolo La “ Buona Scuola” di Renzi-Madia declina un profilo forte di dirigente scolastico. Ma allora perché escluderlo dal ruolo unico della dirigenza statale?
L’altra tesi subdola e nefasta è quella di ritenere che bisogna restare fuori dall’area 1 e contentarsi di restare nell’area5 la cosiddetta riserva indiana, senza farsi contaminare dalla dirigenza dello Stato, in quanto la perequazione retributiva si può ottenere con la contrattazione.
Ci si dimentica che sono passati 14 anni dal 200 restando sempre a bocca asciutta in sede di rinnovi contrattuali dove puntualmente si è emarginata la dirigenza scolastica, lasciandola senza alcun riconoscimento stipendiale, negando la corretta retribuzione di posizione e di risultato di cui hanno sempre goduto i ministeriali che in questo modo hanno raddoppiato e triplicato la loro retribuzione rispetto a quella dei “ presidi “.
Alla favoletta della contrattazione non crede più nessuno dei dirigenti scolastici anche perché le leggi di stabilità che si sono succedute e che si succederanno la bloccheranno a tempo indefinito. E allora perché non capire che l’unica chance che ci resta è quella di rientrare tutti nella stessa area 1 dove, obtorto collo, tutta la dirigenza dello Stato dovrà avere gli stessi diritti e le stesse prerogative a cominciare dalla retribuzione di posizione e di risultato?
Sappiamo comunque che la difficoltà di questa battaglia di dignità e decoro per la dirigenza scolastica passa attraverso una sfida interna alla categoria che si presenta frastagliata e disunita e per questo debole e spaurita, e lo avevamo anticipato nell’articolo Definiti gli schieramenti favorevoli e contrari al ruolo unico della dirigenza. Nessuno potrà più ingannare i “presidi”
Non sappiamo al momento quale sarà la posizione dei sindacati confederali dei presidi in quantoLe audizioni surreali in Senato sul DDL 1557: i Confederali ignorano l’esclusione dei “presidi” dal ruolo unico della dirigenza.
Il cammino dell’iter legislativo del DDL 1557 resta tutto affidato alla vigilanza personale degli 8.000 dirigenti scolastici italiani, perché nessuno regalerà loro niente e tutto va conquistato goccia a goccia.

Salvatore Indelicato
s.indelicato@libero.it
Vice Pres. ASASI Associazione Scuole Sicilia
Cell 330365449






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