'Alla ricerca del lavoro perduto'. Occorrono soft skills - competenze trasversali
Data: Martedì, 28 ottobre 2014 ore 08:00:00 CET
Argomento: Redazione


Il Governo annuncia proposte, promette nuovi leggi e nuovi finanziamenti, ma l'auspicato sviluppo del lavoro si contorce in un groviglio spinoso che soffoca e toglie il respiro. Il passaggio da alcune pseudo conquiste di benessere alla carenza di disponibilità economica intreccia un circuito che, a caduta, coinvolge anche indirettamente tutta la società. Le istituzioni soffrono il passaggio dagli anni delle "vacche grasse" che hanno lasciato sprechi e sperperi, ingiustificati neanche negli anni dell'abbondanza, alla ristrettezza degli anni di "carestia" e di "povertà" che si espande sempre più nel tessuto sociale. Le saracinesche chiuse di tanti piccoli negozianti costituiscono un vero urlo nel silenzio della notte, ancora per poco illuminata dai locali adibiti a ristoranti e discoteche.

Da alcuni anni è stato lanciato dagli economisti un allarme, rimasto inascoltato, circa l'avvento della povertà in Italia ed oggi il profetico messaggio si avvera: l'Italia è entrata nel tunnel della povertà, che si allungherà per diversi anni prima della ripresa, prevista, secondo la ruota dei corsi e dei ricorsi storici alla fine del decennio.
Nell'intricato labirinto, dove si estende la precarietà, in attuazione del progetto collegato alla "cultura dello scarto", si registra che i giovani senza lavoro camminano nelle sabbie mobili e molti di essi si perdono senza trovare l'ancora della speranza.

I cortei, le "piazze rosse", gli slogan: "Lavoro, dignità, uguaglianza" che hanno caratterizzato questi giorni, anche in contrasto con chi altrove "progettava un'Italia che lavora" sono i due volti della medaglia che descrivono un malessere e un disagio sociale diffuso, al quale neanche i partiti politici, divisi e frammentati riescono a dare risposta.
Firenze della Leopolda, e la manifestazione sindacale "rosso aceto" a Roma sono i due volti dell'anima e della sigla del P.D; che qualche critico ha reinterpretato con P (passato) e D (domani).

Al centro delle manifestazioni dibattimentali è centrale il tema del LAVORO che è proiettato al domani.
Mentre si registra che la crisi attuale ha rallentato la ruota che fa girare l'economia e cancella posti di lavori, oggi più che mai occorre dare speranze e certezze, indispensabili per andare avanti.
La scuola è maggiormente sollecitata a far acquisire competenze trasversali (soft skills) per il lavoro, particolarmente richieste dal mercato del lavoro, ma non adeguatamente garantite dagli attuali sistemi di formazione superiore, come emerso dai lavori dell'International Global Summit che ha riunito a Roma 100 responsabili internazionali dei collegi universitari, provenienti da tutto il mondo.

"Il posto fisso non c'è più" e per questo occorre sviluppare nei giovani la creatività, la cittadinanza attiva e l'educazione all'imprenditorialità, incoraggiando anche "partenariati per la conoscenza" tra università, ricerca e imprese e lavorare "per la certificazione delle competenze non formali, come quelle che vengono dalle esperienze di volontariato e di servizio civile".
Lo sviluppo delle competenze trasversali potrà garantire l'occupazione giovanile e rispondere in maniera costruttiva alla precarietà che "scarta il futuro".

La didattica per competenze non costituisce solo la fantasia di alcuni innovatori, bensì la chiave di volta del sistema dell'istruzione ed il ribaltamento di un sistema orientato al posto fisso, alla raccomandazione e agli interventi dei politici.
Chi sa e sa fare va avanti ed il lavoro si difende creando lavoro
Questo i giovani dovrebbero comprenderlo e impararlo sui banchi di scuola, ove l'apprendimento dei contenuti disciplinari è orientato alle scelte professionali al termine del ciclo scolastico.
La competenza del "saper progettare" è una delle otto competenze indicate dalla Carta europea della scuola, già sin dai tempi del Ministro Fioroni.

In occasione del Global Summit, coordinato da Silvia Costa, presidente della commissione Cultura del Parlamento Europeo, è stata presentata una ricerca che ha coinvolto 8.000 studenti di 8 paesi (Francia, Spagna, Germania, Grecia, Portogallo, Svezia, Regno Unito e Italia), realizzata dalla McKinsey & Co., dalla quale risulta che l'elevato gap tra domanda e offerta di lavoro si deve spesso al fatto che le istituzioni universitarie ritengono erroneamente di formare adeguatamente gli studenti per il mondo del lavoro.
La padronanza linguistica nell'uso delle lingue europee è ormai un passaggio indispensabile e la proposta didattica del CLIL dovrebbe coinvolgere più discipline come nel modello del "liceo internazionale".

Le drammatiche tragedie familiari che riempiono le pagine dei giornali e dei siti online confermano il senso di vuoto e la carenza di valori, anche perché limitata e improduttiva è risultata la controproposta all'emergenza educativa.
La direzione orientativa del lavoro e le esperienze di "scuola-lavoro", già messi in atto attraverso alcuni progetti sperimentali e precursori confermano che il tracciato da percorrere è già segnato, basta avviare i primi passi e poi, seguire il ritmo con regolare avanzamento.

Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it





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