Fides quaerens intellectum
Data: Lunedì, 27 ottobre 2014 ore 08:00:00 CET
Argomento: Redazione


"Mi sono proposto di investigare e di riflettere per mezzo della sapienza, su tutto ciò che avviene sotto il cielo. Questa è un'occupazione gravosa che Dio ha dato agli uomini, perchè essi si tormentino"(Qohelet 1,13).
"Stupenda per me è la tua sapienza, troppo alta, non la posso comprendere"(Salmo 139,6).
L'atto di fede è un atto di umiltà; è un affidamento all'Assoluto, esitante e insidiato dai dubbi e con cui si cerca di colmare la distanza tra il finito e l'infinito,di uscire dall'insoddisfazione delle certezze fattuali; la fede è ricerca del senso del nostro breve viaggio e tentativo di darle una speranza.
"La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono"(Lettera agli Ebrei 11,1). La fede dà un senso a ciò che l'uomo conosce; non garantisce la verità delle cose, ma la verità del senso delle cose, dell'essere e dell'esserci, della nostra costitutiva "parzialità", "fragilità", "finitezza". "Allora ho considerato anche tutte le opere di Dio e mi sono reso conto che l'uomo non può arrivare a scoprire il senso di tutto quanto avviene sotto il sole"(Qohelet 8,17).
C'è tanto bisogno di giustizia, tanto bisogno di conforto,tanto bisogno di aiuto nella fede in Dio: c'è tanta precarietà e fragilità. C'è l'uomo quando si ricorda di essere un uomo.
Ci si affanna a capire il mistero di Dio e non si capisce nulla del mistero dell'uomo; certe pretese intellettuali non hanno fondamento: Dio non è a misura delle nostre certezze, delle nostre ragioni, dei nostri metodi. Li provoca e li sollecita, ma si pone al di là di essi. Ineffabile, indicibile, ma presente. Ne segui le tracce, ne vedi le orme, ne senti gli echi, ma non si lascia afferrare. Lo pensi come inizio e proprio per questo è fine di tutto ciò che c'è, c'è stato e ci sarà.
C'è qualcosa di struggente e di inquietante nell'assoluta libertà e onnipotenza di Dio, perchè non si riesce a dare un posto preciso alla libertà dell'uomo, alla sua autonomia, alla sua responsabilità; è Lui che liberamente si volge verso di noi, che ci cerca in quanto sue creature, più di quanto non riusciamo a fare noi verso di Lui. E' Lui che prende l'iniziativa e ci parla, anzi manda secondo la fede cristiana il Figlio a dirci le sue parole, ad essere la Sua Parola. La ragione aiuta a capirne il significato, ma non le si può chiedere di darci le certezze che cerchiamo. Dio non è al termine di una stringente dimostrazione, ma la fortuna di un incontro che si è cercato di fare.
Se c'è un disegno di Dio sulla storia dell'uomo, qual è il suo posto? In questo disegno come si può spiegare la presenza del Male? Non si corre il rischio di legittimarlo?
Mi viene da pensare che la vicenda del Paradiso Terrestre narri l'indisponibilità dell'uomo a piegarsi a questo disegno; è forse questo il senso del peccato originale; forse non è il Male a rompere l'ordine del Cosmos, ma la libertà dell'uomo. E' un mistero il disegno di Dio sulla storia dell'uomo e forse bisognerebbe smettere di voler capire. Quanti forse lastricano la via della fede!
In molti modi si parla di Dio, ma mi riesce di capire e di accettare solo una teologia della misericordia.
Che cosa se ne dovrebbe fare l'uomo di un Dio onnipotente, infinito, onnisciente e non Padre misericordioso.
Deus sive Charitas.

Prof. Raimondo Giunta





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