Seduzioni Bibliche
Data: Venerdì, 24 ottobre 2014 ore 07:30:00 CEST
Argomento: Redazione


Dissequestrati dalla quarantena in cui erano stati confinati, per paura che venissero manomessi da interpretazioni temerarie e infondate, i testi biblici tornano a farci sentire gli echi, le risonanze di parole che sanno di vita. Sono parole che ci interrogano e ci sfidano con inaudita forza sul senso del nostro cammino, che ci spingono all'assunzione delle nostre responsabilità umane. La forza suggestiva delle immagini con le quali viene raccontato l'intero mondo dell'uomo e vengono rappresentati i suoi dolori, le sue fatiche, le sue gioie, i suoi slanci, la sua violenza e la sua infelicità si fa sentire nei vari generi letterari della Bibbia e ha pochi uguali in tutte le letterature del mondo.
Una meraviglia di cui non si finisce mai di stupirsi e di cui si trovano poche tracce nella vasta produzione della cultura delle cosiddette  società cristiane: più incline, salvo poche eccezioni, a confrontarsi con la tradizione greco-romana e a utilizzarne temi e linguaggi.

Nel mondo cattolico i testi biblici sono stati  patrimonio esclusivo del clero e non pane quotidiano della vita  del popolo cristiano, anche se sono stati utilizzati  come immenso repertorio di immagini e di vicende  per istoriare qualsiasi luogo di culto.
Dopo il Concilio Vaticano II  la lettura della Bibbia è diventata parte essenziale dei riti religiosi, come lo è stata da sempre in quelli protestanti e questo ha facilitato un incontro e un confronto, una volta inconsueti e impensabili, tra fedeli e testi sacri. Non è affermazione ingiustificata dire che anche i non credenti potrebbero trovare nella Bibbia occasioni importanti di meditazione e di riflessione sulla condizione umana.

Da lettore inesperto, ma appassionato per iniziare consiglierei i libri della Torah,i testi post-esilici e i libri dei Profeti.
I testi sapienziali della Bibbia hanno una forza di attrazione sconosciuta a quelli della cultura ellenistica: possiedono un vigore, una drammaticità, un fascino che riescono ancora oggi a interpellare le nostre coscienze. Tra speranza ed abbandono, tra fede e dubbio, tra disincanto e maraviglia, tra disperazione e attesa fiduciosa si fanno largo le domande irrinunciabili che cercano il senso del nostro fugace passare. L'inconciliabile complessità del giusto e dell'ingiusto, del vero e del falso, del sapiente e dello stolto, del bello e del brutto, del mite e del violento, in cui  rischia di perdersi la nostra esistenza, può trovare il suo punto di svolta, forse il suo equilibrio.
Nei libri dei Profeti si proclama con diversi accenti il progetto di Dio sulla storia dell'uomo e sul suo popolo, ma la loro interpretazione farà la differenza e la separazione tra Ebraismo e Cristianesimo.

La voce forte, accorata e spesso minacciosa dei profeti cerca di ricondurre il popolo d'Israele alla fedeltà del patto stipulato col Dio che l'aveva scelto tra tanti popoli. L'infedeltà viene pagata al prezzo si sciagure terrificanti: distruzione, schiavitù, morti, sofferenze a troci, calamità naturali. Pochi sono i cenni ad una vita al di là della nostra vita. L'escatologia sembra tutta condensata nella promessa di un ritorno alla prosperità, alla libertà, alla gioia di una vita comunitaria, dove ci sia rispetto per la vedova, per l'orfano,per i poveri, per lo straniero.

La fedeltà al proprio Dio e alla sua legge è condizione di una vita di libertà e di benessere. Nei  testi vetero-testamentari si legge  una forte sensibilità sociale ed una particolare dimensione "secolare", che a volte mancano nei testi del Nuovo Testamento. Nel  cristianesimo il bisogno di giustizia viene proiettato in una vita altra, rispetto a quella che viviamo, anche se da essi  non si può dedurre la rassegnazione a qualsiasi stato di fatto. Si avvia un processo di interiorizzazione e di spiritualizzazione della Legge divina.
Il profetismo  si erge a modello di testimonianza combattiva, incrollabile della fedeltà al proprio Dio; si erge a modello di chi non teme lo scontro con la violenza, la crudeltà, l'iniquità, le avversità e le persecuzioni del potere costituito (qualunque esso sia); di chi non si rassegna a convivere col disordine morale della vita quotidiana. Lo spirito profetico, quello che si invoca  quando si vuole scuotere le coscienze non solo dei semplici fedeli.

La fedeltà  al proprio Dio nella tradizione ebraica è stata vissuta come fedeltà a tutte le sue regole e il loro mantenimento, la loro ritualizzazione, che ha interessato il tempo, i giorni, i gesti, i comportamenti, le ricorrenze, le abitudini, gli eventi sono serviti a dare un mondo certo di riferimenti nelle millenarie perigrinazioni da una terra ad un'altra; sono serviti a dare un'identità, quella che  consente di attraversare la storia, le sciagure e le persecuzioni e di rimanere se stessi.
E' per questo che ancora oggi c'è l'ebraismo e c'è il popolo ebraico.

Prof. Raimondo Giunta





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