È il quarto
idioma più studiato nel mondo. E in quel milione e mezzo di
appassionati crescono russi e asiatici
RALLENTA nei Paesi della vecchia Europa, la lingua italiana, cresce in
aree che vanno dall'Est europeo, Russia in testa, al Magreb, fino ai
Paesi arabi e al Vietnam. Cambia la geografia e forse si allontana un
po' dalle radici e dai luoghi della nostra immigrazione, che pure, vedi
Germania e Stati Uniti, restano numericamente di gran lunga in cima
alla classifica. L'italiano conquista terre nuove e il saldo,
assicurano dal ministero degli Affari esteri, è positivo. "Siamo la
quarta o quinta lingua più studiata al mondo, e in crescita" sostiene
il sottosegretario Mario Giro. È lui che ha voluto il nuovo censimento
delle scuole di italiano oltre confine. I risultati saranno presentati
nel corso degli
Stati generali della
Lingua italiana nel mondo in programma domani e mercoledì a Firenze.
Nel 2012 erano circa 570mila gli allievi che imparavano la lingua
italiana all'estero. Secondo la nuova mappatura triplicano: si arriva a
un milione e mezzo perché nei conteggi sono stati aggiunti scuole
private, associazioni e istituti che prima sfuggivano al censimento.
L'italiano come risorsa, come veicolo culturale, turistico ed economico
di promozione del Paese. È l'idea del ministero degli Esteri, che
intende rilanciare e riorganizzarne lo studio. Sfida complicata in
tempi di spending review, di tagli agli istituti di cultura e alle
cattedre. Si punta al web: in agenda c'è la creazione di un portale
dell'italiano che metta insieme l'offerta dei corsi, lezioni online,
formazione a distanza per i prof e un osservatorio permanente.
L'Indire, l'istituto nazionale di documentazione e ricerca del
ministero dell'Istruzione ha già pronto un progetto i cui contenuti
sono stati realizzati in collaborazione con l'Accademia della Crusca.
"Finalmente ci si muove con decisione per promuovere la conoscenza
della nostra lingua non soltanto come vettore culturale, ma anche
economico " dice il presidente dell'Accademia Claudio Marazzini.
"Agli studenti che arrivano dalla Cina nei nostri politecnici adesso si
impartiscono lezioni in inglese, io proporrei di offrire loro anche
corsi di italiano e di arte. È un modo - sostiene
- per legarli al ricordo del nostro Paese". A proposito di Cina,
uno dei soggetti più attivi nella diffusione dell'italiano estero è la
società Dante Alighieri (423 sedi): "
Stiamo
lavorando con l'istituto Confucio - dice il
segretario Alessandro Masi -
per potenziare gli scambi".
Va bene Dante e Michelangelo, ma non dimentichiamo il design, la moda,
il cibo, la musica lirica, il turismo, quel pacchetto che va sotto la
targa made in Italy e che può essere un richiamo: "
La promozione linguistica
- si legge in una relazione preparatoria della due giorni
fiorentina -
non avrà il
successo sperato se non è connessa allo scenario culturale simbolico".
Suggerisce Mirco Tavoni, presidente del consorzio Icon che riunisce
diciannove atenei e organizza corsi di e-learning: "
Usiamo come vettori per diffondere la
lingua le grandi aziende italiane già impegnate all'estero e magari
anche la Chiesa cattolica". C'è invece chi pensa di qualificare
le cattedre puntando sugli italodiscendenti, "
perché - sibila un
prof -
con tutti i tagli
che ci sono, chi paga più un docente italiano per andare all'estero?".
Laura Montanari
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