La 'Resilienza' e il Gruppo facebook dei Supplenti
Data: Lunedì, 06 ottobre 2014 ore 08:00:00 CEST
Argomento: Redazione


Il mondo dei supplenti della Scuola è un mondo pieno di emozioni, è fatto di gioie davanti ad un primo incarico, all'entusiasmo di gestire una classe. E' fatto dei sacrifici del faticoso pendolarismo, del trasferimento in una città lontana dalle proprie radici parentali. E' fatto di dolorosi adattamenti a situazioni nuove e relazioni difficili. E' fatto soprattutto dai momenti di tristezza nel sentirsi poco tutelati, a volte carne da macello nelle mani di burocrati e/o politici che sanno ragionare solo in crudi termini numerici e statistici, quasi come fossero spogli di quella dose di umanità che dovrebbe accompagnare ogni amministratore del Bene Comune.
In questo contesto difficile si inserisce una parola chiave che d'ora in poi sarà anche parola d'ordine del gruppo "Supplenti della Scuola per la qualità e dignità del lavoro":  "RESILIENZA".
In ingegneria la "resilienza" è la capacità di una struttura di resistere ad un urto improvviso senza spezzarsi. Nel nostro caso è la "capacità di una persona di conservare la propria integrità e il proprio scopo fondamentale di fronte ad una drastica modificazione delle circostanze" (Andrew Zolli, "Resilienza- La scienza di adattarsi ai cambiamenti").

Premesso quanto sopra, approfondiamo l'argomento Resilienza con il brano che segue:
"....Prendiamo due cinquantenni qualsiasi, due laureati, licenziati dalle proprie aziende. Entrambi è logico che vadano in tilt. Ma per uno il malumore e l'ansia sono transitorie: "Non è colpa mia, è l'economia che sta attraversando un brutto periodo. Sono bravo in quello che faccio, avrò un'altra occasione". Aggiorna il proprio curriculum e si da da fare per procurarsi nuovi incontri. Ricalibra i propri obiettivi, e alla fine ce la fa. Il secondo reagisce in modo diverso: "Ho cinquant'anni. Con la crisi che c'è nessuno mi assumerà mai".E' torna a vivere con i genitori. Perchè uno crolla mentre l'altro riesce a riprendersi?
Maria Elena Magrin, docente in Bicocca a Milano e da anni studiosa di resilienza, spiega che "ciascuno di noi ha un proprio bagaglio di resilienza. Solo che in alcuni è decisamente più pesante, non perchè siano persone superficiali o ingenue, ma perchè sanno vedere le crisi come sfide da superare non come problemi insormontabili e accettano che il cambiamento sia parte della vita non un disastro.. Atteggiamenti mentali che è possibile imparare. "Stiamo assistendo alla disfatta di tante idee con cui siamo cresciuti - riprende Magrin.

Molti di noi stanno bene quando hanno tutto sotto controllo, in famiglia, come nel lavoro. Per riuscire a mantenere questo stato, continuano ad aumentare le proprie competenze". Ma ora non basta più: dopo 10 anni di lezioni e viaggi all'estero, quando finalmente abbiamo imparato l'inglese, e il cinese, o l'arabo, la nuova lingua da conoscere. "Oggi non sai cosa ti servirà, manca un luogo di stabilità su cui costruire il controllo. La domanda è: posso in questa mia instabilità costante perseguire l'obiettivo di una vita soddisfacente?" I resilienti rispondono si."
(brano tratto dall'articolo di Daniela Monti, pubblicato sul Corriere della Sera del 4 ottobre 2014).

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