Chi difende la professionalità dei docenti?
Data: Venerdì, 26 settembre 2014 ore 08:30:00 CEST Argomento: Opinioni
L'assenza
di un rigoroso linguaggio comune è all'origine sia della
crisi della scuola, sia del mancato riconoscimento del lavoro e delle
responsabilità dei docenti. La sollecitazione rivolta ai partecipanti
alla consultazione popolare sul documento programmatico LA BUONA
SCUOLA fornisce un eloquente esempio.
Nella stanza "Servizio civile per la buona scuola" si stimola il
dibattito proponendo di "Aprire la scuola .. per sostenere la sua
missione educativa". Logica vorrebbe che l'accezione "educazione"
derivasse dalla legge, ma così non è. Il termine/concetto, che
costituisce la finalità del sistema scolastico, è utilizzato come si fa
in famiglia, ascientificamente: il campo del problema risulta
indeterminato, confuso.
Si cade nel mondo dell'assurdo leggendo la proposta in conformità al
senso attribuito a "educazione" dal legislatore: il contenuto del
termine è "sviluppo di capacità", da promuovere elaborando "i criteri
generali della programmazione educativa" e "curando la programmazione
dell'azione educativa".
L'educazione è l'essenza, il fondamento, l'origine della
professionalità dei docenti.
Traslando in campo ospedaliero la proposta "Aprire la scuola .. per
sostenere la sua missione educativa" si può constatare la
mortificazione inflitta alla professionalità dei docenti: chi
proporrebbe di "mobilitare persone e competenze esterne al servizio"
per migliorare l'attività della sala operatoria?
Una situazione sconcertante che consegue all'inadeguata
concezione del servizio scolastico che traspare dal documento
governativo: disarticolato, finalizzato alla trasmissione delle
conoscenze delle singole discipline, contrapposta alla visione
sistemica veicolata dalla legge [CFR in rete "Il divide et impera
può far crescere il paese?"].
Una divaricazione che ostacola la valorizzazione dell'attività dei
docenti che, operando su campo di lavoro non definito e con un mandato
con oggetto imprecisato, vivono nell'indeterminatezza e nell'ansietà.
Enrico Maranzana
zanarico@yahoo.it
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