La cultura delle sperimentazioni e le catene delle formalità. Pensando al Liceo dei quattro anni
Data: Domenica, 21 settembre 2014 ore 08:00:00 CEST Argomento: Redazione
La notizia
diffusa con grande enfasi della sentenza del TAR, che ha bloccato la
sperimentazione del Liceo di quattro anni a seguito del ricorso della
Flc Cgil, "luccicante bandierina sindacale", consente di fare
un'attenta riflessione sulla scuola oggi. Si proclama il merito, si
esalta l'innovazione, si auspicano miglioramenti e nello stesso tempo
si decide che "nulla dovrà cambiare". La motivazione della sentenza che
il decreto di autorizzazione della sperimentazione è bloccato perché
manca il parere del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione,
organo abolito dal 2013, è indicativa sul come la burocrazia delle
formalità prevale, quando conviene, sull'efficienza e sulla qualità dei
servizi.
Il CNP è stato sostituito dal Cspi che però deve ancora essere eletto,
quindi la scuola è condannata all'immobilismo.
Il Ministero ha, infatti, risposto che «In attesa della ricostituzione
dell'organo collegiale nazionale, il parere non è dovuto».
I giudici amministrativi hanno ritenuto inoltre che la differenziazione
del percorso scolastico in quattro anni, costituisse una disparità di
trattamento nei confronti degli altri studenti che conseguito il
diploma dopo cinque anni di scuola superiore.
Questa preoccupazione non corrisponde e contrasta i principi della
sperimentazione che ha come destinatari soltanto alcune scuole ed un
gruppo di studenti, che aderiscono alla sperimentazione, formalizzando
una specifica opzione, così come ha affermato la preside Nadia Cattaneo
dell'Istituto tecnico economico Enrico Tosi di Busto Arsizio. "Si
tratta di percorsi sperimentali, che si diversificano da quelli
ordinari e pertanto non c'è disparità di trattamento».
Avendo seguito le diverse sperimentazioni , tempo prolungato, seconda
lingua, progetto Brocca, ci si rende conto che la scuola da ciò ne ha
ricevuto soltanto vantaggi e nel tempo anche incremento di personale.
Leggere in maniera riduttiva e parziale il progetto del Liceo dei
quattro anni unicamente come riduzione di posti e risparmio della spesa
pubblica, è una visione mortificante delle intenzionalità educative che
tendono a valorizzare il merito.
Appaiono inoltre indicative le dichiarazioni contrastanti del
segretario della FLC Mimmo Pantaleo che afferma: "L'obiettivo vero è
ridurre un anno i percorsi di studio per tagliare organici e risorse
alle scuole", e la risposta testimoniale del preside del liceo
internazionale San Carlo di Milano, don Aldo Geranzani, il quale ha
guidato e attuato nel concreto il progetto: «Il timore dei sindacati è
la diminuzione dei posti di lavoro ma non è così. Da noi c'è stata una
riorganizzazione ma abbiamo confermato lo stesso numero di posti. Con
una didattica nuova si liberano risorse per lavorare meglio».
E' chiaro che il Progetto che occorrerebbe una modifica generale
dell'impianto del curricolo e una rinnovata metodologia didattica, come
si legge nella nota del Ceripnews, ma se non si sperimenta e non si
verificano i passaggi, tutto ciò non si avvererà mai e quindi ... si
rimane immobili, consapevoli che "Non progredi, regredi est".
"Liberare risorse e lavorare meglio" è una formula che forse non
corrisponde alle indicazioni del sindacato , ma dovrebbe essere, invece
, la carta vincente per il progresso e lo sviluppo della scuola.
Nel progetto elaborato per il Liceo Don Bosco di Catania, (presentato e
in attesa di autorizzazione) si era, infatti, ipotizzata una classe di
alunni motivati con solide basi d'istruzione e quindi pronti a saper
gestire il programma contratto dei cinque anni di liceo, che diventava
"speciale" e "di eccellenza". in quanto venivano consolidate le
basi di cultura umanistica: latino e greco e si potenziava la
matematica con i programmi del liceo scientifico e lo studio delle
lingue nella direzione di una competenza linguistica-comunicativa e non
soltanto "scolastica".
In effetti, si ponevano le basi per un liceo unitario, capace di
favorire e sostenere uno studio universitario ben fondato su solide
competenze e conoscenze.
Ridurre di un anno il percorso scolastico e consentire agli studenti di
conseguire la laurea nei
tempi dovuti, è certamente un investimento sociale e culturale, in
risposta alla miriade di studenti fuori corso che allungano gli anni di
parcheggio all'università. Questo è certamente un positivo risparmio ed
in questa logica il percorso dovrebbe essere agevolato, anziché
ostacolato.
Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it
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