Illegittimi i licei 'brevi'. Ma la sperimentazione è già iniziata
Data: Sabato, 20 settembre 2014 ore 08:30:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


I licei "brevi" lanciati dall'ex ministro Maria Chiara Carrozza sono illegittimi. Lo ha stabilito la terza sezione bis del Tar Lazio che lo scorso 16 settembre si è pronunciata su un ricorso presentato dalla Flc Cgil nei mesi scorsi. Nel 2013, il ministro Carrozza autorizza quattro scuole statali - il Liceo ginnasio statale Quinto Orazio Flacco di Bari, l'istituto superiore Ettore Maiorana di Brindisi, l'istituto tecnico economico Enrico Tosi di Busto Arsizio e l'istituto superiore Carlo Anti di Verona - a sperimentare l'abbreviazione il percorso scolastico da cinque a quattro anni.

In precedenza, altri tre istituti paritari avevano ottenuto l'ok dal ministero per abbreviare il liceo: il collegio San Carlo di Milano, il Guido Carli di Brescia e l'istituto Olga Fiorini di Busto Arsizio. La sperimentazione nelle scuole statali è partita a settembre, ma adesso arriva il parere dei giudici amministrativi che annullano i decreti - 902 e 904 relativi alle sole scuole statali - con i quali viale Trastevere ha accolto le richieste dell'innovazione didattica che intenderebbe avvicinare l'Italia a quei paesi europei in cui la scuola superiore dura 4 anni. Il collegio presieduto da Pierina Biancofiore accoglie i rilievi opposti dalla Flc Cgil.

Sono tre, secondo il sindacato di via Leopoldo Serra, i rilievi del Tar: "è stato riconosciuta la illegittimità formale dei provvedimenti adottati, in assenza del prescritto parere del Cnpi", "tale assenza ha fatto sì che i decreti non fossero motivati sotto il profilo della necessità della riduzione di un anno della durata dell'anno legale di studi, anche con riferimento al DPR 275/99 sull'autonomia scolastica" ed "è stato ritenuto fondato il timore rappresentato dalla Flc di una evidente disparità di trattamento con coloro che effettuano il corso di studi quinquennale, come si è verificato in occasione di altre sperimentazioni".

Il Cnpi (il Consiglio nazionale della pubblica istruzione) venne abolito a partire dal primo gennaio 2013. Ma, secondo il Testo unico sulla scuola, per avviare una sperimentazione come quella di ridurre di un anno il percorso della secondaria di secondo grado occorre richiedere il parere al Cnpi. Un vuoto normativo che il governo Renzi avrebbe voluto sanare con un emendamento al decreto-legge sulla Pubblica amministrazione che abolisce il Cnpi, facendo salvi tutti i provvedimenti emanati anche in assenza del prescritto parere.

Provvedimento che al posto del più importante organo collegiale della scuola italiana introduce il Cspi - il Consiglio superiore della pubblica istruzione - che deve essere elettro entro il 31 dicembre 2014. Ma i giudici del Tar non hanno voluto sentire ragioni condannando ugualmente il ministero e annullando i decreti sui quattro licei brevi statali.

Il Miur ha annunciato che farà ricorso al Consiglio di Stato. "Il decreto legge 90 del 2014 spiega che il parere del Consiglio nazionale della pubblica istruzione non è dovuto", dicono al ministero dell'Istruzione, "dal 1999 le scuole possono attivare progetti innovativi che incidono sulla durata degli ordinamenti. Nessuna disparità di trattamento, i percorsi sperimentali vanno avanti".

Salvo Intravaia - Repubblica.it





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