Il mio giorno speciale dopo 25 anni da precario
Data: Mercoledì, 17 settembre 2014 ore 08:30:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Questa mattina inizierà il nuovo anno scolastico. Sarà un'esperienza importante per tanti bambini e ragazzi. Per molti sarà il mitico primo giorno di scuola, carico di emozioni, di entusiasmo e di angoscia. Per tanti altri, per i quali l'esperienza si ripete da anni, si rinnoverà ancora una volta il gusto della novità, della speranza, del giorno speciale.

Il turbinio di emozioni investe anche i maestri e i professori. Tra i banchi ritroveranno i propri alunni lasciati pochi mesi prima, tutti cresciuti e cambiati, e i nuovi allievi che rinvigoriranno il lavoro dei mesi a seguire. Tra loro c'è un esercito di prof che hanno appena festeggiato la conquista di un contratto di lavoro annuale che consentirà loro di dire e di dirsi, ancora per altri dieci mesi: "Sono un insegnante". In attesa che arrivi il 30 giugno, con il licenziamento programmato e con l'autoconsegna al Centro per l'impiego. Fino al nuovo contratto che arriverà, puntualmente, a ridosso del successivo anno scolastico.

Per me oggi sarà un giorno speciale. Questa mattina sarebbe stata la mia ventiseiesima volta consecutiva a dover iniziare l'anno scolastico con il titolo di docente precario annuale. Ma sono diventato professore di ruolo alle ore 13 del 29 agosto. Ironia della sorte, a farmi firmare il contratto definitivo è stata una funzionaria nata nel mio stesso paesino calabrese, e se penso che la mia prima maestra della scuola dell'infanzia in Calabria, nei primi anni 60, fu Mariangela Tosi, arrivata da Formigine dieci anni prima, la prima immigrata modenese in Calabria, allora penso a un confortante disegno ultraterreno.

Ma è difficile da confortare la ferita dell'anima lasciata aperta per 25 anni. Per ora, nell'apprestarmi ad assaporare le suggestioni della prima campanella che sentirò finalmente come la campanella della Mia Scuola, non posso non pensare ai miei tanti, tantissimi colleghi e compagni di sventura che attendono da dieci, da venti, da trent'anni, di diventare insegnanti di ruolo.

Era il 9 ottobre del 1989 quando iniziai il primo anno di insegnamento di Diritto, Economia Politica e Scienza delle Finanze all'Itc Luosi di Mirandola. Città rimastami nel cuore e che continuai per anni a scegliere come sede di lavoro, nonostante la disponibilità di posti sotto casa, qui a Modena, perché a Mirandola c'erano i miei alunni e il lavoro iniziato non si poteva interrompere. Poiché è proprio questa la lesione più grande, quella che brucia di più sulla pelle degli insegnanti titolari di contratti annuali: il non essere mai sicuri di poter rispondere di sì agli alunni che chiedono: prof, sarà con noi il prossimo anno?

Un mese dopo, il 9 novembre, sarebbe crollato il Muro di Berlino. Quanti fatti sono successi, anche a scuola, in questo memorabile quarto di secolo, assieme ai miei concorsi superati? Tanti, ma proprio tanti. A migliaia di precari è stato e continua a essere affidato il compito di coordinare classi, redigere verbali, organizzare gite e visite d'istruzione. Molti di loro sono nominati quali referenti nei progetti di alternanza scuola e lavoro e come responsabili del coordinamento dei docenti di sostegno per gli alunni disabili. Hanno l'incarico di gestire le problematiche connesse all'inserimento tumultuoso, conflittuale e pur sempre affascinante degli alunni stranieri. È imposto loro di fare da tutor ai docenti praticanti delle scuole e di rivestire già da primavera di ogni anno la carica di commissario agli esami di Stato di giugno.

Io come tanti colleghi precari ho coordinato insegnanti di ruolo nei consigli di classe. Dunque, nessuna esigenza transitoria che, sola, giustificherebbe sul piano normativo il ricorso ai contratti a termine, alla "supplentite", scoperta ora anche dal nostro premier. Insomma, nessuna differenza. Se non quella relativa alla discriminazione sul piano dei diritti e della retribuzione. Lo stipendio sarebbe stato e sarebbe oggi ben più sostanzioso se lo Stato non avesse fatto ricorso, con me e con migliaia di altri colleghi, alla reiterazione scriteriata di contratti a termine con lo scopo di lucrare sul mancato aumento di stipendio. Quanti mutui e prestiti negati?

Ma un urlo interiore mi spinge un giorno a studiare la normativa nazionale e comunitaria che regola il cervellotico sistema di reclutamento dei docenti. Al termine dello studio, è il 2010, pubblico un libro inchiesta dal titolo "Una vita da supplente. Lo sfruttamento del lavoro precario nella scuola pubblica italiana", poi trascino il Ministero in Tribunale per vedere risarciti i danni da reiterazione dei contratti e ricostruita la carriera con effetto retroattivo. Alla vittoria in giudizio, poi appellata dal Ministero (inutilmente, visto che nelle Linee guida sulla scuola firmate da Renzi confessa gli errori compiuti in questi decenni annunciando la propria imminente soccombenza nel processo davanti alla Corte di Giustizia Ue) fa seguito il ruolo da graduatoria e oggi la notizia che il libro ha contribuito all'imminente vittoria a Lussemburgo. Ciò che costringerà il ministero ad assumere in ruolo almeno 150.000 insegnanti precari. Ai quali da anni le famiglie consegnano con fiducia ben riposta i propri figli al trillare della prima campanella.

Sì, oggi entrerò a scuola dalla porta principale. What a wonderful day...

Vincenzo Brancatisano
vi.bra@fastwebnet.it

Docente e scrittore autore del libro "Una vita da supplente"





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