Il progetto ''Nie wieder krieg'' rivela la storia del monumento ai caduti di Augusta
Data: Domenica, 14 settembre 2014 ore 08:00:00 CEST
Argomento: Redazione


Il Monumento ai caduti di Augusta - sia detto senza offendere la memoria dei soldati deceduti - arretra come il gambero: collocato all'ingresso del giardino comunale quando fu inaugurato (1924), con il passare del tempo è indietreggiato lasciando posto a un ampio spazio centrale destinato a spettacoli. Situato ora al margine della villa, questo monumento incarna il destino del suo ideatore - lo scultore siciliano Turillo Sindoni -, retrocesso pian piano nell'anonimato, benché negli anni Venti fosse noto per aver creato decine di Monumenti ai caduti in ogni parte d'Italia, dal Piave al Salento, dalla Maremma alla Sicilia, dove firma quelli di Augusta, Ragusa, Vittoria, Collesano. Turillo Sindoni fu una star della scultura. Nacque a Barcellona Pozzo di Gotto il 24 dicembre 1870. (fonte: Giancarlo Molinari).  Morì a Roma nel 1940. La sua carriera fu illustrata dal popolare settimanale "La Domenica del Corriere", che dal 1919 pubblicò le foto dei monumenti che egli andava realizzando. Tra le sue sculture, sparse ai quattro angoli del globo, vanno citate quelle di New York (1925) e, nello stesso anno, a Calcutta ("L'Apoteosi indiana" in memoria degli indiani caduti in Francia), Nicaragua ("Mi vendicherò", 1926), Svizzera (busto di Ruggero Leoncavallo, 1927), Montevideo ("Il Pensatore") e il ritratto di Guglielmo Marconi a New York. Appartenente al bel mondo, Sindoni fu molto vicino agli apparati di potere. Lavorò per i Savoia e, su incarico della regina Margherita, eseguì una Santa Agnese per il palazzo del Quirinale. Nel suo studio della capitale, in Via del Babuino, realizzò statue destinate a ben sei dicasteri; il bronzo esposto nell'allora Ministero della Guerra piacque molto e una copia fu donata, nel 1937, da Mussolini a Hitler, che si congratulò con lo scultore. Sindoni, al riguardo, teneva a precisare: «Io sono artista, e non fascista, né comunista, né socialista. Sono rispettato da tutti per il mio carattere strafottente ed indipendente».
Eliana Pergolizzi e Antonello Negri hanno delucidato lo stile celebrativo di tanta parte della produzione di Sindoni, il quale, in genere, prediligeva raffigurare immagini simboliche come Vittorie alate o nudi virili dalla muscolatura atletica, in linea con l'ufficialità retorica dell'arte di regime. Nelle sculture commemorative, usava anche effigiare un semplice soldato che, innalzato a figura simbolica, diveniva esempio di valore civile e morale. Proprio la statua di un militare a figura intera, che si erge su di un piedistallo, costituisce il soggetto principale del Monumento ai caduti di Augusta, realizzato quando Turillo Sindoni era all'apice della sua notorietà, ma in cerca di nuove occasioni per farsi conoscere dal pubblico. Lo scultore siciliano progettò l'opera su incarico del sindaco, Luigi Tumscitz, forse su segnalazione del senatore e scienziato augustano Orso Maria Corbino.
Il consigliere comunale Salomone si oppose, perplesso sull'assegnazione nominale e senza ricorso a bando. La documentazione dell'archivio municipale - consultata nell'ambito del progetto "Nie wieder Krieg" (Mai più guerra), promosso da Palazzo Beltrani (istituzione culturale del Comune di Trani) - mostra tutto l'iter seguito ad Augusta per la realizzazione del monumento in ricordo dei concittadini morti nella guerra 1915-1918: dalla sottoscrizione, lanciata nel maggio 1922 dal "Comitato Pro Monumento ai Caduti di Augusta", per raccogliere la cifra necessaria, alle missive, "vibranti di sentimento patriottico", scritte o ricevute dagli emigrati augustani all'estero (Francia, Argentina, Stati Uniti), che chiedevano ragguagli al sindaco sullo stato di avanzamento dei lavori, sino all'inaugurazione del monumento, nel maggio 1924. La documentazione archivistica, oltre a testimoniare il culto dei caduti tra memoria collettiva e lutto privato (indicativo, al riguardo, l'arrivo ad Augusta, nel 1923, della salma del sottotenente Pignataro), rivelano aspetti della vita politica, locale e nazionale, con la massiccia emigrazione di augustani all'estero; pertanto, compaiono gli elenchi nominativi di centinaia di cittadini che avevamo tentato la fortuna andando fuori Italia: un nome per tutti, quello di Giuseppe Arena, residente al n° 8771 al 21 Avenue di Brooklyn, rappresentativo della colonia di augustani a New York, che contribuì alle spese per la costruzione del monumento realizzato da Turillo Sindoni.

Francesca M. Lo Faro - La Sicilia





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