La Buona Scuola? Per chi? Piu’ che un Patto sulla Scuola, questo di Renzi e del suo governo si presenta come un ricatto alla scuola
Data: Venerdì, 12 settembre 2014 ore 07:15:00 CEST Argomento: Comunicati
Un (nemmeno
tanto) sottile scambio assunzioni-tutele, un abominevole e sbilanciato
baratto tra posti di lavoro per alcuni (non per tutti) e cessione (a
prezzo scontato) della scuola alle moderne logiche neoliberiste, fatte
di meritocrazia fuori controllo, diritti un tempo inattaccabili ed
universali ora da guadagnarsi sul campo, aziendalizzazione della scuola
con ingresso dei privati, svilimento della professionalità
dell’insegnante a vantaggio della sua fantomatica produttività.
Questa riforma tutta parole, demagogia e propaganda, sottende un
obiettivo nascosto all’uomo della strada, ma chiarissimo per chi la
scuola la vive dal di dentro: la destrutturazione (forse) definitiva,
iniziata un paio di decenni fa, del concetto di scuola pubblica, un
luogo dove si fa(ceva) cultura, la si offre (offriva) gratis a tutti,
senza altro interesse che quello della crescita umana e sociale del
giovane futuro cittadino consapevole, crescita avulsa e non veicolata
da concetti prettamente ad interesse privatistico quali il controllo,
il merito, la produttività, il pareggio di bilancio. La nostra
costituzione parla chiaro: la scuola non puo’ essere trattata come
un’azienda.
Non possono e non devono essere soddisfatti, pertanto, i 150mila
precari storici che si vedranno stabilizzati tra alcuni mesi, non
possono perché la loro sarà un’assunzione condizionata all’accettazione
di un radicale abbassamento dell’asticella dei diritti per loro e per
tutto il mondo della scuola, condizionata per di più all’eliminazione
di altre categorie di precari meno fortunati, agnelli sacrificali per
l’espiazione della supplentite. Un ricatto, tutto questo, immorale in
quanto attuato sulla pelle di chi (mediamente non più giovani),
sissini, vincitori di vari concorsi, la stabilizzazione la
attende da anni e da anni come precario porta avanti la scuola
italiana. Una stabilizzazione annunciata, inoltre, a poche settimane
dalla sentenza della Corte Europea che avrebbe potuto comunque
obbligare l’Italia a questa stabilizzazione di massa, una
stabilizzazione, però, senza ricatto.
Non possono e non devono essere soddisfatti e tranquilli i docenti già
di ruolo perché l’asticella dei diritti scenderà anche per loro,
inglobati in un mare magnum di meritocrazia personalizzabile dal
Dirigente, di servilismo abietto, di stipendi bloccati per legge per un
terzo del corpo docente e vincolati a chissà quale produttività,
misurata a crediti chissà con quali parametri, ed inserita in una
scheda valutativa personale alla stregua delle logiche delle grandi
multinazionali private, mirabolanti “esempi etici”, tra i principali
responsabili della disoccupazione galoppante, del dumping sociale e
della guerra tra poveri.
Che ne sarà del quotidiano, impegnativo, lento, disinteressato lavoro
fatto di pratiche ed attenzioni personalizzate alla classe ed al
singolo alunno e pertanto del tutto impossibile da misurare?
Non possono essere contenti i precari “altri”, gli abilitati Tfa I e II
ciclo,in tutto circa 35mila, e gli abilitati Pas, 70mila, i globuli
bianchi della supplentite, quarantenni tutti estromessi con un video
alla nazione dalla scuola e dal mondo del lavoro. I primi, precari
abilitati da una severa e filtrante procedura d’ammissione, vittime
delle mancate promesse di un futuro da supplenti qualificati e, in
prospettiva, di stabilizzati, i secondi, abilitati dimostrando di saper
insegnare dopo averlo fatto in anni di professionale servizio in giro
per le province della penisola, vittime del classico lancio del secchio
dell’acqua sporca col bambino dentro.
Non possono essere contenti gli studenti e le loro famiglie, condannati
ad un modello americano di scuola ed università tutto risposta multipla
e valutazione incrociata alunno-insegnante-scuola, qualità per pochi
eletti e sponsor nei corridoi.
Fuggire definitivamente dalle logiche del divide et impera
neoliberista, della trappola della lotta tra classi, ma unire le lotte
è ora quanto mai indispensabile per la salvaguardia della scuola
pubblica e libera, per bloccare questa riforma e le sue conseguenze e
proporre un piano alternativo, ma equo e giusto, di stabilizzazione
diretta (senza concorsi) di TUTTI i precari, senza ricatti e
destrutturazione delle tutele, che comprenda, oltre i 150mila precari
delle Gae, un piano pluriennale successivo per l’assunzione di tutti
gli abilitati Tfa e Pas, la progressiva normalizzazione delle
conseguenze nefaste delle miriadi di stratificazioni normative sul
reclutamento dei docenti, il rispetto dei diritti e della dignità di
tutti i lavoratori della scuola e, di conseguenza, di tutta la scuola.
Al RICATTO ALLA SCUOLA ci opponiamo col
RISCATTO DELLA SCUOLA!
Incontriamoci tutte e tutti, insegnati di ruolo, precari delle Gae,
precari abilitati Tfa e Pas, ATA, studenti medi ed universitari,
famiglie, in
ASSEMBLEA PUBBLICA sotto la sede dell’ ATP di Via Pianciani,
lunedì 15 settembre alle ore 15
Coordinamento Precari Scuola Roma
Precari Uniti contro i Tagli
Coordinamento nazionale docenti abilitati Tfa
Coordinamento abilitati Pas
Mida precari
Laureati Scienze della Formazione Primaria
Diplomati Magistrali
movimentoinsegnantiprecari@gmail.com
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