Quindicimila bidelli precari, «ma la riforma non parla di noi»
Data: Lunedì, 08 settembre 2014 ore 07:15:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
Gli Ata (ausiliari tecnico-amministrativi), non vengono nominati dal
piano scuola di Renzi: eppure ci sono 10 mila precari e 5 mila posti
aggiuntivi senza certezze
Ripartizione posti ATA sull'organico di fatto 2013/2014 per tipologia
di Istituto
Assistenti
Amministrativi
Assistenti Tecnici
Collaboratori scolastici
Direzioni
didattiche
2853
0
9984
Istituti
Comprensivi
24186
0
81674
Scuole
Medie
1124
0
2989
Ist. Istituzione
superiore
10105
9267
20260
Altri istituti
superiori
10330
7027
21113
Totale
48598
16294
136020
Sono 15 mila, aspettano in media dieci anni prima di raggiungere
l’agognato ruolo, e ogni settembre sono legati alla girandola delle
graduatorie e dei punteggi, nella speranza di veder salire la propria
posizione. Eppure di loro la riforma della scuola presentata da Renzi
non parla:sono i precari degli Ata, brutto acronimo per definire gli
ausiliari tecnico-amministrativi, ovvero quell’esercito di oltre 205
mila (dati Cgil 2014-2015) tra impiegati, collaboratori scolastici,
bidelli, che permettono ogni anno alle scuole di funzionare. «Sono
fondamentali per migliorare l’offerta formativa, eppure sono stati
completamente dimenticati», criticano in coro i sindacati Cgil, Cisl e
Uil. «La battaglia continua, ci sono 12 mila Ata da assumere», incalza
l’Anief. Ma, mentre il dibattito sulle posizioni degli insegnanti ormai
impera, quello sugli Ata langue. E pochi sanno cosa c’è dietro le loro
faticose e dignitosissime carriere.
Il sogno di uno stipendio da 900 euro
Gli assistenti amministrativi sono 47.987: sono tutti quegli impiegati
che si occupano della predisposizione, istruzione e redazione degli
atti amministrativi e contabili della scuola. Gli assistenti tecnici
sono 16.153, attualmente, e sono tutte quelle persone che si occupano
della conduzione tecnica dei laboratori, officine e reparti di
lavorazione, garantendone l’efficienza e la funzionalità, oltre a
provvedere e a preparare i materiali e gli strumenti per le
esercitazioni didattiche. Gli amministrativi e i tecnici,
obbligatoriamente diplomati, percepiscono uno stipendio che parte dai
1500 euro lordi al mese per arrivare, a fine carriera, dopo 35 anni, a
1900 euro, sempre lordi. I collaboratori scolastici, i più numerosi e
noti, sono più banalmente i bidelli, che devono ormai essere in
possesso del diploma oppure della licenza di scuola media affiancata da
una qualifica triennale specifica: si occupano di accogliere e vigilare
gli alunni, assistere i più piccoli nei pasti, accompagnarli ai bagni,
provvedere alla loro igiene personale, prestare assistenza agli alunni
diversamente abili: sono 131.997, un esercito di angeli custodi senza
cui molti istituti ogni giorno non potrebbero aprire i battenti, ma che
guadagnano circa 1300 euro lordi al mese, 900 netti, e solo a fine
carriera arrivano a prenderne 1700, sempre lordi. Infine, ci sono poco
più di 8 mila direttori, gli ex segretari generali delle scuole, quei
«fortunati» che dopo una laurea e un concorso selettivo possono ambire
ad uno stipendio lordo che parte dai 2200 per arrivare, dopo 35 anni,
ai 2800 euro, ma che spesso si ritrovano ad assumere incarichi
molteplici e delicatissimi di gestione dell’istituto.
L’attesa fino a 12 anni
Dove si comincia per diventare Ata? Dalle graduatorie di istituto, che
vengono «aperte» periodicamente dal Miur (la prossima finestra si
aprirà a fine settembre). Gli interessati possono presentare la
domanda, avendo i titoli giusti, a 30 scuole diverse. Poi restano in
attesa della prima supplenza affidata dal preside: di incarico
temporaneo in incarico temporaneo, cercano di arrivare ai 24 mesi
complessivi di lavoro, per passare nelle graduatorie permanenti.In
genere non ci riescono prima dei tre anni di servizio (discontinuo):
una volta in quella posizione, aspettano le chiamate dell’ufficio
scolastico provinciale, che affiderà loro un incarico annuale, fino al
momento di ricevere l’immissione in ruolo. In genere passano almeno 7-8
anni, almeno nelle regioni del Nord, dove le graduatorie sono esaurite
più in fretta (vedi il caso Piacenza, graduatorie esaurite e quindi
molti posti disponibili). Ma ci sono picchi di 12-13 anni, e alcuni
casi esemplari di mancata assunzione anche dopo tanti anni, soprattutto
al Sud, dove i lavoratori socialmente utili hanno sempre fatto
«concorrenza sleale» ai bidelli. Attualmente sono 10.121 gli Ata nelle
liste d’attesa, ma ci sono altri 4824 «posti aggiuntivi autorizzati»,
ovvero posti aggiuntivi sull’organico di fatto, che servono a coprire
esigenze stabili e incontenibili in particolari situazioni di disagio.
Questi posti vengono di solito attribuiti con ritardo rispetto all’anno
scolastico, generando spirali di ansia nei precari in attesa e problemi
nell’andamento del servizio scolastico, che a cascata si ripercuotono
su studenti e famiglie.
Il nodo dei docenti «inidonei»
Nella guerra tra poveri degli Ata ci sono i docenti inidonei: ovvero
quegli insegnanti che, non avendo più fisicamente la capacità di
insegnare (vedi i prof che hanno perso la voce a furia di decantare
poesie e spiegare teoremi) vengono spostati ad altra mansione. Dove?
Secondo le previsioni del Miur, dovevano andare a ricoprire proprio i
posti vacanti degli Ata, strappando quindi ben 3500 posti disponibili
ai collaboratori in attesa. Per ora l’ipotesi è scongiurata:al 31
dicembre 2013 sono stati solo 198 i docenti inidonei spostati, e gli
altri andranno a fare supporto alla didattica, alla prevenzione alla
dispersione scolastica, oppure per attività anche in reti di scuole. Se
non presenteranno istanza di transito, saranno spostati in un’altra
amministrazione della stessa provincia. Nel 2016 però la questione si
ripropone.
Valentina Santarpia
Corriere.it
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