La buona scuola di Renzi Cap 3.3 La buona governance
Data: Mercoledì, 03 settembre 2014 ore 18:15:23 CEST
Argomento: Comunicati


Una buona scuola ha bisogno di presidi selezionati con cura, che dimostrino di disporre al tempo stesso di esperienza diretta e approfondita dei processi educativi, ma anche delle competenze necessarie per gestire una organizzazione complessa.
Dobbiamo mettere la scuola nelle condizioni di cambiare rotta. Per farlo, il timoniere è essenziale: al dirigente scolastico va data la possibilità di organizzare meglio il lavoro all’interno della scuola, di guidare il piano di miglioramento, di concordare le sfide con il territorio e con gli altri attori sociali dell’area vasta che sostiene l’istituto.
II presidi sono oggi troppo spesso impegnati a decodificare le circolari ministeriali anziché occuparsi di coordinare la progettazione educativa, governare l’istituto con attenzione e interessarsi agli stimoli che provengono dall’esterno. I dirigenti hanno la titolarità delle relazioni sindacali, la rappresentanza legale, sono datori di lavoro e stazione appaltante. Sono responsabili di (quasi) tutto; ma non hanno nelle loro mani le leve di governo per assumere al meglio tali responsabilità. Perché ciò avvenga è necessario in primo luogo definire meglio il profilo professionale del dirigente scolastico, individuare meccanismi di reclutamento che assicurino la massima preparazione professionale e realizzare un sistema per la loro la valutazione. Abbiamo bisogno di garantire ad ogni scuola professionalità solide e competenti a cui affidare il cambiamento. Inoltre, pur mantenendo e rafforzando le indiscutibili competenze “gestionali” necessarie per promuovere l’efficienza di un’organizzazione complessa, serve puntare sullo sviluppo di competenze professionali. connesse alla promozione della didattica e della qualificazione dell’offerta formativa.
Il dirigente scolastico ha poi bisogno di una squadra intorno a lui, a partire dalla collaborazione stretta e produttiva del Direttore Servizi Generali e Amministrativi, suo braccio esecutivo per la parte di gestione contabile e sentinella del corretto e fluido funzionamento della macchina burocratica.
Reclutamento dei presidi: un nuovo corso - concorso della scuola nazionale dell´amministrazione. ora basta REGGENZE!
Una buona scuola ha bisogno di presidi selezionati con cura, che dimostrino di disporre al tempo stessa di esperienza diretta e approfondita dei processi educativi, ma anche delle competenze necessarie per gestire una organizzazione complessa. Per l’ultimo concorso, ci sono stati contenziosi e ricorsi in quasi metà delle regioni italiane; tanto che in quattro regioni si è arrivati all’annullamento delle graduatorie con un coinvolgimento del 30% dei candidati rispetto al numero complessivo dei posti banditi. Dopo anni in cui la selezione dei presidi è stata affidata a concorsi regionali che hanno mostrato tutti i loro limiti, è stato deciso di recente di prevedere che la selezione di chi sarà chiamato a guidare una scuola venga fatta tramite il corsoconcorso della Scuola Nazionale dell’Amministrazione, ossia dalla stessa istituzione che seleziona e forma tutti i dirigenti dello Stato. È una novità importante, dal momento che anche i presidi sono prima di tutto dirigenti. E il recente Decreto Legge 58/214 consentirà adesso di bandire il primo corsoconcorso entro la fine dell’anno, invece di dover aspettare l’assunzione dell’ultimo idoneo nell’ultima regione d’Italia, cosa che avrebbe richiesto diversi anni di mancata attuazione della nuova procedura, ritardando drammaticamente i tempi per dotare le scuole italiane dei presidi che ancora mancheranno all’appello, nonostante sia stata di recente ottenuta, per l’anno scolastico 2014-2015, la nomina in ruolo di 620 dirigenti scolastici, pari a circa il 60% di tutte le reggenze che si sarebbero altrimenti avute sui posti vacanti e disponibili (la percentuale scende infatti al 34% se consideriamo anche le reggenze dovute a scuole sottodimensionate e a posti solo disponibili ma non vacanti, ad es. perché il titolare è in aspettativa o comandato altrove).
Il corso-concorso è una novità che deve essere attuata con saggezza e lungimiranza, partendo dalla specificità dei compiti che i nuovi presidi saranno chiamati a svolgere, e quindi – sia per la selezione (concorso) che per la successiva formazione (corso) – che tenga conto di cosa vuol dire governare una scuola e sviluppare un progetto formativo.
Il design delle prove concorsuali, così come delle lezioni che i vincitori frequenteranno prima di entrare in servizio, sarà fatto a partire dall’esperienza di dirigenti scolastici e docenti, e non solo sulla base dell’esperienza dell’amministrazione centrale dello Stato.
La figura dell’ispettore (Dirigente Tecnico), ruolo fondamentale, va poi rafforzata, prevedendo che vi si potrà accedere da dirigente scolastico come sviluppo di carriera. Il meccanismo di reclutamento di questa figura avviene per chiamata su progetto e competenze documentabili; il sistema ha base nazionale, e prevede la valorizzazione della professionalità maturata in servizio e rilevabile anche attraverso la valutazione. Inoltre, ogni scuola potrà dotarsi di alcune figure di base reclutate attraverso un processo iper-semplificato (ad es. esperto di valutazione, esperto in Bisogni Educativi Speciali). Chiaramente, le scuole potranno condividere in rete queste diverse professionalità.
Per innescare processi di miglioramento e attrarre docenti entusiasti e motivati dalle prospettive di carriera è inoltre necessario stabilire un serio sistema di incentivi di natura reputazionale ma anche economica.
Una valutazione seria consente anche di fare in modo che i docenti con più energie e abilità si dedichino al rafforzamento della comunità scolastica e siano debitamente premiati. In questo processo, al docente “mentor” spetterà anzitutto la formazione tra pari e la supervisione sui tirocinanti (vedi Capitolo 1). Egli sarà anche membro dei nuclei di valutazione delle scuole.
La rinnovata definizione dei poteri e delle responsabilità del dirigente scolastico va bilanciata da un nuovo protagonismo dei docenti e da un maggiore coinvolgimento dei genitori, degli studenti e del territorio di riferimento.
La governance interna della scuola va ripensata: collegialità non può più essere sinonimo di immobilismo, di veto, di impossibilità di decidere alcunché. Vanno ridisegnati al meglio gli organi collegiali della scuola, distinguendo tra potere di indirizzo e potere di gestione. Il Consiglio dell’Istituzione scolastica diventerà il titolare dell’indirizzo generale e strategico dell’Istituzione; il Collegio docenti avrà l’esclusiva della programmazione didattica; e il Dirigente scolastico sarà pienamente responsabile della gestione generale (coadiuvato dal Direttore Servizi Generali e Amministrativi) e alla realizzazione del progetto di miglioramento definito sulla base della valutazione. Nel concreto, i nuovi organi di governo della scuola potrebbero essere:
    il consiglio dell’Istituzione scolastica;
    il dirigente scolastico;
    il consiglio dei docenti;
    il nucleo di valutazione.
Naturalmente, accanto a questi organi fondamentali, le scuole in autonomia promuoveranno altre forme di rappresentanza significativa per definire e qualificare una buona governance con attenzione alle proprie specificità.





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