Scuola, niente assunzioni Il governo promette un patto con le famiglie
Data: Martedì, 02 settembre 2014 ore 07:00:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
Renzi rinvia
la riforma al 3 settembre e avverte “C’è chi chiede di valutare il
lavoro dei docenti” - Mercoledì 3 settembre. C’è una nuova data segnata
in rosso sul calendario della riforma della scuola. Matteo Renzi lo ha
annunciato ieri, al termine della conferenza stampa sul consiglio dei
ministri. Sarà breve l’attesa per il mondo dei docenti, che aspettava
con ansia l’annuncio del «pacchetto» ed in particolare del piano di
assunzioni da 100mila posti di cui si è parlato negli scorsi giorni.
Anche se – ha tenuto a precisare il premier, forse freddando gli
entusiasmi – «la riforma non si articola sulla stabilizzazione dei
precari, è l’assunzione di un patto con le famiglie e gli insegnanti ».
E ha aggiunto: «C’è un’Italia che chiede di valutare il lavoro dei
docenti», aprendo all’ipotesi di un sistema di premialità che piace
poco ai sindacati. Quanto ai presunti dissapori col ministro Giannini,
anche qui Renzi ha smentito su tutta la linea: «Ho letto di litigi ma
non c’è stato nessun contrasto. Dopodiché non sempre condivido quello
che dice la Giannini, ma credo sia un fatto di sanità mentale». E
chissà se Renzi approva le novità in tema di università che ha in serbo
la Giannini. Parallelamente alla scuola, infatti, la titolare di viale
Trastevere lavora ad una vera e propria rivoluzione per la facoltà di
Medicina: l’abolizione dei test d’ingresso. L’ipotesi era stata
avanzata negli scorsi mesi ed è stata confermata mercoledì sera in un
incontro con la Conferenza dei rettori (Crui), nettamente contraria
alla proposta. L’idea del Miur è di eliminare lo sbarramento iniziale,
e spostarlo al termine del primo semestre o del primo anno di corso,
prendendo spunto dal modello francese. La perplessità maggiore delle
università riguarda l’invasione di studenti a cui sarebbero sottoposte.
Per farvi fronte, il Ministero ipotizza una riorganizzazione di tutti i
corsi riguardanti le professioni sanitarie (medicina, farmacia,
biotecnologia), in un unico tronco iniziale, con esami comuni. Anche su
questo punto, però, i rettori restano dubbiosi: «Ci vorrebbe una
revisione dei programmi radicale», spiega Roberto Lagalla,
vicepresidente della Conferenza e delegato alla Medicina. «Al massimo
si arriverebbe ad un bacino di 30mila studenti: più di tanti allo stato
attuale non potremmo ospitarne, proprio per una questione normativa.
C’è un rapporto minimo di studenti/docenti da rispettare». Mentre
all’ultimo concorso i candidati erano quasi 65mila. La Crui, dunque,
continua ad escludere «categoricamente» la possibilità di un accesso
libero nel rapporto di 1 a 1 (come ventilato dal Ministero).
L’obiettivo è quello di raggiungere un compromesso su una forma di
preselezione oltre la soglia dei 30mila posti complessivi. «La riunione
comunque è stata positiva», commenta Lagalla. «Siamo felici di vedere
disponibilità al dialogo. Anche noi siamo convinti della necessità di
rivedere profondamente il sistema attuale.Macerti cambiamenti vanno
ponderati bene». Nelle prossime settimane partiranno i tavoli di lavoro
congiunti. Punto fermo, comunque, la programmazione della professione
su base nazionale: non ci sarà una sovrapproduzione di medici; la
selezione potrà solo spostarsi in uscita (o nel corso degli studi). Il
Ministero vorrebbe la riforma pronta già per l’avvio del prossimo anno
accademico. Per cui, dunque, potrebbe non esserci alcun test d’ingresso.
Lorenzo Vendemiale
Lastampa.it
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