Abolizione supplenze”. Lo scenario per i docenti precari iscritti alle graduatorie
Data: Mercoledì, 27 agosto 2014 ore 08:15:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
"Il
governo vuole andare verso l'abolizione dell'attuale sistema delle
supplenze". Lo ha detto Stefania Giannini al Meeting di Rimini di Cl. E
il mondo della scuola è già in subbuglio, perché le parole della
Giannini aprono la porta a diversi, possibili scenari. Il ministro,
infatti, non ha aggiunto alcun dettaglio sul progetto del governo
Renzi. Ma ha parlato anche di modifica dei criteri dell'organico a
disposizione degli istituti. "Ragionare in termini di organico
funzionale e non di diritto è l'uovo di Colombo di cui nella scuola si
parla da tempo, anche se nessun governo è intervenuto. All'inizio della
scuola si sa già quante persone mancano", ha spiegato.
VERSO L'ORGANICO FUNZIONALE
- Stando a queste dichiarazioni, la chiave di volta della riforma
potrebbe essere appunto la differenza tra organico di diritto e
organico di fatto: il primo è quello che ogni estate viene assegnato
alle scuole in base al numero di classi previste e di alunni iscritti;
il secondo è quello che si rende necessario nel corso dell'anno per
l'effettivo funzionamento dell'istituto. La discrepanza potrebbe essere
colmata attraverso la creazione di un "organico funzionale": un numero
di docenti che viene assegnato alle scuole per coprire tutte le
evenienze e le attività "extra" (ad esempio potenziamento dell'offerta,
corsi di recupero), così da non dover ricorrere a incarichi assegnati
in maniera posticcia.
SUPPLENZE "INTERNE"
- È possibile pensare a varie forme per questi contingenti
supplementari: potrebbero essere assegnati per periodi di tempo
determinati, e magari non a singole scuole ma a reti di istituti. Di
certo garantirebbero più indipendenza alle strutture, dando vita a quel
progetto di "autonomia" già ipotizzato dal ministro all'inizio del suo
mandato. E comporterebbero l'assunzione immediata di un cospicuo numero
di precari: potrebbero essere fino a 100mila i beneficiari di un simile
provvedimento. A tanto ammonta la quota di posti vacanti nelle scuole
del Paese. Del resto c'è anche un procedimento presso la Corte di
giustizia europea contro lo Stato italiano, che potrebbe presto (già in
autunno) dare ragione ai ricorrenti e obbligare l'Italia ad assumere i
"precari storici". Matteo Renzi, dunque, comincerebbe a portarsi avanti
col lavoro.
QUALE FUTURO PER LE
GRADUATORIE D'ISTITUTO? - Resta da capire, però, quali siano i
piani del governo per le supplenze brevi. Attualmente gli incarichi
temporanei vengono distribuiti attraverso le cosiddette "Graduatorie
d'istituto" (Gi): lunghissime liste aggiornate ogni tre anni (l'ultima
volta proprio quest'estate), in cui sono iscritti circa 460mila docenti
di tutta Italia (che non possono aspirare a cattedre a tempo
indeterminato). Con la riforma progettata dal governo, le Gi avrebbero
ancora ragione d'esistere? Probabilmente sì, perché comunque c'è un
certo numero di ore da coprire nelle scuole, e i docenti di ruolo
(anche con l'aggiunta dell'organico funzionale) non basterebbero a
farlo.
La stabilizzazione, insomma, riguarderebbe sostanzialmente i precari
delle GaE (graduatorie a esaurimento) a cui ogni anno viene
impropriamente rinnovata una cattedra annuale che potrebbe essere
affidata a tempo indeterminato (i cosiddetti "posti vacanti"). Per gli
altri ci sarebbero comunque gli incarichi temporanei (al massimo
leggermente contratti da un'ottimizzazione del personale). Anche se le
parole del ministro Giannini ("abolire l'attuale sistema di supplenze")
lasciano ipotizzare una riforma di più ampia portata. Per questo
centinaia di migliaia di docenti guardano con diffidenza le mosse del
governo: in attesa dei concorsi che arrivano tardi e non bastano mai,
per loro le supplenze restano l'unica speranza di lavoro, per quanto
precario, nel settore pubblico. Le poche parole del ministro lasciano,
insomma, parecchia incertezza. E l'anno scolastico è ormai alle porte.
Pochi giorni e il governo Renzi dovrà necessariamente fare chiarezza.
Solo allora sarà possibile dire con certezza quale sarà l'assetto della
scuola pubblica per il nuovo anno e per quelli a venire.
Ilfattoquotidiano.it
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