“Scuole senza soldi, riapertura a rischio”
Data: Domenica, 10 agosto 2014 ore 08:15:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


L’allarme delle Province, colpite da tagli per 9 miliardi: non possiamo garantire la sicurezza e il riscaldamento delle aule Da Genova a Bari, tremila istituti senza i fondi necessari per la manutenzione. Banchi dagli sponsor e bidelli imbianchini - ROMA L’allarme apertura delle scuole, che dal 2012 a oggi è cresciuto ogni estate con un’intensità pari ai tagli subiti, nelle parole del presidente della Provincia di Bari si fa grido: «Il 17 settembre non riusciremo ad aprire i portoni dei nostri 138 istituti, ci manca tutto». Francesco Schittulli ha scritto al presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Ha scritto proprio così: «La ripresa delle lezioni potrebbe non essere garantita per questioni di sicurezza». Al suo bilancio mancano 43,5 milioni di euro, destinati alla manutenzione ordinaria e straordinaria: eliminazione delle architetture pericolose, acquisto degli arredi basilari.
Nello specifico, la Provincia di Bari sta chiedendo alla Regione Puglia 116 milioni di arretrati, ma non sono le partite di giro tra enti locali il nocciolo del problema. La questione è questa: tra il 2011 e il 2014 alle Province d’Italia sono stati sottratti 9 miliardi e 415 milioni, un miliardo e sette solo quest’anno. Altri 344 milioni di finanziamenti statali non più dovuti (lo dice la riforma Delrio, entrerà in vigore il 12 ottobre prossimo) toglieranno alle centosette Province l’ossigeno per sopravvivere. Le Province italiane non sono state abolite, solo fortemente depotenziate, e continuano ad avere in carico uno stock importante di scuole: 5.179 edifici che ospitano 3.226 secondarie. Continueranno in futuro, senza soldi. I presidi baresi rivelano che con i finanziamenti europei ormai si comprano le sedie per le aule, si realizzano i controsoffitti. I bidelli, in Puglia, sono diventati pittori per le imbiancature interne, elettricisti per l’installazione delle telecamere. Impalcature dimenticate da anni, finestre cadenti. Per i banchi rotti, spesso, ci si rivolge a sponsor privati.
Al liceo scientifico Scacchi, pieno centro, il dirigente ricorda come da due anni servano 800 sedie nuove: la Provincia ne ha promesse la metà, ha organizzato il bando e alla fine ha fatto sapere: «Ci chiudono, non possiamo più comprarvi le sedie».
Il presidente del Consiglio provinciale di Reggio Calabria, Antonio Eroi, ha detto ai colleghi rottamandi: «C’è il rischio concreto che a settembre le scuole medie e gli istituti superiori non possano aprire perché le amministrazioni provinciali non potranno fare i bilanci». Domenico Zinzi (Caserta) lo ha detto al ministro dell’Interno, Angelino Alfano, compagno di partito: le nostre cento scuole in queste condizioni non otterranno il certificato di agibilità.
Dipendenti e funzionari della Provincia di Biella — che nell’autunno 2012 ha già registrato un default — hanno srotolato striscioni al Giro d’Italia: «Siamo destinati a morte certa». Sessanta sindaci hanno chiesto un incontro con il governo: «Da ottobre non potremo avviare il riscaldamento
delle aule». Lo scorso inverno i ragazzi sono rimasti in classe con il cappotto, in una zona dove le temperature vanno sotto zero da novembre a febbraio. A Teramo — meno 14,2 milioni in due stagioni — la sottrazione del calore a scuola è una voce necessaria. Per la Provincia di Cuneo sono in arrivo altri tagli per cinque milioni e 300 mila euro: «Con questi ammanchi », assicura il commissario Giuseppe Rossetto, «non saremo in grado di far partire le scuole ». Si va verso il disavanzo, «anticamera del dissesto».
La Provincia di Milano ha trovato geniale l’idea genovese (ottanta strutture, otto milioni da risparmiare) di togliere il sabato alla settimana scolastica: gli studenti sono felici, ventidue presidi su 57 delle superiori hanno aderito, l’amministrazione ha accolto entusiasta la possibilità di risparmio. Lecco ha più volte sottolineato «la totale assenza » di risorse economiche: «Non abbiamo alcuna copertura finanziaria per qualsiasi gara d’appalto». Poi, a compromettere il prossimo avvio dell’anno scolastico, ci appalesano i soliti vuoti negli organici. Rivela la Cgil scuola della Toscana: «A settembre
104 istituti in regione saranno senza preside, 50 senza segretario, 2.706 cattedre saranno vacanti».
La situazione dovrà sbloccarsi entro luglio, dicevano i presidenti, «altrimenti saranno guai seri». Ad agosto si sta studiando la reintroduzione della tassa sui passi carrai. «Ci vuole l’apertura del patto di stabilità anche per noi, come si è fatto per i comuni, ci stiamo lavorando con il governo », dice il presidente dell’Unione province d’Italia, Alessandro Pastacci. «Le scuole, comunque, le dobbiamo far partire».

La Repubblica





Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-2486902.html